Informazioni, la nuova corsa all’oro

“I dati sono ovunque e raddoppiano ogni due anni. A quelli che derivano dai processi aziendali si sommano quelli esterni all’organizzazione come open data o dati social, oppure le tipologie IoT, dalle auto sempre più Internet connected agli smart meter”, ricorda Rosagrazia Bombini, VP & Managing Director per l’Italia di Qlik, azienda specializzata nella Visual Analytics e collocata da Gartner fra i leader del data discovery e della BI self service. “I dati non servono solo al top management, ma interessano tutti i livelli aziendali per decisioni che devono essere prese in tempi sempre più rapidi”, aggiunge Bombini.

Pubblicato il 14 Mag 2015

Questa grande quantità di dati sta creando un gap o un disallineamento fra quelli aziendali centralizzati, quelli in cloud e quelli personali. La tecnologia che serve per colmare questo gap diventa sempre più strategica, sia che si limiti al reporting tradizionale, sia che si configuri come guided analytics (processo di analisi dei dati che suggerisce azioni da intraprendere e non richiede specifiche competenze statistiche) o come self service BI per consentire analisi libere attraverso la creazione autonoma di dashboard.

RosaGrazia Bombini, VP e Managing Director, Qlik Italia

“La tecnologia può aiutare le persone delle line of business a svolgere in autonomia i primi livelli di analisi – aggiunge Francesco del Vecchio, Presales Director Italy di Qlik– Non va infatti sottovalutata la capacità del business di effettuare analisi, una volta abbattuta la barriera tecnologica”. Il problema, secondo il manager Qlik, non è di carenza di competenze bensì soprattutto di tipo tecnologico perché spesso gli strumenti a disposizione sono complessi, nati magari nella Silicon Valley per realtà molto diverse da quelle che costituiscono il tessuto italiano e poco adatte alle esigenze delle aziende e degli Enti Pubblici.
Gli strumenti proposti da Qlik si pongono come facilitatori per la comunicazione tra It e business: mettendo il business in grado di effettuare analisi in modo autonomo, ma con strumenti presidiati dall’It, consentendo così a quest’ultimo di garantire la governance e di rimanere allineato alle esigenze del business. “Ma perché ciò avvenga l’It aziendale deve uscire dal ruolo di fornitore di servizio per assumere il mindset da abilitatore strategico e ‘fidarsi’ di più delle capacità del business di fare analisi e mettere a sua disposizione strumenti disegnati per le sue esigenze – sottolinea del Vecchio – A questo punto il compito del data scientist si limita solo alla parte veramente avanzata dell’analisi”.

Per quanto riguarda i costi, in uno scenario in totale evoluzione come l’attuale non può più essere il Roi l’unico riferimento: “Certo si deve prevedere un Roi positivo, ma non può essere l’unico elemento quando si guarda ad investimenti strategici per acquisire tecnologie che consentono di competere nel proprio settore e sono determinanti per la sopravvivenza stessa dell’azienda, come nel caso di tecnologie per le informazioni”, commenta del Vecchio. Certamente si possono però utilizzare tecnologie che accelerano le curve di ritorno degli investimenti dove l’agilità è un criterio di scelta fondamentale: “Scegliere tecnologie e metodologie agili significa iniziare in tempi brevi i primi rilasci per poi far crescere la soluzione insieme all’utente invece di disegnarla a priori – dice Bombini, che avverte – Queste metodologie si possono applicare laddove ci sia una tecnologia che lo consente. Un tool di visualizzazione ‘bello’ mostra rapidamente tutte le sue crepe se ci si appoggia a un modello rigido. La piattaforma di visual analytics di Qlik consente invece di accedere al mondo dei dati, da qualsiasi dispositivo; grazie a un motore analitico associativo è possibile navigare nei dati ovunque questi si trovino, nelle modalità preferite dall’utente, trovando anche informazioni al di fuori di un processo precostituito”.

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