Come sfruttare l’Industria 4.0 per aumentare l’efficienza nel mondo manifatturiero : la soluzione Industrial IoT di Wi-Next

Sfruttare le opportunità del Piano Nazionale Industry 4.0 per portare innovazione digitale anche nelle imprese con impianti di vecchia generazione con un focus speciale sul mondo FMCG Fast Moving Consumer Goods  

Pubblicato il 16 Mag 2017

shutterstock_121984762

Una delle caratteristiche chiave della quarta rivoluzione industriale, è la pervasività. Non c’è settore produttivo che non ne sia in qualche misura coinvolto, per lo meno a livello teorico. Quando si passa al livello più pratico, però, non tutti i settori industriali mostrano la stessa capacità di reazione e di comprensione dei reali benefici che potrebbero derivare dall’attivazione di un percorso che li porti all’Industria 4.0.

In particolare, il settore dei cosiddetti Fast Moving Consumer Goods o Consumer Packaged Goods, ovvero dei beni di consumo non durevoli, è uno di quelli che fa fatica a comprendere quali investimenti sono richiesti per avvicinarsi all’Industria 4.0 e quali potrebbero essere i benefici che ne deriverebbero.

Alti volumi, bassi margini: nei Fast Moving Consumer Goods l’innovazione va spiegata

È un settore che nel tempo ha fatto investimenti importanti nell’acquisto di macchinari e in questo momento non potrebbe certo sostenere gli oneri di ulteriori cambiamenti. È un settore che lavora ad alti volumi e a bassi margini, per il quale è importante lavorare su logiche di ottimizzazione e miglioramento della produttività: anche un minimo recupero, si traduce in benefici misurabili su larga scala. Per questo è qui che ben si inseriscono tutte le proposte che portano verso la cosiddetta Zero Defect Factory, un concetto nato negli Anni Sessanta del secolo scorso, ma tornata di strettissima attualità come beneficio correlato ai percorsi di digital transformation delle imprese.
Zero Defect punta alla riduzione dei difetti di produzione – e di conseguenza degli scarti – attraverso la prevenzione.

Per meglio conoscere l’evoluzione dell’Industria 4.0 in Italia suggeriamo la lettura del servizio Industria 4.0: sono gli Attaccanti 4.0 che vincono la sfida della digitalizzazione

Qual è la differenza tra IoT e IIoT

Una prevenzione che dunque può essere messa in atto già a partire dagli impianti esistenti.
Ecco dunque che si comincia a parlare di retrofitting, ecco che all’IoT si preferisce l’IIoT, vale a dire l’Industrial IoT.

Retrofitting, in termini semplici, significa aggiungere nuovi componenti tecnologici a un sistema in uso, così da prolungarne la vita utile o renderlo adatto ai nuovi contesti operativi.

L’Industrial IoT, invece, implica una visione prettamente industriale dell’Internet delle Cose nel manifatturiero. La letteratura vuole l’IIoT come evolutivo, là dove l’IoT si propone come rivoluzionario. In concreto, è una rilettura di tecnologie ben note nell’automazione industriale, dal machine to machine all’accesso remoto, declinate verso protocolli più sicuri e stabili e soprattutto verso una forte attenzione alla raccolta dei dati.
Retrofitting e Industrial IoT possono aprire nuovi orizzonti alle aziende del settore dei Fast Moving Consumer Goods, perché aiutano a introdurre tecnologie predittive nei loro cicli di produzione, con evidenti benefici in termini di recupero di efficienza.

Verso Industria 4.0: un customer journey in quattro fasi, secondo Wi-Next

È comunque un percorso, che va preparato e disegnato con attenzione e che una realtà come Wi-Next ha ad esempio delineato in quattro fasi.

Prima fase: la Visione

La prima fase è quella dedicata alla visione: è importante identificare le esigenze, gli obiettivi, le idee dell’azienda, definendo le linee guida del progetto.


Un workshop di una giornata per comprendere le opportunità dell’IIoT nel contesto aziendale, con la partecipazione delle aree marketing, vendite, customer care, plant manager, quality manager, R&D. L’output di questa fase è la definizione delle linee guida del POC.
Seconda fase: Il POC

La seconda fase è quella di definizione del PoC, del Proof of Concept: il progetto viene declinato in uno o più casi pratici, così che sia possibile valutarne l’output, sperimentare la dashboard degli analytics, comprendere quali e quanti sensori è necessario installare per rendere efficace la raccolta dei dati.

 Si parte da interviste con le funzioni marketing, vendite, customer care, plant e quality manager, R&D. Si raccolgono esempi dei dati del cliente. Il risultato è una definizione del business case e del ROI, una demo con i dati del cliente, una valutazione di alto livello di tempi e costi di realizzazione.
Terza fase: il documento di fattibilità

Alla chiusura della seconda fase, verrà definito un documento di fattibilità definitivo sullo sviluppo del progetto, nel quale vengono definiti non solo tempi e metodi, ma anche il ROI e i livelli di misurabilità.

 In questa fase si definisce il percorso, dai miglioramenti ottenibili a livello immediato fino alle visioni di lungo termine. Si valutano e si prioritizzano le aree di impatto. Si definisce la roadmap.
Quarta fase: La Delivery

La quarta e ultima fase, infine, è quella della delivery vera e propria, che spesso deve avvenire per step successivi e modulari, spesso coinvolgendo anche altri soggetti della filiera, dai system integrator agli sviluppatori.

 In questa fase si avvia il processo, partendo da un’area nella quale il deployment può avvenire in tempi rapidi e può essere facilmente scalato se necessario.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4