Smart City Index 2018 è la quarta edizione del Rapporto di EY che analizza e classifica 117 città capoluogo italiane secondo un modello di lettura della smartness basato sulla loro dotazione tecnologica e sulla misura della loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini.
Milano guida la classifica, seguita da Torino e Bologna, contornate da una serie di città metropolitane e di medie dimensioni caratterizzate da percorsi differenti ma comunque equilibrati e sostenuti da una visone strategica. Sul futuro, l’ombra della carenza di competenze.
Il modello di smart city proposto da EY con lo Smart City Index 2018 prevede quattro strati: l’infrastruttura, la sensoristica, che rappresenta la novità più recente, capace di generare grandi quantità di dati che il terzo strato, costituito dalla piattaforma di delivery, gestisce e mette a disposizione del quarto strato, quello delle applicazioni e dei servizi. “Il cuore della smart city sono i servizi – ha sottolineato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea. – Questi impattano anche sul Pil e sui posti di lavoro che non arrivano solo dall’industria e dal commercio ma anche dalla digitalizzazione delle città”. Secondo le analisi EY, dei 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro previsti nei prossimi 5 anni, il 40% riguarderà le città.
Figura 1 – Modello di smart city a 4 strati di EY – Fonte: Smart City Index 2018
La classifica del report aiuta dunque a indicare i percorsi vincenti delle città che hanno ottenuto i risultati migliori fra cui Milano, capace non solo di competere ma anche di fare meglio di molte città europee, come Barcellona e Monaco di Baviera. Nel confronto Milano si è aggiudicata la prima posizione per infrastrutture, connettività, servizi online, piattaforma di delivery e trasporti, grazie a una valutazione basata su identici parametri internazionali, oltre a quelli del Pon Metro, il fondo comunitario europeo che finanzia gli investimenti nelle città.
“Il successo di Milano non deriva solo dagli investimenti fatti ma anche dall’impulso di una domanda evoluta dei cittadini che deriva da un giusto mix nella composizione dei suoi abitanti anche in termini di età, grazie alla capacità di attrazione verso i giovani, con il contributo delle università più qualificate”, commenta l’Ad di EY.
Questa considerazione ci porta a evidenziare i tre ambiti aggiuntivi che completano il modello di lettura proposto dal Rapporto: smart citizen, vision e strategia, smart economy.
La presenza di cittadini smart si manifesta nella domanda di servizi evoluti, nella presenza di auto ecologiche, in consumi intelligenti di gas, energia e acqua, nel livello di inquinamento aria, di una produzione differenziata di rifiuti. Sul lato visione e strategia, l’amministrazione intelligente si caratterizza per le iniziative per l’edilizia e l’urbanistica, da piani per la Smart City e l’agenda digitale, iniziative ambientali, programmi internazionali, capacità economico-finanziaria e di comunicazione. Importante infine l’analisi dell’indotto generato in termini di Smart economy come spazi per il lavoro digitale (coworking, fablab, acceleratori, parchi scientifici), imprese innovative e inclusive, PMI e start-up.
Per fortuna Milano non è un caso isolato ma ci sono molte altre città italiane smart in Italia, secondo il modello di lettura indicato nella figura precedente.
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Città smart a confronto
Nel classificarle, l’obiettivo del Rapporto, indicato da Andrea D’Acunto, Mediterranean Government and Public Sector Leader di EY, non è tanto fare l’ennesima graduatoria, quanto è fornire strumenti a partire dalle iniziative smart di successo. “Non c’è un unico percorso che caratterizza le città smart ma il fatto che sia equilibrato – ha sottolineato – Alcune città sono partite dall’infrastruttura e dalla sensoristica, altre stanno lavorando sugli strati superiori della delivery platform”.
Nella foto da sinistra: Andrea D’Acunto, Mediterranean Government and Public Sector Leader di EY e Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea
Nell’analisi sono emersi comportamenti diversi fra le città metropolitane, le medie e le piccole con un crescente vantaggio delle prime sia sul terreno degli strati tecnologici (Service Delivery Platform e Applicazioni e i Servizi) sia su quello di due degli ambiti aggiuntivi sopra descritti (Vision e Strategia, Smart Economy). L’ambito smart citizen risulta invece superiore nelle città piccole, anche grazie a una maggior interazione fra cittadini e amministrazioni rispetto alle città metropolitane.
“Le città medie continuano a impegnarsi, pur senza beneficiare di investimenti infrastrutturali importanti come accade per le città metropolitane, lavorando soprattutto sugli strati intermedi: la sensoristica e la piattaforma di delivery. Le piccole città segnano il passo sul terreno degli investimenti tecnologici ma hanno maggiore capacità di interagire con i cittadini”, ha commentato D’Acunto.
Permane il divario nord-sud: nessuna città meridionale è presente nelle prime dieci posizioni; la prima è Bari in 18-esima posizione, con un balzo dalla 40-esima rispetto al Rapporto 2016.
Figura 2 – Confronto fra i percorsi delle principali città – Fonte: Smart City Index 2018
Le principali città metropolitane hanno seguito, a loro volta, percorsi differenti, indentificando diverse priorità.
Milano ha conquistato la prima posizione soprattutto grazie alle infrastrutture di trasporto pubblico, alle piattaforme digitali e all’economia digitale, scalzando Bologna, in testa alla classifica 2016.
Torino, in seconda posizione, si distingue per la banda larga fissa e mobile, per il trasporto pubblico, per i servizi e-government al cittadino e per la Smart economy, grazie ai luoghi per l’innovazione e l’economia digitale.
Bologna, scende dalla prima alla terza posizione, ma primeggia per la capacità di definire una strategia e una vision strutturate.
Migliorano la propria posizione, classificandosi rispettivamente ottava e settima posizione, Firenze e Roma. Nonostante il ritardo nelle infrastrutture, la capitale è la città che si è maggiormente impegnata, secondo il report, sul fronte della trasparenza, grazie ad una strategia di open data e di accessibilità ai cittadini del suo patrimonio informativo.
Buoni i risultati per le città di media dimensione, cinque delle quali si trovano nelle prime dieci posizioni. Modena sale dall’11° al 4°posto, grazie a un percorso di ammodernamento delle infrastrutture e di sviluppo di piattaforme per l’erogazione dei servizi, Bergamo balza dal 14° a 6° e Trento da 6° a 5°; restano fra le prime dieci, nonostante qualche arretramento, anche Parma e Brescia.
Migliorano infine alcune città del Sud: oltre a Bari, migliora significativamente Lecce (dal 52° al 26° posto), grazie a interventi nella sensoristica e nelle piattaforme di servizi.
Essere smart? Servono competenze
Il rapporto evidenzia che le Smart City sono più attrattive e più competitive della media delle città italiane e rappresentano un volano significativo dell’economia del Paese. Lo sviluppo delle tecnologie IoT ha generato un mercato da 3,7 miliardi di euro, mentre dei posti generati nella città, oltre 350.000 saranno ad alta specializzazione e legati allo sviluppo della Smart City.
“Le persone che entreranno nei prossimi anni nel mercato del lavoro non potranno avere gli stessi skill di quelle in uscita che andranno a sostituire; per la Smart City serviranno competenze nuove, molto digitali e tecnologiche con grande conoscenza dei servizi”, prevede Iacovone, che mette in guardia da una grave carenza di competenze e avverte: “L’Italia a differenza di altri Paesi come Uk o Germania, non la possibilità di attingere da altri paesi, vista la nostra scarsa attrattività per le risorse qualificate”. Una carenza che sarà ulteriormente accentuata dall’avvento del 5G. Per contribuire a scongiurare questo pericolo e per favorire la possibilità di mettere in relazione l’offerta di servizi con la domanda, per attrarre investimenti e accrescere la cultura digitale, EY ha lanciato l’iniziativa “Alleanza per il lavoro del futuro”, fra imprese, università e scuole superiori, allo scopo di ridurre la disoccupazione in Italia. L’obiettivo è coinvolgere almeno 50 aziende per creare 100mila posti di lavoro nei prossimi 5 anni.
Figura 3 – L’evoluzione della smart city – Fonte: Presentazione Smart City Index 2018
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