Caso Utente

Luxottica: performance e sicurezza per gli utenti ‘mobili’

Una lunga storia di successi imprenditoriali che dura da oltre 50 anni. Luxottica è certamente una realtà che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo, un’azienda in continua espansione che oggi vede nell’It un importante driver a supporto delle esigenze di mobilità degli utenti in grado di garantire al contempo elevate prestazioni e sicurezza.

Pubblicato il 28 Apr 2016

Con un fatturato netto pari a oltre 8,8 miliardi di Euro nel 2015 in continua crescita [+42% l’aumento delle vendite sono nell’arco temporale 2011-2015, ndr], circa 80mila dipendenti, 150mila clienti unici diretti e una solida presenza globale (12 stabilimenti dedicati a design, sviluppo prodotto e produzione, 6 dei quali in Italia; 4 hub logistici; 7200 negozi nel mondo; una rete di distribuzione wholesale – cioè all’ingrosso – che si estende in più di 150 Paesi; 18 centri distributivi nel mondo) Luxottica quale leader nel design, nella produzione e distribuzione di occhiali di fascia alta, di lusso e sportivi, non avrebbe certo bisogno di troppe presentazioni. Ma è proprio l’evoluzione del gruppo lungo tutti i suoi oltre 50 anni di storia che offre la prospettiva adeguata attraverso la quale comprendere il peso e il ruolo crescente che l’It ha assunto in questa azienda manifatturiera.

Oltre 50 anni di storia

Le origini del gruppo risalgono al 1961, anno in cui Leonardo Del Vecchio fonda l’azienda ad Agordo, cittadina nel nord-est dell’Italia. All’inizio la società è un piccolo laboratorio meccanico che opera come produttore terzista di stampi, minuterie metalliche e semilavorati per il settore ottico. Con il passare degli anni viene ampliata progressivamente la gamma delle lavorazioni eseguite fino a costituire una struttura produttiva integrata in grado di produrre l’occhiale finito. Nel 1971, Luxottica presenta la sua prima collezione di occhiali da vista al Mido, la Mostra Internazionale dell’Ottica di Milano, tappa che sancisce la definitiva trasformazione dell’azienda da società terzista a produttore indipendente. Nei primi anni ’70, Luxottica commercializza le proprie montature in tutta Italia tramite grossisti ma è in quel decennio che Del Vecchio intuisce la strategicità della vendita diretta. A partire dal 1981 l’azienda muove i primi passi fuori dall’Italia con l’apertura di una consociata in Germania e l’acquisizione di Avant-Garde Optics, operazione grazie alla quale Luxottica riesce ad entrare nel mercato wholesale statunitense.
È poi nel decennio degli anni ’80 che il fondatore ha un’altra grande intuizione, quella dell’occhiale come accessorio di moda e non più solo come ‘protesi necessaria’ a correggere la vista: nel 1988 Luxottica concretizza la prima collaborazione nel settore con la casa di moda del noto stilista Giorgio Armani.
Da lì in poi, tra acquisizioni di noti brand e contratti di licenza con importanti maison della moda, il gruppo prosegue la sua espansione anche attraverso scelte finanziarie ‘coraggiose’: nel 1990 il gruppo aumenta la sua visibilità internazionale quotandosi al New York Stock Exchange conquistando un primato, quello della prima azienda italiana quotata all’estero prima che in Italia. Dieci anni più tardi, nel 2000, Luxottica si quota anche alla Borsa Italiana di Milano ed entra nel paniere dei 30 principali titoli italiani.

Il successo dipende dalle persone, in mobilità

Come si riesca a gestire una ‘macchina di business’ così estesa lo ha spiegato Matteo Nube, Chief Technology Officer Wholesale & Operation Divisions del gruppo durante l’Intel Business Summit di Milano:

“Oggi lavoriamo secondo un modello di business verticale e integrato dove ciascuna fase è ‘concatena all’altra’ nella sua gestione attraverso meccanismi (di processo e tecnologici) di collaboration & communication che diventano cruciali: si parte dal design, ossia dalla progettazione e dal disegno degli occhiali, passando poi alla fase di prototipazione, sviluppo ed ingegnerizzazione dei prodotti, fasi che precedono l’avvio dei processi di produzione veri e propri. Dopo la produzione prende il via tutta la fase di logistica attraverso la quale consegniamo gli occhiali ai clienti (centri distributivi all’ingrosso o retailer)”.

Ma è sulle persone quale vero ‘asset’ strategico aziendale che Nube focalizza l’attenzione: “È evidente che datacenter e infrastrutture siano elementi oggi imprescindibili per garantire l’efficienza delle operations e l’efficacia dei processi nel nostro modello di business – evidenzia Nube – ma il successo dipende dalle persone che oggi richiedono servizi e strumenti digitali per poter lavorare in mobilità”.
Ed è proprio su questi aspetti che Nube si sofferma illustrando un ‘panorama’ aziendale oggi caratterizzato da utenti in continua mobilità (non solo quelli della forza vendita): “Prendendo a campione solo gli utenti italiani, sono oltre 1700 i mobile users (utenti che viaggiano), oltre 20mila le trasferte e più di 123mila i giorni uomo complessivi spesi fuori ufficio nel corso dell’anno”.
Guardando poi ai device, questi i numeri da evidenziare: quasi 16mila dispositivi in uso dagli utenti aziendali (escludendo il canale Retail e la forza vendita) di cui solo 4500 desktop e ‘machinery’, tutto il resto dato da device mobili (laptop e ultrabook). “Escludendo i dispositivi in uso nei negozi – puntualizza Nube – la forza vendita ha in dotazione, a livello globale, 6mila dispositivi mobili e oltre 1600 iPad”.

Il refresh tecnologico in atto

Per andare incontro alle esigenze di mobilità degli utenti, Luxottica ha avviato da un paio d’anni un progetto di rinnovamento tecnologico introducendo nuovi device mobili in grado di offrire risposte efficaci alle richieste di performance, funzionalità ed usabilità degli utenti e, al contempo, di controllo, gestione e sicurezza del reparto It. “Abbiamo adottato dispositivi ‘2in1’ (notebook con schermo touch scomponibile che diventa un tablet) con processori IntelCore vPro di sesta generazione – che permettono di coniugare al meglio le esigenze di mobilità degli utenti con quelle di gestione e governance dell’It”, conferma Nube. “I nuovi dispositivi hanno format e peso paragonabile a quello di un iPad permettendo al contempo una standardizzazione dell’immagine e delle applicazioni. Non solo, con una durata della batteria di un’intera giornata lavorativa risultano essere sistemi ‘attrattivi’ soprattutto per la forza vendita e gli utenti che viaggiano di frequente”.
Il cambio tecnologico è stato pensato anche in funzione di un altro aspetto critico per il business, il rischio di perdita/furto degli asset e, di conseguenza, dei dati aziendali. “Considerando che in generale i dispositivi ‘ultraportatili’ vengono utilizzati anche dal top management, il rischio che i dati compromessi abbiano un elevato valore strategico di business è ‘sensibile’ – evidenzia Nube -. La richiesta aziendale era quindi quella di un aumento della sicurezza senza tuttavia compromettere l’usabilità da parte degli utenti”.
Il ricorso alla Multi Factor Authentication è una possibile risposta a tali necessità “ma non sempre praticabile se si devono aggiungere ulteriori strumenti che gli utenti devono utilizzare per l’autenticazione, e l’accesso”, precisa ancora Nube. “La possibilità di utilizzare il proprio smartphone come fattore di autenticazione per noi ha rappresentato la soluzione più in linea con tutti i requirements (del management, degli utenti, dell’It), se poi si aggiungono funzionalità che permettono di bloccare automaticamente il laptop quando viene lasciato incustodito, i benefici ottenuti sono massimi”.
A garantire tali risultati, di fatto, è la tecnologia Intel Authenticate (disponibile nei sistemi basati sul nuovo processore Intel Core di sesta generazione); “il fatto che possa essere sfruttata con la nostra infrastruttura esistente, la rende ancor più attraente”, osserva in conclusione Nube.

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