Selesta diventa NessPRO

È di settembre l’annuncio che vede Selesta, storico distributore italiano di tecnologie specializzate e prodotti software per settori verticali, diventare NessPRO Italia a seguito dell’acquisizione della società da parte dell’americana ness technologies, provider globale di servizi e soluzioni it end-to-end. ZeroUno incontra l’ad Emilio Cremonesi (nella foto)

Pubblicato il 10 Apr 2008

Solo un anno fa Selesta, nome storico dell’It italiano nato nel 1981 da Adriano Prefumo e Barry Phillips, annunciava l’acquisizione di Eutron Infosecurity, società bergamasca specializzata nel settore della sicurezza informatica, l’arrivo di un nuovo manager (Alfonso Nobilio, ex Ad di Ca) e una nuova strategia per il mercato italiano (focus sulla sicurezza con particolare attenzione al segmento Pa). Oggi, le carte in tavola sono cambiate: parliamo sempre di acquisizioni ma, stavolta, ad essere acquisita è proprio Selesta che con i suoi 130 dipendenti e 26 anni di attività è entrata a far parte del gruppo Ness Technologies con un accordo di 18 milioni di euro (9 verranno però pagati solo a seguito di alcuni risultati da raggiungere nel corso dei prossimi due anni). Ness Technologies è un’azienda del New Jersey quotata al Nasdaq di New York che, dopo aver comprato Selesta Spagna per 8 milioni di Euro, ha ampliato la politica delle acquisizioni (che pare proseguirà con altre operazioni). La società genovese diventa ora una realtà multinazionale e prende il nome di NessPRO Italia (NessPRO è la divisione dedicata alla distribuzione di soluzioni software e nasce in Israele). ZeroUno ha incontrato Emilio Cremonesi, managing director di NessPRO Italy (era l’amministratore delegato di Selesta) per capire cosa cambierà ora per la società italiana.
“L’evoluzione di Selesta in NessPRO non implica cambiamenti dal punto di vista del modello di business”, esordisce Cremonesi. “NessPRO è business line specializzata nella distribuzione di soluzioni software di produttori indipendenti. Con Selesta aveva quindi già in comune il modello comune di business, basato sulla capacità di selezionare soluzioni best-of-breed capaci di rispondere alle necessità dei propri clienti e sulla capacità di garantire servizi altamente specializzati e profilati sulle esigenze dei singoli mercati verticali”. Le trattative e la conclusione degli accordi sono risultati quindi abbastanza semplici. “Continueremo a proporci al mercato come abbiamo fatto finora, beneficiando in più della solidità di un “provider globale” di soluzioni It”. Dal punto di vista organizzativo, infatti, le cose sembrano, per ora, rimanere invariate. Il personale è stato confermato, anche se Cremonesi parla di un “possibile cambio interno dovuto a scelte individuali”, e per quanto riguarda il business pare che NessPRO Italia manterrà una certa autonomia.
“Saremo naturalmente soggetti a reportistica, analisi e misurazione delle performance e dei risultati e dovremo agire secondo alcune linee guida della casa madre – spiega Cremonesi, – ma avremo garantita l’autonomia operativa e anche strategica per il mercato locale”. Questo perché il parco fornitori che Selesta è riuscita a costruire negli ultimi anni rappresenta un biglietto da visita non indifferente e perché le persone che hanno lavorato nella società negli ultimi anni hanno acquisito un know how che Ness Technologies non può sottovalutare.
“La conoscenza approfondita del mercato italiano e gli skill che abbiamo al nostro interno rappresentano una forza competitiva”, dice Cremonesi. “Ecco perché, nonostante Ness Technologies rappresenti l’azionista di maggioranza, ci considera un partner di valore”. Per quanto riguarda gli impegni futuri, NessPRO Italia manterrà circa il 98% dei prodotti in portafoglio con una focalizzazione su alcuni mercati verticali: “Il Banking è il nostro settore di riferimento, quello su cui abbiamo sempre puntato e su cui continueremo ad essere presenti, così come l’Insurance e le Telco. Nel settore Pa continueremo a presidiare alcuni enti come Inps, Inail, Ministero della Giustiza e Ministero della Difesa ma non ci allargheremo oltre”, conclude Cremonesi.

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