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Come innovare il datacenter aziendale con soluzioni cloud-like

Lenovo si adatta alle esigenze delle aziende con l’offerta TruScale, che offre soluzioni di computing e storage all’interno delle infrastrutture on-premise pagando in modalità consumption-based

Pubblicato il 04 Mag 2023

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L’esplosione dei dati obbliga le aziende a continui investimenti per ampliare le capacità del data center e il cloud sembra offrire una risposta conveniente alle nuove esigenze di flessibilità e innovazione delle infrastrutture. Tuttavia, la nuvola non sempre mantiene le promesse di risparmio auspicate e in certi casi le stringenti normative di compliance in termini di data protection rendono preferibile l’alternativa on-premise.

Nello scenario attuale, che propende tendenzialmente per un approccio ibrido alla gestione dell’IT, si inserisce l’opzione TruScale Infrastructure as-a-Service di Lenovo, che permette di godere di un’esperienza cloud-like, basata su un modello di pagamento a consumo, mantenendo però gli asset tecnologici all’interno delle infrastrutture locali.

Marco Pozzoni, Director EMEA Storage di Lenovo, racconta il dettaglio dell’offerta, spiegando i ragionamenti e le strategie aziendali alla base.

Le attuali tendenze del data management

Le considerazioni iniziali riguardano l’attuale scenario di data management, caratterizzato dalla crescita esponenziale delle informazioni, che vengono generate e gestite all’interno di ambienti IT estremamente distribuiti.

«Il problema numero uno per tutte le aziende oggi è capire dove nasce, transita e finisce il dato. Prima qualsiasi informazione veniva generata da un sistema CRM, da un database o da un altro input locale. Oggi invece la maggioranza delle informazioni viene prodotta fuori dal datacenter».

Marco Pozzoni, Director EMEA Storage di Lenovo

Tra le tendenze in atto, in termini di gestione dei dati, Pozzoni sottolinea la diffusione dell’edge computing, sia perché c’è una maggiore necessità di elaborare le informazioni alla periferia per alimentare applicazioni in loco, sia per evitare di trasmettere ai sistemi centrali (il Ced aziendale oppure le infrastrutture in cloud) una miriade indiscriminata di dati, che generano soltanto rumore e sovraccarichi. «L’elaborazione all’edge – sottolinea Pozzoni – permette insomma di fare una scrematura preliminare, per impedire che nel datacenter si accumuli una quantità di dati che può diventare veramente infinita».

Se l’obiettivo finale di qualsiasi impresa è valorizzare le informazioni, il punto di partenza è capire sia come costruire l’infrastruttura più adatta alle esigenze specifiche del business (combinando sistemi on-premise e soluzioni di cloud pubblico o privato) sia come gestire la catena Edge To Core To Cloud, ovvero il percorso del dato dalla periferia al data center aziendale fino alle diverse nuvole.

Le alternative al cloud quando non conviene

«Tuttavia – prosegue Pozzoni – l’aspetto pratico e operazionale non è l’unico criterio che guida le scelte cloud. Bisogna considerare anche il fattore economico. Se la pandemia ha accelerato il ricorso alla nuvola, oggi osserviamo che tanti clienti stanno facendo marcia indietro, almeno parzialmente. In certi casi, infatti, il cloud ha generato costi non preventivati, anche perché al crescere vertiginoso della mole di dati, sono lievitate esponenzialmente le spese di gestione e processing».

Pozzoni spiega che la strategia di “rientro” dal cloud può avvenire tendenzialmente in due modalità: riportando i dati all’interno del data center aziendale, chiaramente potenziato con risorse di storage aggiuntive; oppure mettendosi in casa soluzioni hardware di ultima generazione che vengono però gestite attraverso un modello di pagamento a consumo. «Molte aziende – sostiene Pozzoni -, nonostante abbiano deciso di tornare all’on-premise, hanno comunque apprezzato la modalità consumption-based tipica del mondo cloud». L’idea pertanto è continuare a godere dei vantaggi della nuvola replicando il modello pay-as-you-grow all’interno delle infrastrutture locali.

TruScale, cos’è e come funziona

«TruScale – spiega Pozzoni – è il nostro modello di offerta basato al 100% sul pagamento a consumo. Qualsiasi prodotto venga venduto in modalità Capex, può essere fornito anche in modalità TruScale. Il cliente quindi porta all’interno del suo data center, soluzioni di calcolo, storage, backup, HPC e così via, che pagherà soltanto per l’utilizzo effettivo. L’onere di gestione dei sistemi, invece, può essere affidata a Lenovo o al cliente stesso in base alla formula contrattuale stabilita. Insomma, vige la massima flessibilità. Il cliente ha solo il vincolo di impegnarsi per un anno con una capacità di minimo 50 terabyte, che nel tempo potrà aumentare in maniera lineare o esponenziale, ma anche rimanere flat. Chiaramente, l’ipotesi di una mancata crescita è piuttosto improbabile, quando si parla di dati».

Il concetto alla base di TruScale sembra convincere le aziende. «Abbiamo registrato – sottolinea Pozzoni – una crescita del 600% anno su anno. Lenovo sta investendo pesantemente sull’offerta TruScale, anche in termini di ampliamento del portafoglio tecnologico, perché è proprio li dove vediamo spingere il mercato. Con TruScale i clienti beneficiano di un’esperienza cloud-like, ma con la garanzia di avere i dati in casa. Così si soddisfano anche le aziende che magari per vincoli di compliance o altre necessità preferiscono tenere le informazioni nel datacenter locale».

L’offerta TruScale è stata lanciata da circa due anni, ma come dichiara Pozzoni, inizialmente “un po’ in sordina” e dopo sei mesi più massivamente. «Nell’ultimo anno e mezzo – precisa il direttore – ci siamo concetrati sull’ampliamento del portafoglio, partendo dalla componente computazionale e aggiungendo i vari “moduli”, ovvero le soluzioni di storage, backup e così via. Il cliente può effettuare la configurazione del proprio ambiente scegliendo tra le diverse opzioni, proprio come se si trattasse di un acquisto in conto capitale, ma poi paga in modalità TruScale».

Per quantificare i consumi effettivi e determinare la spesa mensile, chiaramente, è necessario implementare la componente di metering. «Esattamente come avviene per il computo dell’energia elettrica – prosegue Pozzoni – il cliente ha una un contatore che permette di misurare e contabilizzare l’utilizzo dei server, dello storage e delle altre soluzioni».

Le evoluzioni e l’adozione di TrueScale

Secondo le dichiarazioni di Pozzoni, oggi l’offerta TruScale dispone di una gamma tecnologica consistente, ma il portafoglio continuerà a evolvere per incontrare le nuove necessità IT, ad esempio con l’aggiunta di soluzioni specifiche per le applicazioni di intelligenza artificiale.

«Il modello proposto con TruScale non è una novità assoluta» precisa Pozzoni. «Alcuni competitor ci hanno preceduti, ma negli ultimi diciotto mesi abbiamo recuperato la distanza. La richiesta di soluzioni cloud-like è molto sentita sul mercato, da parte di molte aziende, indipendentemente dalla dimensione. Chiaramente, il target naturale di TruScale è composto dalla classe enterprise e global, ma intendiamo strizzare l’occhio anche alle medie imprese con un sizing di offerta adeguato alle loro esigenze».

Tuttavia, come ammette Pozzoni, non sempre le aziende sono sufficientemente mature per comprendere le opportunità di un modello consumption-based. «A volte – chiarisce – ci vengono chiesti due preventivi per mettere a confronto l’acquisto in conto capitale e in modalità TruScale. Quando succede, tipicamente vince il Capex. Se il cliente chiede di valutare anche le alternative, significa infatti che non è ancora pronto per comprenderne appieno i benefici dell’approccio TruScale. Il modello pay-as-you-grow infatti presuppone un modo completamente diverso di gestire i flussi finanziari e serve un cambio di mentalità. Ci arriveremo».

I vantaggi del modello pay-as-you-grow

Quando si valuta la modalità consumption-based bisogna effettuare un certo tipo di valutazioni. «Con TruScale – chiarisce Pozzoni – Lenovo offre al cliente l’opportunità di negoziare un prezzo upfront. A partire dall’acquisto di una capacità iniziale, il costo di eventuali incrementi viene fissato per i prossimi tre anni, con una cifra di “x” dollari o euro per gigabyte. Scegliendo la modalità Capex, invece, il cliente è costretto a comprare una soluzione con una capacità più elevata rispetto alle necessità contingenti, per essere sicuro di fronteggiare le esigenze future». Sintetizzando, il rischio di acquistare in conto capitale è andare incontro a un inevitabile spreco di risorse, senza neanche la garanzia di un prezzo bloccato e prevedibile per gli upgrade.

«Lenovo – conclude Pozzoni – sta spingendo pesantemente sull’offerta TruScale perché è laddove il mercato si sta indirizzando. Difficilmente nei prossimi cinque anni le aziende propenderanno per un’opzione full public cloud. Piuttosto prevarrà la scelta ibrida e l’approccio pay-as-you-grow in ambienti on-premise aggiunge ulteriori possibilità di configurazione. Il nostro obiettivo è arrivare in tempi brevi, ovvero nell’arco di due-tre anni, a totalizzare il 30% delle vendite attraverso TruScale e il 70% in modalità Capex. In Italia vediamo molta curiosità sul tema, ma siamo ancora un po’ indietro rispetto ad altri Paesi europei come, ad esempio, la Francia, che sta raccogliendo una risposta estremamente positiva».

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