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Integrazione di tool DevOps: la soluzione sta nel cloud

La progressiva maturazione del comparto, con la comparsa di suite complete di tool pre-integrati e la diffusione di evolute catene di strumenti cloud-based, condurrà alla scomparsa del fenomeno ‘fai da te’ che costringe oggi i team di sviluppo e delivery delle applicazioni a integrare un complesso insieme di tool rendendo difficile l’attuazione dell’approccio DevOps. Forrester ci aiuta a capire i trend evolutivi di queste soluzioni

Pubblicato il 05 Giu 2017

Devops

Forrester, nel recente rapporto Report The Quest For Speed-Plus-Quality Drives Agile And DevOps Tool Selection (disponibile sul sito della società di analisi), fotografa l’attuale scenario negli ambienti di sviluppo e delivery delle applicazioni, in cui la coesistenza di molti, diversi tool disconnessi tra loro costringe i team di lavoro a utilizzare altri strumenti per aggregare dati e informazioni, e arrivare a stabilire lo stato di una release software. Quando poi i team all’interno dell’organizzazione utilizzano differenti tool per gestire i propri processi di delivery applicativa, la situazione si fa ancor più complicata.

La società di analisi evidenzia la disponibilità di numerose tipologie di soluzioni: si va da strumenti come OpsHub e Tasktop, per sincronizzare dati tra un’ampia varietà di strumenti di delivery applicativa e creare report, agli strumenti analitici, in grado per esempio di assemblare e analizzare i dati sull’uso del software da parte dell’utente. Ma stanno prendendo piede anche i tool che Forrester chiama di ‘value stream management’, e che applicano i principi del lean manufacturing alle metodologie di sviluppo software, per razionalizzare cicli e costi di progettazione. Cresce il ruolo dei tool che aiutano i team distribuiti a collaborare in tempo reale, per affrontare svariati problemi e sfide dello sviluppo software. Ed ora i problemi d’integrazione si cominciano ad affrontare anche con tecnologie come intelligenza artificiale (AI) e apprendimento automatico (machine learning), in grado di dotare bot e agenti software dell’intelligenza necessaria ad automatizzare operazioni ripetitive all’interno del ciclo di fornitura del software. Tool del genere permettono non solo di predire malfunzionamenti in infrastrutture complesse, ma anche di predisporre in modo automatico azioni preventive.

Tool on-premise: sono la norma, ma il futuro è nella nuvola

Allo stato attuale, i professionisti AD&D (Application Development and Delivery) hanno l’opportunità di ospitare nel cloud una parte, o anche l’intera catena, dei loro tool di sviluppo software. Solo per citare i nomi più noti, vendor come Amazon Web Services (AWS), Google, IBM, Microsoft offrono oggi la possibilità di ospitare una catena di strumenti open source nel loro cloud, in taluni casi andando anche oltre, attraverso lo sviluppo di propri servizi e strumenti DevOps in modalità ‘hosted’. Altra opzione in crescita sono i tool forniti da numerosi vendor in versione SaaS (software as a service) e hosted, che talvolta consentono ai team di sviluppo di liberarsi dall’onere d’implementare e gestire server di creazione delle build. In aggiunta, anche i tool di testing, specie quando si tratta di abilitare una collaborazione a livello aziendale sulla gestione dei processi di collaudo, stanno anch’essi migrando verso il modello SaaS. Nel segmento delle soluzioni per il controllo di versione, strumenti come Atlassian e GitHub sono ampiamente utilizzati. Infine, anche piattaforme complete di delivery, come Visual Studio Team Services di Microsoft, stanno registrando forti tassi di crescita.

Soluzioni cloud e SaaS per abilitare l’innovazione rapida

Gli strumenti concepiti in modo nativo per il cloud o le soluzioni SaaS hosted consentono ai vendor di innovare velocemente, e ai loro clienti di eliminare i mal di testa generati dalla preoccupazione di aggiornare il software o manutenere i server. Ed è proprio questo, secondo Forrester, che porterà i tool di sviluppo, test e fornitura ‘SaaS-based’ a una continua crescita di popolarità nel tempo, fino a far superare agli utenti le tradizionali diffidenze nei confronti del cloud. Ad esempio, la falsa convinzione che nella nuvola vi sia meno sicurezza rispetto ai rischi di intrusioni, meno privacy e protezione della proprietà intellettuale (IP) del codice, che si lascia migrare fuori dai confini del firewall aziendale: in realtà, fa notare Forrester, i fornitori di soluzioni SaaS possiedono spesso migliori e più mature pratiche di security rispetto ai propri clienti, per cui passare a queste soluzioni permette realmente di abbassare il livello di esposizione al rischio. Senza contare i risparmi capex e opex derivanti dal fatto di evitare l’acquisto e la gestione di un’infrastruttura di server, e la capacità di concentrarsi in modo totale sull’attività di sviluppo e fornitura del software.

Cloud e consolidamento dei tool segneranno la fine del ‘fai da te’

Più le catene di strumenti cloud-based diventano sofisticate, e più i fornitori realizzano suite complete di tool pre-integrati, più tra i team di sviluppo diminuirà l’esigenza di integrare in autonomia le soluzioni, prevede Forrester. E questo processo sarà favorito dalla convergenza di diversi trend che semplificheranno molto la tecnologia. Tra questi, la progressiva accessibilità delle catene di tool basate su cloud pubblico; l’accelerazione del processo di consolidamento di vendor e tool; la continua crescita d’importanza degli strumenti open source e, infine, la crescente interoperabilità dei tool di sviluppo delle applicazioni. In altre parole, invece di operare una standardizzazione su strumenti di sviluppo specifici, le organizzazioni preferiranno standardizzare su strumenti e piattaforme d’integrazione, che abilitino gli utenti a passare con fluidità da un tool a un altro.

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