La complessità della trasformazione, dalla prospettiva del vendor

La complessità di un percorso di trasformazione It, seppur non sia quasi mai solo tecnologica, ma soprattutto di tipo organizzativo e di processo, richiede competenze tecniche
molto approfondite. L’integrazione e la cooperazione tra team differenti è sfidante, ma i risultati positivi
sono garantiti.

Pubblicato il 17 Ott 2013

All’interno di un percorso di Ict-Business Transformation come quello affrontato da Vodafone serve una reale integrazione operativa tra It/Cio e vendor. Quest’ultimo deve saper supportare il processo di trasformazione tecnologica e di business dell’azienda utente.
Per capire meglio il tipo di rapporto che si è sviluppato tra i team di Vodafone e quelli di Ibm, abbiamo intervistato Maria Teresa Casati, Vodafone Italy Client Executive Communications Sector di IBM Italy. “Il progetto è stato gestito a ‘più mani’ dalla divisione It di Vodafone Italia, dalle persone che in Vodafone Technologies and Information Services, a livello europeo, si occupano delle infrastrutture data center e da IBM”, esordisce Casati. “I numerosi team coinvolti dalle due realtà del Gruppo Vodafone nonché le professionalità chiamate in causa da parte nostra hanno portato a un ‘super-team’ allargato che ha dovuto collaborare fianco a fianco lungo tutte le fasi del progetto. Un aspetto certamente di valore ma che, non nascondo, ha generato qualche complessità sul fronte organizzativo, anche legata al fatto che, essendo due ‘global company’, diversi skill interessanti provenivano dagli Stati Uniti”.

Maria Teresa Casati, Vodafone Italy Client Executive Communications Sector di IBM Italy

In particolare, IBM ha messo in campo un team interdisciplinare con competenze specifiche sul fronte dei sistemi e delle infrastrutture (proveniente dalla divisione STG, Systems and Technology Group), dei servizi tecnologici (con professionalità appartenenti alla divisione GTS, Global Technology Services) e dei servizi di business (con skill che operano solitamente nella divisione GBS, Global Business Services).
“Allineare le competenze e le esperienze di tutte le persone impegnate in questo progetto è stato sfidante, ma ci ha permesso di analizzare in modo approfondito, da tutte le angolazioni e prospettive possibili, le esigenze, gli obiettivi e i possibili scenari di trasformazione”, osserva Casati. “In concreto, abbiamo lavorato come system integrator mettendo a fattor comune le capacità e le esperienze dei vari team”.
Da un punto di vista meramente tecnologico, il team Migration Factory di IBM aveva il compito di garantire la sicurezza, l’efficacia e l’affidabilità del percorso di migrazione, limitando al minimo i rischi di downtime. Stiamo infatti parlando di un progetto di Infrastructure Migration che Vodafone ha deciso di affrontare per garantire un più efficace supporto, dal punto di vista delle performance tecnologiche, a una delle architetture applicative più complesse della società italiana, ma strettamente correlata al business (il CCBS-Customer Care and Billing System, dal quale dipendono logiche di time-to-market, customer care, qualità dei servizi erogati alla clientela, profitto, ecc.).
“Simulare il carico e le prestazioni di una infrastruttura nuova non è semplice quando si deve, di fatto, prevedere in anticipo anche il tipo di ambiente applicativo che si verrà a realizzare”, dettaglia la manager di IBM. “La criticità sulle prestazioni era tale da rendere necessaria l’esclusione di ogni rischio post migrazione. Sono quindi stati disegnati ed implementati dei complessi modelli di simulazione carico studiati ad hoc, in grado di fornire risposte dettagliate sulle possibili prestazioni future del sistema una volta ultimata la migrazione.”.
Uno dei must imposti da Vodafone era anche quello di mantenere la stessa release del Db Oracle esistente e non intervenire in alcun modo nello sviluppo software perché questo avrebbe significato modificare tutto l’ecosistema applicativo (attorno al CCBS-Customer Care and Billing System, infatti, ruotano oltre 200 applicazioni eterogenee).
“Se da un lato, dunque, il team Migration Factory ha lavorato sull’infrastruttura – prosegue Casati – dall’altro si è reso necessario l’intervento di competenze specialistiche sul fronte applicativo (AD&M, Application & Development team) affinché fosse analizzato nel minimo dettaglio l’impatto della migrazione e del refresh tecnologico su ogni singolo tassello dell’ecosistema presente in Vodafone e non vi fossero ricadute sugli utenti finali”.
La complessità di cambiamento richiede competenze tecniche molto approfondite: nel caso del percorso affrontato da Vodafone insieme a IBM sono stati necessari interventi da parte di esperti di AIX Technology (il sistema operativo ‘a bordo’ dei nuovi server Power System di IBM); skill specifici con conoscenze sul mondo Oracle e sulle infrastrutture database; esperti di migrazione infrastrutturale e di data migration; professionisti sul fronte applicativo con una visione chiara e approfondita del ‘landscape’ Vodafone… “La capacità di integrazione dei team è stata sicuramente uno degli elementi chiave sul fronte organizzativo e ci ha permesso di affrontare con successo il percorso di trasformazione – conclude Casati -. La tecnologia innovativa e performante ha fatto il resto. Va comunque sottolineata l’elevata e costante attenzione del management, a tutti i livelli, lungo tutte le fasi del progetto”.


Più potenza e flessibilità con ibm Power System

Il DB server cuore del CCBS-Customer Care and Billing System di Vodafone poggia ora su una infrastruttura server basata sui sistemi Unix IBM Power System dotati di processore Power7 di elevatissima potenza elaborativa, che non ne rappresenta però l’unico punto di forza. Uno dei grandi vantaggi di questo sistema consiste nella flessibilità di utilizzo che ne permette la scalabilità sia orizzontale che verticale. Ciò per garantire espansione alle infrastrutture IT mantenendo il massimo livello di disponibilità (High Availability), in perfetta aderenza alle esigenze di Vodafone.
“Alla base della flessibilità di questi server – spiega Maria Teresa Casati, Vodafone Italy Client Executive Communications Sector di IBM Italy – sono le esclusive funzioni di virtualizzazione insite nell’architettura Power System (PowerVM), di derivazione IBM mainframe e senza equivalenti sul mercato server Unix/Linux, che consentono il supporto di carichi di lavoro in evoluzione e crescita garantendo la perfetta ottimizzazione delle risorse hardware e la massima flessibilità e semplicità di configurazione dinamica”.
La virtualizzazione delle componenti fisiche di I/O permette di configurare ambienti completamente separati nell’ambito dello stesso server fisico, è possibile ad esempio ospitare nella massima sicurezza ambienti di produzione e test, con evidenti vantaggi in termini di costi e flessibilità.
“La famiglia di processori Power offre i massimi valori di potenza per core disponibili sul mercato Unix/Linux assicurando tra l’altro notevoli risparmi sui costi di licenze software. AIX è il sistema operativo Unix di IBM, perfettamente aderente ai suoi standard e indiscusso leader di mercato”, conclude Casati. I Power System possono comunque ospitare altri sistemi operativi, come Linux on Power.

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