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Arvind Krishna, CEO IBM: “Infonderemo l’intelligenza artificiale in ogni software e in ogni sistema nel XXI secolo”

A Think 2021, l’evento annuale di IBM per la seconda volta trasmesso in diretta streaming, il numero uno di “Big Blue” ha ribadito i motivi che spingono la trasformazione digitale verso l’adozione sempre più matura di cloud ibrido e AI. Nel suo intervento, tra le novità della multinazionale americana, ha annunciato il lancio del primo chip a 2 nanometri del mondo e Watson Orchestrate, una nuova soluzione interattiva di intelligenza artificiale progettata per aumentare la produttività personale in svariati settori

Pubblicato il 21 Mag 2021

Think 2021

Il 2020 è stato un anno eccezionale. E non soltanto per i motivi a tutti noti, legati all’arrivo della pandemia, ma anche perché “è stato il primo momento nella storia in cui la spesa relativa alla digital transformation si è velocizzata nonostante i Pil in calo”. A sostenerlo è Arvind Krishna, presidente e CEO di IBM, nel suo discorso introduttivo a Think 2021, l’evento di “Big Blue” tenutosi dall’11 al 14 maggio che, per il secondo anno consecutivo, è stato trasmesso in diretta streaming. Gli investimenti in trasformazione digitale sono un trend che, in base alle previsioni di IDC citate dal CEO, non si arresterà tanto presto, se è vero che nel prossimo triennio saranno spesi 7,4 trilioni di dollari: un terzo dell’intera economia statunitense o, da un’altra prospettiva, il 10% dell’economia globale.

“Guarderemo indietro a quest’anno e allo scorso come a quelli in cui il mondo è entrato nel secolo digitale a tutti gli effetti” ha sottolineato Krishna, ricordando le due tecnologie che determineranno il successo delle imprese, cloud ibrido e intelligenza artificiale, a onor del vero le stesse menzionate in occasione di Think 2020. Ciò che è cambiato, rispetto all’evento precedente, è la maturità nel padroneggiare queste tecnologie, insieme a una scelta di campo che non lascia spazio ad ambiguità.

foto Arvind Krishna
Arvind Krishna, presidente e CEO di IBM

Perché IBM punta tutto sul cloud ibrido

“Noi di IBM puntiamo tutto sul cloud ibrido” ha dichiarato perentorio il numero 1 della multinazionale, spiegando chiaramente le ragioni di questa sorta di endorsement: “Con il cloud ibrido, potete estendere i vostri data center al cloud, implementare qualsiasi applicazione in qualsiasi location in modo coerente e sicuro, costruire applicazioni cloud-native, connettere il back office al front office”.

Nonostante queste potenzialità, la strada verso la nuvola è ancora lunga, visto che solo il 25% dei carichi di lavoro è stato trasferito nel cloud fino a oggi. “L’approccio del cloud ibrido contribuisce a vincere le sfide che impediscono alle aziende di trasferirsi nel cloud. Per questo penso che il cloud ibrido definirà la strategia tecnologica delle imprese del prossimo decennio”.

In un mondo dominato dai dati, in cui la tecnologia informatica è diventata ormai centrale proprio per l’uso sempre più massivo dei dati, dalle auto alle fabbriche fino ai ripetitori telefonici, tutto questo è possibile grazie all’hybrid cloud. Per illustrarlo concretamente, il CEO ha introdotto il primo ospite all’interno del suo keynote, Tony Hemmelgarn, presidente e CEO di Siemens Digital Industries Software che ha messo in evidenza, con riguardo al cloud ibrido, la collaborazione fruttuosa con IBM nell’integrare MindSphere con Red Hat allo scopo di conferire maggiore flessibilità alla soluzione IIoT-as-a-Service di Siemens. “Un hybrid cloud aperto che consente di portare valore in tempo reale dai propri dati, ovunque essi risiedano” ha commentato Arvind Krishna.

AI, l’unico modo per dare senso alla marea di dati

La seconda tecnologia al centro dell’intervento del CEO, l’intelligenza artificiale, fa perno sulla quantità di dati la cui crescita, a detta di IDC, arriverà a sfiorare i 175 zettabyte entro il 2025. Uno zettabyte, ha esemplificato efficacemente Krishna, “equivale a una pila di blu-ray disc che arriva fino alla luna e ritorno 23 volte”. Per questo, “l’unico modo che conosciamo per dare un senso a questa esorbitante mole di dati è l’intelligenza artificiale che, a livello globale, è destinata a muovere quasi 13 trilioni di dollari in produttività entro il 2030, secondo uno studio di PWC. Allo stesso modo in cui abbiamo elettrificato ogni fabbrica e ogni macchina nel secolo scorso, infonderemo l’AI in ogni software e in ogni sistema nel ventunesimo secolo”. A supporto di questa affermazione, il CEO ha citato uno studio di IBM in base al quale il 43% degli specialisti IT ha riconosciuto che le aziende hanno accelerato l’implementazione dell’AI durante il 2020. Inoltre, il 50% del medesimo campione ha asserito che la scelta dei provider AI è avvenuta soprattutto in funzione della capacità di automatizzare i processi.

Da qui lo sforzo di IBM di portare l’intelligenza artificiale nei processi chiave delle organizzazioni: customer service, risorse umane, supply chain ecc. Un esempio è la partnership con CVS Health, la cui presidente e CEO, Karen Lynch, è stata invitata sul palco virtuale dell’evento: “Abbiamo fatto oltre 23 milioni di tamponi durante lo scorso anno e siamo arrivati a 17 milioni di vaccinazioni” ha detto la manager, riconoscendo l’importanza e il ruolo che IBM Watson ha ricoperto nell’alimentare l’intelligenza artificiale del gruppo, tale da sostenere una programmazione di 300 mila appuntamenti al giorno.

Ecco gli annunci a IBM Think 2021

Di trasformazione digitale si parla da anni, ha ammesso Arvind Krishnam, la differenza è che “avere delle solide basi digitali non è più visto come una fonte di vantaggio competitivo, bensì come una priorità esistenziale”. Da qui gli annunci a Think 2021 delle principali novità del colosso di Armonk. Anzitutto il primo chip a 2 nanometri del mondo. Costruito nell’Innovation Lab di Albany, rappresenta la più piccola architettura di transistor oggi esistente, in grado di ospitarne fino a 50 miliardi. Per dare l’idea, un capello umano ha 10 mila nanometri. “Questa nuova innovazione velocizzerà il progresso in molti settori: 5G, forse il 6G, l’edge computing, i sistemi autonomi, l’informatica quantistica e, ovviamente, l’AI”.

Il secondo annuncio è CodeNet, data set open source su larga scala. Con 40 milioni di campioni di codice e 700 milioni di righe di codice, può consentire all’intelligenza artificiale di comprendere e tradurre i linguaggi di programmazione. AutoSQL, invece, usa l’AI per automatizzare l’accesso, l’integrazione e la gestione dei dati senza doverli mai spostare.

L’ultimo annuncio si è focalizzato su una nuova soluzione interattiva di intelligenza artificiale chiamata Watson Orchestrate. Progettata per aumentare la produttività personale in svariati ambiti come quelli delle vendite, delle risorse umane e delle operation, non richiede alcuna competenza informatica per essere adoperata anche in combinazione con strumenti di collaborazione come Slack o business application quali Salesforce. Software richiamati non a caso da Arvind Krishna che ha voluto chiudere la sua introduzione dando la parola a Bret Taylor, presidente e COO di Salesforce, noto brand che a dicembre ha reso ufficiale l’acquisizione di Slack per 27,7 miliardi di dollari.

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