CA-Swainson: “Il lavoro non è finito”

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CA-Swainson: “Il lavoro non è finito”

Incontro con John Swainson, Ceo della società di Islandia (nella foto) che in due anni ha ridefinito strategia, offerta, organizzazione dell’azienda e si dice ora pronto alla “fase due”: rendere concreto e operativo tutto ciò che è stato annunciato

Pubblicato il 14 Gen 2007

di Stefano Uberti Foppa

È in una tappa del suo vorticoso business tour, che lo ha portato lo scorso ottobre a incontrare clienti, partner e stampa dei principali paesi europei, che abbiamo avuto l’occasione di avere un’intervista “di gruppo” con John Swainson, nominato Ceo di CA nel novembre del 2004. Da quella data, la società è stata “rivoltata come un calzino”, mettendo a punto una strategia che da un lato tendeva a far emergere e definire i problemi e dall’altro a far evolvere un’offerta di prodotto molto ampia e spesso difficilmente integrata in una vera e propria strategia coerente. Questo lavoro ha portato alla definizione di una vision (“unificare e semplificare” la gestione dei sistemi informativi) e di un’architettura, la EITM (Enterprise IT Management) che ha lo scopo di riunire in un approccio service oriented una gestione efficace e trasversale all’eterogeneità dei diversi ambienti dei sistemi informativi, per aumentare il livello di governance sui sistemi e di controllo dei potenziali rischi di inefficienza e di costo.
“Abbiamo lavorato per ricostruire l’azienda – ha detto Swainson durante il breve incontro-conferenza – e definito la nostra strategia di unify and simplify per lasciarci alle spalle il periodo dei financial crimes” alludendo agli enormi problemi di immagine e legali avuti da CA a causa delle irregolari attribuzioni di bilancio che avevano portato l’azienda, sotto la gestione dell’ex Ceo Sanjai Kumar, a contenziosi con la Sec (l’equivalente della Consob) e il Dipartimento di Giustizia, risolte attraverso un oneroso accordo riparatore. E va ricordato che la ricostruzione dell’azienda (“siamo ancora a metà del cammino – ha detto Swainson – non consideriamo la fase di ricostruzione ancora conclusa”) non è stata del tutto indolore, ma è passata, oltre che dallo sviluppo strategico, anche da una ristrutturazione che con incentivi alle dimissioni e tagli dei dipendenti ha toccato un po’ tutte le realtà CA nel mondo, Italia compresa. Cos’è dunque oggi CA e soprattutto quali i percorsi futuri? “Abbiamo passato lo scorso anno – ha detto Swainson – fixing the problems, a definire i problemi. Ora ci troviamo nella posizione di poter essere proattivi”. E la strategia di azione, per un Ceo che ha una profonda cultura IT (ricordiamo che Swainson è stato 26 anni in Ibm dove ha fondato l’Application Integration Software Group, da cui è nato il middleware WebSphere) non può che passare dalla tecnologia: “Ci rivolgiamo a quelle realtà di impresa nelle quali l’IT rappresenta un elemento fondamentale del business. In queste aziende, i processi critici di business devono essere assolutamente collegati alle risorse IT più idonee. Ma per fare questo è necessario disporre di una visione olistica del sistema informativo. In questo senso – continua Swainson – la strategia EITM, con l’evoluzione funzionale dei prodotti e le acquisizioni di realtà che hanno avuto l’obiettivo di un arricchimento del portafoglio di offerta [1,5 miliardi di dollari in acquisizioni lo scorso anno – ndr], punta a concretizzare i due concetti di fondo della nostra vision: unificare, per avere una visione integrata dell’eterogeneità e semplificare la gestione dei sistemi informativi, sotto pressione a seguito di molteplici fattori quali maggiore efficienza, rispetto delle compliance, adeguati livelli di sicurezza, risposte a impellenti problemi business critical…”.
Si tratta in effetti di problemi di enorme complessità e ai quali le imprese cercano di dare risposte rivolgendosi a interlocutori credibili. CA certamente lo è anche perché nella propria strategia di approccio al mercato ben il 90% del proprio business è presso clienti enterprise che vengono seguiti direttamente dall’azienda e dai partner di system integration ad essa collegati. “Necessariamente dobbiamo dare delle risposte efficaci, oggi più che mai – dice Swainson – E’ molto difficile in grandi aziende, dove le applicazioni sono sparse tra centinaia di server, usate da centinaia di persone, capire quale livello di servizio riesci ad erogare e come fare per migliorarlo e renderlo più efficace sul piano del business dell’azienda”. Per questo, nella visione del Ceo, in prospettiva ci sarà sempre più automazione nell’infrastruttura IT, per supportare il Cio nella semplificazione e unificazione della complessità del sistema informativo.
Infine, a precisa domanda di ZeroUno su che fare in tema di security con le aziende sempre più aperte e a contatto con il mercato a seguito dell’introduzione in azienda, voluta o subita, delle tecnologie di collaborazione e comunicazione (blogs, wiki, instant messaging, ecc.) da parte degli utenti aziendali, così ha risposto il CEO: “Serviranno buone policy di sicurezza per riuscire davvero a garantire l’integrità del sistema informativo. Policy, tecnologie e architetture adeguate – conclude Swainson – andranno messe a punto in stretta correlazione alla tipologia di business dell’azienda e in relazione ai diversi utilizzi applicativi da parte delle persone che lavorano in impresa. Non proprio un lavoro semplice”.

Stefano Uberti Foppa

Digital innovation influencer

Giornalista professionista dal 1989, inizia ad occuparsi di giornalismo nel settore informatico nel 1981, partecipando all'avvio della sede italiana del settimanale Computerworld. Nel 1987 passa al mensile ZeroUno di cui nel 1997 assume la direzione insieme a quella del settimanale PcWeek Italia. Opinion leader riconosciuto nel settore Ict in Italia, è stato direttore responsabile di ZeroUno edito da Ict&Strategy, società del Gruppo Digital360, fino al febbraio 2019. Oggi è una delle principali firme del magazine.

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