Il viaggio verso l’Hybrid It, con tutte le sue complessità e implicazioni, è stato il tema centrale di una recente Tavola Rotonda di redazione organizzata da ZeroUno in collaborazione con Fujitsu.
Un journey che, come spiega Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno, parte soprattutto dalla ricerca di flessibilità infrastrutturale a supporto del business. “Bisogna smontare i silos – prosegue – e costruire ambienti privi di rigidità e rischio di lock-in, aperti e fluidi, ovvero capaci di supportare la bimodalità dell’It [secondo la nota definizione di Gartner, in base alla quale i sistemi informativi devono garantire sia la robustezza e la flessibilità infrastrutturale per supportare un’efficace operatività, sia l’innovazione del business, con una doppia marcia, ndr]”. L’evoluzione infrastrutturale non implica solo l’introduzione di tecnologie cloud, ma un salto di pensiero e lo sviluppo di competenze ad hoc: “Il Cio – sottolinea il direttore – assume il ruolo più strategico di orchestratore di servizi ed è arrivato il momento di avere la capacità di compiere scelte disruptive”.
Stefano Mainetti Co-direttore Scientifico dell’Osservatorio Cloud e Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano
Lo shift culturale interessa anche le modalità di relazione It-Lob. “Secondo il campione dell’Osservatorio [un centinaio di medie e grandi aziende italiane, ndr] – dice il docente -, il 63% dei progetti cloud prevede la collaborazione tra Sistemi Informativi e Line of Business, mentre solo nel 2% dei casi le Lob agiscono in autonomia”. Agile è la parola magica di questa collaboration: “Lob e It – prosegue Mainetti – devono incontrarsi, comunicare, ridefinire workload per rilasci veloci ed eventuali cambi di rotta. Di pari passo, il rapporto tra It e vendor va concretizzandosi nel DevOps, che abilita la continous delivery (il modello di sviluppo agile va esteso oltre i confini aziendali e i team interni, nella relazione con il fornitore, ndr)”.
Il cloud computing ridisegna l’offerta
Lo tsunami cloud impatta anche il mondo dell’offerta: “I vendor – spiega Mainetti – si trovano dal gestire progetti complessi al vendere servizi semplificati, con ricavi non più immediati, ma differiti. Il rischio di questa commoditizzazione (si ragiona per ‘mattoncini elementari’) è la battaglia sui prezzi, per cui la sfida è trovare differenziali competitivi”.
Federico Riboldi Business Program Manager Marketing di Fujitsu
Verso l’agile e l’integrazione
La parola passa al tavolo di confronto. Demetrio Migliorati, Digital Workplace & Innovation di Banca Mediolanum, racconta: “Abbiamo portato su nuvola pubblica l’ambiente Office, con risultati straordinari in termini di continuità, performance e produttività”. Secondo Migliorati, l’as-a-service offre all’It la tranquillità necessaria per dedicarsi a progetti più strategici, mentre si cercano di attivare metodologie orientate all’Agile. L’intervento di Migliorati insiste inoltre sulla cultura del fallimento, che é necessaria per potere portare avanti progetti disruptive e deve partire dalla stessa dirigenza (“L’errore deve essere ammesso”), e sul tema delle Application Programming Interface: “Le Api sono l’elemento che sblocca l’innovazione e permette di creare valore, perché scatenano l’energia degli sviluppatori (ovvero, accelerano il software development attraverso il riuso di dati e librerie, ndr)”.
Enrico Luigi Toso Gto – Business Solution – Regulatory Risk & Control Specialist di Deutsche Bank
Walter Gnocchi It manager di un’azienda della grande distribuzione
L’integrazione è un tema su cui riflette anche Alberto Ronchi, Direttore Sistemi Informativi della Fondazione Istituto Auxologico Italiano: “la propensione aziendale verso il cloud è forte (anche nell’ottica di un continous updating infrastrutturale e applicativo), ma a fronte di tecnologie medicali altamente specializzate e soggette a lock-in, occorrono piattaforme per garantire l’interoperabilità”.
Uscire dalle logiche sartoriali
Daniele Cericola Cio di Banca Carige
Mainetti obietta che se l’on premise risulta competitivo su aree critiche, il cloud può restituire efficienza su funzionalità non core, ad esempio la collaboration o il disaster recovery. “Inoltre – aggiunge – questo modello potrebbe non essere sostenibile sul lungo periodo, mentre il PaaS (il futuro a tendere dell’It) permette di accelerare la delivery applicativa, tesaurizzando le esperienze altrui e le competenze di sviluppo interne”.
Marco Ravasi South Western Europe Is Sales Domain Leader Information Systems di Danone
Fujitsu, lo IaaS per ogni esigenzaIl cloud journey è un percorso da affrontare per gradi e non prevede un’unica ricetta. Per questo Fujitsu ha diversificato il portfolio di offerta su tre diverse opzioni di Infrastructure-as-a-Service, come spiega Davide De Nova, Service Presales Bid and Proposal Management della società nipponica. “Alle aziende che hanno l’esigenza di mantenere in-house i dati core – sintetizza De Nova -, proponiamo soluzioni di Enterprise Private Cloud attraverso i nostri sistemi iperconvergenti PrimeFlex che integrano server, unità storage e componenti di networking. L’offerta FUJITSU Cloud IaaS Trusted Public S5 (la denominazione evolverà a breve), erogata dai nostri datacenter e replicata nei cinque continenti, si indirizza invece ai clienti che necessitano di servizi standard e distribuiti globalmente”. Infine, la soluzione Private Hosted è disponibile oggi in venti Paesi ed è caratterizzata dalla prossimità al cliente. “Nel 2013, abbiamo definito il piano di investimenti per l’Italia e a fine 2014 abbiamo attivato il primo contratto su questa offerta, indirizzata ad aziende che necessitano di mantenere i dati in strutture locali, perché magari soggette ad audit”. A latere delle soluzioni IaaS,la multinazionale giapponese propone anche la Cloud Service Management Platform, ovvero un portale che consente agevolmente di orchestrare ambienti cloud multiprovider, grazie all’utilizzo delle Api e a una serie di funzionalità per il data management, la gestione di accessi e identità, il resource provisioning & reporting ecc. “Il nostro modello di gestione – conclude De Nova – è assolutamente blended, ovvero include l’erogazione dei servizi da risorse locali o Rim (Remote Infrastructure Management)”. |