Città metropolitane come sfruttare al meglio i finanziamenti

Nel corso del workshop “La smart city del Pon Metro14-20: agenda digitale, sostenibilità urbana e inclusione sociale”, in occasione di ICitylab 2016, è emerso il ruolo del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (Pon Metro) per le 14 città individuate dalla legge 56 del 7 aprile 2014 o “legge Delrio” nell’accelerare l’innovazione urbana. Dalle esperienze dei protagonisti sembra però che siano in grado di sfruttare pienamente i finanziamenti soprattutto le città che hanno già avviato programmi di digitalizzazione. Per evitare il rischio di un ampliamento del divario nelle diverse aree del Paese è indispensabile mettere a fattor comune non solo le esperienze e i progetti, ma anche le piattaforme realizzate

Pubblicato il 09 Nov 2016

Le città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria a cui si aggiungono Roma Capitale e quattro delle Regioni a statuto speciale: Cagliari, Catania, Messina, Palermo) hanno numericamente un peso significativo: con quasi 21milioni abitanti e poco meno di 1300 Comuni sono chiamate a svolgere un ruolo guida nei processi di innovazione e sviluppo del Paese, anche se non sempre sembrano all’altezza del loro compito. La classifica ICity rate, l’indagine realizzata da Fpa che identifica la smartness delle città italiane, evidenzia che solo cinque città metropolitane (Milano, Bologna, Venezia, Firenze e Torino) hanno a oggi le potenzialità adeguate. La 21° posizione occupata da Roma, il 28° posto di Genova e, soprattutto, quelli delle città del Sud, mettono in luce la difficoltà di svolgere quel ruolo baricentrico assegnato ai comuni capoluogo (figura).

Figura: Posizionamento delle città metropolitane

Fonte: ICity Rate 2016

Condividiamo con i lettori l’auspicio di Gianni Dominici, Direttore Generale di Fpa, che, nel corso del workshop, ha sostenuto che “il Pon metro offre opportunità per rafforzare le posizioni di eccellenza e per superare le situazioni di debolezza”. Parliamo di quasi 900 milioni di euro spalmati su 3 obiettivi tematici: Agenda Digitale metropolitana (OT2, con circa 152 milioni di euro), sostenibilità dei servizi e della mobilità urbana (OT4 circa 318 milioni), servizi e infrastrutture per l’inclusione sociale (OT9, circa 536 milioni di euro complessivamente). A questi si sommano quasi 36 milioni per assistenza tecnica.
“Il programma è stato approvato, le amministrazioni locali si sono impegnate nella definizione di una strategia urbana che richiede uno sforzo di integrazione fra i diversi settori, sono stati stipulati gli atti di delega, tranne che per una città”, ha puntualizzato Massimiliano Pacifico, dell’Agenzia per la Coesione Territoriale che gestisce il Pon Metro.
Fra le novità del programma, apprezzate anche dagli amministratori intervenuti al workshop, la co-progettazione fra agenzia e realtà metropolitane, la volontà di fare rete per individuare le buone prassi, la scelta di strumenti articolati per misurare l’efficacia dei progetti basata su un sistema di monitoraggio che prevede un sistema informativo che tutte le amministrazioni dovranno alimentare.

Le esperienze delle città metropolitane

Le testimonianze delle città metropolitane evidenziano che i finanziamenti rappresentano un acceleratore per quelle che già hanno avviato programmi di innovazione a partire dalla definizione dell’Agenda digitale urbana.
“Il Pon Metro ci ha aiutato ad accelerare il percorso di evoluzione in atto grazie a maggiori risorse e alla possibilità di portare a un livello superiore la progettualità non limitandola all’ambito It”, ha sottolineato per esempio Francesco Colloca, funzionario Agenda Digitale del Comune di Genova, che sta operando su tre filoni di lavoro: il database topografico e il geoportale; il sistema per la protezione civile; la messa a sistema di tutti i dati relativi al bisogno sociale nell’area metropolitana.
Paola Pisano, Assessore Smart City e Innovazione, della Città di Torino, ricordando che l’analisi Pon in gran parte era stata già realizzata dalla giunta precedente e assunta dalla nuova salvo qualche modifica, precisa che l’Agenda Digitale, con un finanziamento di 8 milioni di euro, si articolerà sulla digitalizzazione dei processi amministrativi, il miglioramento dei servizi on line, l’interoperabilità dei sistemi dei Comuni afferenti all’area metropolitana.
Paola Ravenna, dirigente del Comune di Venezia, responsabile della progettazione europea che fin dall’inizio ha seguito il Pon Metro (a suo parere rappresenta il “coronamento della strategia urbana europea”), ha ricordato che la città di Venezia ha individuato un piano operativo con investimenti da 6,5 milioni per ciascuno dei programmi Agenda Digitale e Mobilità Sostenibile. Anche in questo caso l’Agenda Digitale non parte da zero, ma era stata avviata fin dal 2007, il Pon ha impresso un’accelerazione. Alessandra Poggiani, Direttore Generale di Venis, società in house del Comune di Venezia, ha indicato fra le priorità la creazione di un Crm per integrare tutti i servizi ai cittadini e la grande control room del territorio (allestita fin dal 2011 all’Arsenale nord di Venezia, è il centro di controllo per la gestione del Mose, raccoglie le previsioni meteo-marine provenienti da un’estesa rete di misuratori, elabora quelle di acqua alta e gestisce l’operatività delle paratoie ecc.).
Matteo Lepore, assessore all’Economia e promozione del Comune di Bologna ha ricordato i 6 milioni di euro del Pon dedicati all’Agenda Digitale metropolitana, focalizzata sull’estensione, a livello metropolitano, della rete civica e l’attuazione dello Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Si è anche scelto di dedicare una parte del budget al tema dei dati, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna che sui big data ha aperto un importante programma in collaborazione con l’Università e i centri di ricerca: “Può Bologna insieme alle altre città della regione rappresentare un asset a disposizione di una strategia nazionale? Possiamo immaginare insieme a Milano di costruire progetti per lo sviluppo del Paese?”, si è chiesto Lepore, ricordando che Bologna diventerà una città metropolitana da 1 milione di abitanti.
Ancora una volta il tema è come mettere a fattor comune le best practice per recuperare chi è rimasto indietro e non aumentare il digital divide fra i territori.

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