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Storage a file e a oggetti con un’unica soluzione, aperta al cloud

Matrimonio fra Cloudian, vendor di sistemi object storage basati sull’API S3, e l’italiana Infinity Storage, specializzata nella risoluzione dei problemi di file storage in maniera “trasparente” alle applicazioni. I dati legacy ora possono essere gestiti come oggetti. Anche sul cloud

Pubblicato il 06 Apr 2018

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Per esigenze di protezione dei dati, necessità di scalabilità non pianificabile, e per permettere a più utenti di accedere in modo semplice a differenti tipi di informazione da ogni luogo, lo storage a oggetti dei dati non strutturati sta conoscendo un momento di grande espansione in aziende di diverse dimensioni e svariati settori. Fra i vendor che sono nati all’inizio di questo fenomeno, c’è Cloudian, azienda con sede a San Mateo (California) specializzata in sistemi storage a oggetti basati sulle API S3 (Simple Storage Service), fra cui Cloudian HyperStore, lanciato nel 2011 e che consente di creare infrastrutture object storage da tre a più nodi, scalabili orizzontalmente nei data center e sui cloud pubblici (AWS, Azure e Google Cloud Platform).

“Siamo una realtà globale e multiculturale”, sottolinea Michael Tso, Ceo e co-fondatore di Cloudian. “L’Italia ci sta particolarmente a cuore, anche perché è qui che, nel 2013, abbiamo trovato Bcloud, un system integrator bergamasco, focalizzato su soluzioni e servizi software-defined e cloud-oriented, e che in comune con Cloudian ha clienti quali Casale, Asco Tlc, Salvix – Reevo, Nuage e Brennercom”.

Il numero dei clienti è destinato a salire a seguito dell’acquisizione, annunciata a metà marzo, di Infinity Storage. Fondata da Caterina Falchi nel 1998, la società milanese si è specializzata fin da subito nel permettere ai clienti di migrare i dati delle loro applicazioni legacy verso nuove tipologie di storage senza doversi preoccupare di modificare gli applicativi. Per 20 anni l’azienda, che oggi è diventata la branch italiana di Cloudian, ha sviluppato e aggiornato un file system proprietario (una sorta di software-defined storage ante litteram) che consente, grazie ad appositi gateway, di accettare tutti i tipi di file in maniera trasparente alle applicazioni. “I clienti – chiarisce Falchi, che ora ha assunto la carica di VP File Technology di Cloudian – per accedere ai loro dati non devono fare altro che individuare il punto in cui ‘montare’ i loro file nei nostri sistemi. Di tutto quello che avviene nel backend ci occupiamo noi”.

Infinity Storage è cresciuta per vent’anni proprio grazie alla sua capacità di adattarsi a risolvere i problemi di file storage dei clienti, incluso il supporto dei protocolli SMB (CIFS)/NFS, snapshot, WORM (Write only read many), failover non distruttivo, scalabilità orizzontale, conformità POSIX e integrazione con Active Directory.

Il matrimonio fra Cloudian e Infinity Storage è all’insegna dell’integrazione dello storage di tipo file con quello a oggetti. Dalla collaborazione fra le due aziende è nata, alla fine dello scorso anno, Cloudian HyperFile, una soluzione per lo storage di file e oggetti che unisce un set di funzioni NAS (Network attached storage) di classe enterprise e alte performance che, dichiara Tso, “permette alle aziende di realizzare un TCO del 70% inferiore rispetto alle soluzioni NAS tradizionali”, e che si può integrare con Cloudian HyperStore per portare lo storage a file con quello a oggetti in infrastrutture scalabili praticamente all’infinito, grazie anche al cloud.

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