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Cloud application e modernizzazione: guida alle strategie e alle soluzioni



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Non basta migrare le applicazioni in cloud: servono strategie mirate per garantire agilità e sicurezza. I 5 approcci individuati da Gartner, le funzionalità chiave delle CNAP e le offerte dei principali vendor

Pubblicato il 10 set 2025



Cloud application

Le imprese che vogliono restare competitive stanno puntando sempre più sulle cloud application per rendere i propri processi più agili, scalabili e innovativi. Non si tratta solo di migrare applicazioni in cloud, ma di adottare un nuovo paradigma che consenta di progettare software resiliente, integrato con l’intelligenza artificiale e pronto a evolversi con le esigenze del business. Per farlo, serve una visione chiara delle strategie di modernizzazione disponibili, dei criteri per scegliere la piattaforma giusta e delle opportunità che il cloud-native può offrire.

Perché puntare sulle cloud application: vantaggi per le aziende

Le cloud application sono oggi un elemento chiave per le imprese che vogliono evolvere rapidamente i propri sistemi informativi, ridurre la complessità operativa e abilitare nuove forme di innovazione.

Rispetto alle applicazioni legacy, le soluzioni cloud-based consentono di rispondere più velocemente alle esigenze del business, di adattarsi ai picchi di domanda, di integrare facilmente nuove tecnologie (come l’AI) e di migliorare la resilienza complessiva dei processi aziendali.

Il passaggio verso architetture moderne, costruite su paradigmi cloud-native, non si traduce solo in un cambiamento tecnologico, ma in un salto di paradigma nella gestione del ciclo di vita applicativo: sviluppo, test, deployment e governance diventano più veloci, automatizzati e allineati con gli obiettivi di business.

Efficienza operativa e scalabilità

Le cloud application permettono alle aziende di ottimizzare l’efficienza operativa grazie alla capacità di scalare dinamicamente le risorse in base al carico di lavoro. Questo è possibile grazie ai modelli cloud-native, che si basano su microservizi, container e orchestratori come Kubernetes, e su ambienti serverless che eliminano la necessità di gestire manualmente l’infrastruttura.

La scalabilità non è solo una questione di prestazioni, ma anche di ottimizzazione dei costi: si pagano solo le risorse effettivamente utilizzate, evitando sprechi tipici delle architetture tradizionali.

Le piattaforme di cloud application più evolute permettono oggi di ottenere autoscaling intelligente, bilanciamento del carico automatizzato e aggiornamenti continui, garantendo così continuità operativa e alte performance senza complessità gestionale.

Innovazione continua e integrazione con AI

Le cloud application rappresentano un abilitatore naturale per l’innovazione continua, grazie alla possibilità di integrare rapidamente nuove funzionalità e tecnologie senza dover intervenire sull’infrastruttura sottostante. Questo approccio consente alle aziende di ridurre il time-to-market e sperimentare soluzioni evolute in tempi molto più rapidi rispetto ai sistemi tradizionali.

Uno dei fattori più significativi in questa direzione è l’integrazione con l’intelligenza artificiale. Le piattaforme cloud, soprattutto in ambito PaaS e SaaS, offrono componenti AI nativi o facilmente integrabili nei flussi applicativi: dai modelli generativi per la scrittura del codice ai motori di analytics predittivi fino ai sistemi di automazione intelligente per la customer experience.

Secondo i dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il 43% delle aziende italiane ha avuto l’opportunità di sperimentare l’AI proprio attraverso applicazioni SaaS, mentre le soluzioni PaaS sono utilizzate per accedere a modelli AI all’avanguardia, ottimizzando costi e tempi di sviluppo.

Anche i principali provider evidenziano questo trend: molte piattaforme cloud-native offrono funzionalità AI-assisted, come orchestrazione intelligente delle risorse, strumenti di AI coding, analisi predittiva delle prestazioni o componenti specifici per sviluppare agenti AI. Questi strumenti non solo migliorano l’efficienza, ma aprono nuove possibilità di personalizzazione, automazione e valorizzazione dei dati aziendali.

Sicurezza, governance e conformità by design

Le cloud application moderne sono progettate per integrare la sicurezza e la governance fin dalle fasi iniziali del ciclo di vita applicativo. A differenza delle soluzioni on-premise, dove spesso questi aspetti vengono gestiti a posteriori, le architetture cloud-native permettono di incorporare policy di sicurezza, controllo degli accessi e configurazioni di compliance direttamente nel codice e nei workflow di deployment.

Questo approccio security by design è abilitato da funzionalità avanzate come:

  • Gestione automatizzata delle credenziali e dei segreti
  • Auditing continuo delle configurazioni
  • Implementazione di pipeline DevSecOps con controlli integrati nelle fasi di build e release
  • Capacità di monitoraggio end-to-end delle applicazioni, dalle componenti infrastrutturali fino all’esperienza utente

Nonostante i progressi tecnologici, le sfide organizzative rimangono centrali: secondo i dati dell’Osservatorio Cloud Transformation, il 43% delle imprese italiane indica nella sicurezza una delle principali criticità nella gestione della nuvola.

Per affrontare queste complessità, le aziende devono adottare cloud application che sfruttano al massimo le capacità native delle piattaforme di riferimento, come i sistemi di identity management integrati, la cifratura automatica dei dati, i controlli granulari sui privilegi, e strumenti per la gestione dei rischi e della conformità normativa (es. GDPR, ISO 27001).

In questo modo, la sicurezza non è più un vincolo alla trasformazione digitale, ma un fattore abilitante per applicazioni agili, affidabili e conformi.

Cloud-native: il modello di riferimento per le cloud application

Adottare il cloud non significa semplicemente spostare le applicazioni su un’infrastruttura virtuale. Per ottenere benefici concreti in termini di agilità, efficienza e innovazione, è necessario ripensare profondamente l’architettura applicativa. In questo scenario, il paradigma cloud-native si impone come il nuovo standard di riferimento.

Cos’è un’applicazione cloud-native e perché supera il lift-and-shift

Un’applicazione cloud-native è costruita fin dall’inizio per operare all’interno di ambienti cloud, sfruttando meccanismi come l’orchestrazione dei container, l’autoscaling e il bilanciamento del carico. La differenza rispetto al semplice lift-and-shift è sostanziale: mentre quest’ultimo si limita a spostare l’applicazione in cloud così com’è, mantenendo spesso le stesse rigidità architetturali, il modello cloud-native consente di ripensare l’intera logica applicativa per renderla più flessibile, modulare e resiliente.

Nel lift-and-shift l’infrastruttura viene virtualizzata, ma le inefficienze strutturali restano: le applicazioni possono risultare ancora difficili da aggiornare, scalare o integrare. Al contrario, un approccio cloud-native consente di sfruttare funzionalità native del cloud, come il provisioning automatico delle risorse, i servizi gestiti (es. database, cache, API gateway), e strumenti di observability per il monitoraggio continuo delle performance.

Questo si traduce in una maggiore efficienza operativa, una riduzione del time-to-market e una migliore capacità di reazione ai cambiamenti del mercato. Inoltre, applicazioni progettate nativamente per il cloud possono integrare rapidamente nuove funzionalità, come moduli di intelligenza artificiale, senza interventi strutturali complessi.

In sintesi, mentre il lift-and-shift può rappresentare un primo passo tattico, è il cloud-native ad abilitare una vera trasformazione applicativa sostenibile e a lungo termine.

Le piattaforme più evolute per sviluppare e gestire cloud application

Per valorizzare al massimo i vantaggi delle cloud application, le aziende devono affidarsi a piattaforme in grado di gestire non solo l’infrastruttura sottostante, ma anche l’intero ciclo di vita applicativo, dallo sviluppo al deployment, fino alla gestione operativa e alla sicurezza.

Le cloud-native application platform (CNAP) rappresentano oggi lo standard di riferimento. Si tratta di ambienti integrati che offrono funzionalità avanzate per costruire, eseguire e monitorare applicazioni moderne, senza richiedere la gestione diretta dei componenti infrastrutturali.

Le CNAP svolgono un ruolo strategico nella trasformazione digitale delle imprese perché combinano automazione, scalabilità, osservabilità e supporto all’intelligenza artificiale in un’unica soluzione coerente. Tuttavia, non tutte le piattaforme sono uguali: per scegliere la più adatta è fondamentale valutarne le caratteristiche tecniche, il livello di integrazione e il supporto ai linguaggi e framework utilizzati in azienda.

Caratteristiche delle cloud-native application platforms (CNAP)

Una CNAP moderna deve includere una serie di funzionalità obbligatorie per rispondere alle esigenze delle aziende:

  • Runtime applicativo gestito, che supporti diversi tipi di workload (web, mobile, microservizi, AI/ML, analytics) senza richiedere provisioning manuale
  • Deployment automatizzato, integrabile con pipeline DevOps
  • Autoscaling, per adattare dinamicamente le risorse al carico
  • Monitoraggio e observability integrati, con raccolta di log, metriche e tracce per migliorare l’affidabilità e i livelli di servizio

Accanto a queste, vi sono anche caratteristiche comuni che ne potenziano l’efficacia:

  • Gestione completamente as-a-service, con aggiornamenti e patch automatici
  • Supporto a container e serverless
  • Tool di sviluppo e IDE estendibili, per accelerare la scrittura e il test del codice
  • Modelli AI-assisted per l’orchestrazione intelligente delle risorse
  • Integrazione semplificata con servizi esterni come database, broker di eventi e cache

Inoltre, le migliori CNAP includono meccanismi avanzati di sicurezza, alta disponibilità e disaster recovery, offrendo un’infrastruttura resiliente senza richiedere interventi manuali da parte del team IT.

Queste caratteristiche rendono le CNAP strumenti fondamentali per abilitare una modernizzazione applicativa sostenibile, capace di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e alle esigenze di business con rapidità e controllo.

I vendor leader secondo Gartner: AWS, Google Cloud, Microsoft, Red Hat, Salesforce

Secondo il Magic Quadrant 2025 di Gartner per le cloud-native application platform, i vendor leader sono quelli in grado di combinare ampiezza di offerta, capacità di esecuzione, innovazione tecnologica e una visione strategica coerente con l’evoluzione del mercato. Tra questi spiccano AWS, Google Cloud, Microsoft, Red Hat e Salesforce (Heroku), ciascuno con approcci differenti, ma complementari.

AWS è uno dei player più completi, grazie a una vasta gamma di servizi tra cui AWS Lambda (serverless), App Runner (container), Amplify (sviluppo front-end) e Bedrock per l’integrazione dell’AI. Offre flessibilità e profondità funzionale, ma richiede competenze elevate per navigare la complessità dell’ecosistema.

Google Cloud si distingue per la semplicità e la coerenza delle sue soluzioni, in particolare con Cloud Run (serverless/container) e Firebase per lo sviluppo mobile e web. La forte integrazione con Vertex AI e Gemini lo rende particolarmente adatto a chi vuole combinare sviluppo cloud e intelligenza artificiale.

Microsoft Azure propone un’offerta articolata e integrata con il mondo enterprise. Azure App Service, Functions e Container Apps coprono i principali scenari di modernizzazione, mentre Azure AI Foundry consente di costruire agenti AI in modo nativo. L’integrazione con gli ambienti Microsoft è un vantaggio per le aziende già inserite nell’ecosistema.

Red Hat punta sulla flessibilità multicloud attraverso OpenShift, disponibile come servizio gestito su AWS, Azure, Google Cloud e IBM Cloud. La forza di Red Hat risiede nell’approccio open source e nella portabilità delle applicazioni, oltre che in una solida strategia DevSecOps e nel supporto alle architetture Kubernetes-based.

Salesforce (Heroku) completa il quadro con una piattaforma orientata a semplificare lo sviluppo e il deployment di applicazioni attraverso un modello PaaS puro. Heroku è particolarmente apprezzato per la user experience sviluppatore-centrica e per l’ecosistema di add-on e strumenti di integrazione.

Questi vendor si distinguono non solo per le funzionalità tecniche, ma anche per il livello di supporto allo sviluppo AI-native, la maturità dei servizi serverless e la capacità di garantire portabilità, sicurezza e affidabilità su scala enterprise.

Le funzionalità avanzate per l’AI e lo sviluppo low-code

Le piattaforme cloud-native più evolute stanno integrando funzionalità avanzate di intelligenza artificiale e strumenti di sviluppo low-code/no-code per accelerare l’adozione delle cloud application e democratizzare l’accesso all’innovazione.

Da un lato, l’intelligenza artificiale è sempre più presente come componente nativa delle CNAP, abilitando l’orchestrazione intelligente delle risorse, il supporto alla scrittura del codice tramite AI generativa, e l’analisi predittiva di log, metriche e anomalie. Ad esempio, Amazon Bedrock, Azure AI Foundry e Vertex AI permettono di integrare modelli AI direttamente nei flussi applicativi o nei microservizi, rendendo le piattaforme ideali per sviluppare AI agent o applicazioni data-driven.

Dall’altro lato, i vendor stanno investendo in strumenti low-code per semplificare lo sviluppo anche a team non specialistici. Queste interfacce consentono di assemblare funzionalità complesse tramite componenti preconfigurati, riducendo i tempi di delivery e il carico di lavoro sugli sviluppatori. Salesforce, con Heroku e i suoi strumenti drag-and-drop, è tra i più attivi su questo fronte, ma anche Microsoft e Google stanno integrando strumenti simili nelle rispettive piattaforme.

La convergenza tra AI e low-code consente di:

  • Creare rapidamente prototipi e MVP con funzionalità evolute
  • Ridurre le barriere d’accesso per utenti di business
  • Automatizzare attività ripetitive nello sviluppo e nella gestione operativa

Questo rende le CNAP strumenti strategici non solo per modernizzare il parco applicativo esistente, ma anche per abilitare nuovi modelli di innovazione distribuita, coinvolgendo più attori nell’evoluzione del software aziendale.

Le principali strategie per adottare cloud application

L’adozione efficace delle cloud application non passa solo dalla scelta della tecnologia, ma soprattutto dalla definizione di una strategia di modernizzazione coerente con gli obiettivi di business, le caratteristiche del portafoglio applicativo e il livello di rischio accettabile.

Molte imprese intraprendono iniziative di cloud migration o application modernization senza una chiara analisi delle cause che rendono obsolete o poco efficaci le applicazioni esistenti. Questo porta spesso a risultati deludenti: costi imprevisti, ritardi, scarsa integrazione con i processi aziendali.

Gartner (Gartner, Decision Point for Choosing a Cloud Migration Strategy for Your Application) propone un framework strutturato per valutare e scegliere l’approccio più adatto alla modernizzazione, basato su due elementi:

  • L’identificazione dei driver di modernizzazione (come business fit, agilità, costi, rischi)
  • La valutazione del layer da migliorare (funzionalità, architettura o tecnologia)

Rehost, revise, rearchitect, rebuild o replace: i 5 approcci a confronto

Nel report di Gartner si evidenziano cinque approcci principali alla modernizzazione e migrazione in cloud, ciascuno con impatti, vantaggi e rischi differenti:

  • Rehost (“lift and shift”): si sposta l’applicazione su un’infrastruttura cloud senza modificarne il codice. È rapido, poco costoso e a basso rischio, ma non risolve le limitazioni architetturali o funzionali.
  • Replatform (o revise): si effettuano minime ottimizzazioni per sfruttare alcune funzionalità cloud (es. database gestiti, bilanciamento del carico), pur mantenendo la struttura di base dell’applicazione.
  • Rearchitect: si modifica l’architettura dell’applicazione per renderla più scalabile, modulare e integrabile (ad esempio, trasformandola in microservizi). È un approccio più complesso, ma consente benefici strutturali.
  • Rebuild: si riscrive completamente l’applicazione, mantenendo però le stesse funzionalità. Richiede tempo e risorse, ma offre l’opportunità di adottare pienamente i paradigmi cloud-native.
  • Replace: si sostituisce l’applicazione con una soluzione commerciale, spesso SaaS, modificando anche i processi aziendali. È indicato quando le funzionalità core non sono un fattore distintivo e la priorità è l’efficienza.

Come valutare l’approccio più adatto in base a obiettivi, costi e rischi

Scegliere il giusto approccio alla modernizzazione delle cloud application richiede una valutazione multidimensionale che tenga conto non solo dell’aspetto tecnico, ma anche degli impatti su business, tempi e costi. Il già citato report di Gartner propone un modello di analisi a tre livelli, utile per identificare la soluzione più coerente con le esigenze aziendali:

  1. Quali problemi bisogna risolvere?
    È necessario identificare i limiti dell’applicazione esistente attraverso i sei driver della modernizzazione:
    • Business fit: l’applicazione non risponde più ai requisiti del business
    • Innovazione: ostacola l’adozione di nuove tecnologie
    • Agilità: è lenta da aggiornare o modificare
    • Costo: è troppo onerosa da gestire
    • Complessità: difficile da mantenere
    • Rischio: comporta problemi di sicurezza, compliance o supportabilità
  2. Qual è la causa dei problemi?
    I sei driver possono essere ricondotti a tre layer principali:
    • Tecnologia (es. linguaggi obsoleti, ambienti rigidi)
    • Architettura (es. monoliticità, scarsa modularità)
    • Funzionalità (es. funzioni ridondanti, inefficaci o mancanti)
  3. Qual è l’approccio più efficace per intervenire?
    A seconda del layer critico, cambia l’approccio:
    • Se il problema è tecnologico, possono bastare rehost o replatform
    • Se è architetturale, è preferibile rearchitect
    • Se riguarda le funzionalità, servono rebuild o replace

Nel valutare ogni opzione, vanno anche considerati:

  • Tempo di implementazione e quindi il time-to-value
  • Livello di disruption sul business (es. processi da adattare, formazione necessaria)
  • Costo dell’intervento
  • Rischio operativo

La comunicazione con gli stakeholder è fondamentale: va chiarito cosa ci si può realisticamente attendere da ciascun approccio, evitando aspettative irrealistiche (es. che un semplice replatform migliori l’agilità di business). Un’analisi accurata permette di evitare sprechi e massimizzare il ritorno dell’investimento.

Orientarsi tra strategia, piattaforme e innovazione applicativa

Come si è visto, il passaggio verso modelli cloud-native consente di trasformare radicalmente la gestione del ciclo di vita applicativo, ma richiede una visione integrata tra obiettivi di business, capacità architetturali e scelte di piattaforma.

Non esiste un’unica strada valida per tutti. Le aziende devono valutare attentamente il proprio punto di partenza e adottare approcci graduali, in grado di bilanciare innovazione e controllo. Le strategie di modernizzazione (rehost, revise, rearchitect, rebuild, replace) devono essere scelte in funzione del valore atteso, dei vincoli tecnologici e della sostenibilità operativa.

In parallelo, la selezione della piattaforma giusta è oggi un fattore critico. I principali cloud provider offrono ecosistemi ricchi, ma con diversi livelli di integrazione, supporto AI e strumenti di sviluppo. È quindi essenziale definire criteri di valutazione chiari, che tengano conto non solo delle caratteristiche tecniche, ma anche della governance, della sicurezza, della portabilità e dell’evolutività nel tempo.Infine, l’integrazione con l’intelligenza artificiale apre nuovi scenari: dalle applicazioni che sfruttano modelli generativi per la scrittura del codice, fino ai flussi decisionali automatizzati basati su analisi predittive. Le cloud application diventano così il motore della trasformazione digitale, abilitando una maggiore velocità, resilienza e capacità di innovare.

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