Cloud : interpretare la trasformazione indotta nell’It e nei suoi ‘economics’

Fra le tante relazioni che in questa primavera 2011 fioriscono sul cloud, il Cloud Computing Report 2011 di NextValue ha un occhio di riguardo su come il Cio europeo, e nello specifico quello italiano, deve vivere e interpretare questa modalità di delivery dei servizi It. Nella foto Alfredo Gatti, Managing Partner di NextValue.

Pubblicato il 09 Mag 2011

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“Il cloud computing non è una tecnologia; è un’organizzazione It centrica a supporto di un’economia di servizi che l’It è ormai in grado di erogare”, esordisce senza troppi convenevoli Alfredo Gatti, Managing Partner di NextValue presentando il Rapporto 2011 dedicato al tema del cloud computing.
A dimostrazione che siamo ormai in un cammino tracciato, Gatti presenta alcuni dati del Rapporto dal quale emerge una previsione di raddoppio biennale del fatturato mondiale derivante dai servizi cloud (dai 30,1 miliardi di dollari del 2011 ai 60,6 di fine 2013 – figura 1). 26,3% la crescita complessiva, frutto di una tendenziale erosione dei Saas (dal 68% nel 2011 al “solo” 59% nel 2013) a fronte di uno sviluppo dei sottostanti Paas (dall’11% al 13%) e soprattutto Iaas (dal 21% al 28%).

Figura 1 – Spesa Cloud Service nel mondo
Fonte: NextValue – CIOnet
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Mobile: tecnologia prioritaria per il cloud
Nel raffronto fra 300 aziende Italiane e 200 Europee (Belgio, Olanda, Uk, Spagna, Francia) emerge la solita sensazione di un qualche ritardo italiano, non drammatico ma diffuso. In Italia (il cui panel di indagine è dato dal 34% di aziende del settore Industria, 21% – Distribuzione, 15% – Utility – 8% Logistica – 7% Pa e 6% Finance), il Mobile risulta essere la tecnologia che spingerà maggiormente l’utilizzo del cloud nei prossimi tre anni, seguita dalla Business Intelligence (59% i rispondenti che mettono il Mobile al primo posto e 50% quelli che scelgono la Bi) invertendo la tendenza europea che vede la Bi al primo posto (68%) seguita dal Mobile (51%).
Le intenzioni comunque non mancano: in Italia il 61% dichiara di voler adottare il cloud computing (solo il 10% in modo già strutturato e con intenzioni “attuali”; il resto solo come idea prototipale o in previsione futura) nei prossimi tre anni; il sì europeo tocca invece l’80%, il cui 65% già realizzato, magari anche solo in parte.
E il business? “Già decide e promuove il cloud in azienda solo nel 15% delle aziende italiane; ma ben nel 34% delle europee, dove il business è più consapevole del valore di una ‘Business technology empowered’ direttamente da servizi cloud ”, osserva Gatti. “Questo dovrebbe essere un importante spunto di riflessione per i Cio”.
Un interessante dato che emerge dal Rapporto è l’attrattiva verso tutto ciò che è “as a service” e, analizzando le singole iniziative percepite come appropriate al cloud , emerge un’Italia che non brilla affatto nel Software as a Service, ritenuto prioritario con un punteggio di 2,5 su una scala da 1 a 4 (In Europa il punteggio sale a 3,5), punteggio per altro sopravanzato da una priorità 4 per virtualizzazione di server, desktop e storage (sintomo del fatto che prevale nella spinta al cloud l’ottica di efficienza e contenimento dei costi). Ciò detto, il quadrante ad alto potenziale (con intenzione media oltre il 75%, e priorità dal 2,8 al 4 in progetti futuri) “pullula” letteralmente di singole opportunità attraenti per l’ambito Saas: email, Crm, Ucc, sistemi di backup, social media; per la parte Paas attrae la piattaforma per la gestione unificata dei siti Web; e per lo Iaas, è alto il potenziale di disaster recovery, data storage, sicurezza e server provisioning.
“In Italia, tuttavia – osserva Gatti – andiamo assai cauti (solo il 16%) nel riconoscere al cloud una forza di radicale trasformazione dei servizi It, abilitante iniziative business in tempo reale. Per il 75% dei casi, puntiamo ad utilizzi tattici mirati a singole opportunità di business (figura 2)”.

Figura 2 – Italia, Cloud Computing, Adozione prevalente nelle aziende, +3 anni
Fonte: NextValue – CIOnet
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Tuttavia, emerge con chiarezza una notevole consapevolezza del cambiamento che avanza: dai dati inerenti la scelta fra l’attuale vendor o uno nuovo (cui è sottesa quella fra miglior Sla e standard Sla, che nel cloud diventa cruciale), nell’ambito Iaas e Saas, la fidelizzazione “tiene” 55% a 45% (vendor attuale-vendor nuovo); nel Paas, in pratica un’azienda su due punta a un nuovo fornitore. “Si è dunque consapevoli della convenienza di multisourcing”, osserva Gatti che così conclude:
“L’idea diffusa è quindi puntare prima a un innesco laddove l’iniziativa cloud promette un rapido ritorno, e dopo, semmai, a rendere sistematica la ‘rivoluzione’ di servizi cloud a supporto in tempo reale di iniziative di business”.

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