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Cisco: la tecnologia per ridisegnare il workplace del futuro

La multinazionale spiega la sua visione per costruire ambienti di lavoro adatti all’hybrid work e racconta l’esperienza vissuta all’interno della sede newyorkese.

Aggiornato il 28 Mar 2023

KEY POINTS:– Il 98% delle riunioni vede la partecipazione di almeno un utente in remoto – L’85% delle aziende adotta abitualmente due o più piattaforme di meeting virtuali – Nella nuova sede Cisco ci sono più spazi per la collaborazione (70%) rispetto a quelli per il lavoro individuale (30%).

Come dovremo immaginarci gli spazi lavorativi del futuro? L’emergenza Covid è stata un banco di prova per testare l’efficacia e i vantaggi del remote working, fornendo interessanti spunti di riflessione per rimodulare i processi aziendali all’insegna della flessibilità. Oggi però bisogna capire come bilanciare presenza e distanza, ma soprattutto come creare uffici “a valore aggiunto”, che offrano esperienze immersive e gratificanti, attraggano i talenti e favoriscano il rientro in azienda.

Cisco propone una ricetta futuribile per l’hybrid work basata sull’uso pervasivo dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie di collaboration, sperimentando direttamente l’efficacia del modello all’interno della propria sede newyorkese.

Durante la recente conferenza stampa dedicata al “Future of Work”, la multinazionale ha avuto l’opportunità di condividere visioni, progetti e soluzioni per ottimizzare gli ambienti lavorativi, mettendo efficienza, sostenibilità e benessere al centro dell’attenzione.

Ridisegnare l’ufficio per il lavoro ibrido

«Dopo l’emergenza pandemica – esordisce Michele Dalmazzoni, Direttore Collaboration di Cisco per Sud Europa, Francia e Israele – nulla sarà più come prima. Ma come deve essere? Le aziende stanno cercando di capire come riorganizzare il lavoro e gli spazi. Lavorare da casa non è banale e ha forti implicazioni su chi si trova in ufficio. Basti pensare che il 98% delle riunioni vede la partecipazione di almeno un utente da remoto».

Per le imprese si tratta quindi di ragionare sull’approccio all’hybrid working. Secondo una ricerca McKinsey condotta nel 2022, il 68% delle organizzazioni ancora non aveva pensato a quale direzione prendere.

«Eppure – sottolinea Dalmazzoni – l’approccio al lavoro ibrido è fondamentale anche per attrarre i talenti, anzi diventa un vero fattore differenziante quando l’azienda non solo permette di lavorare da casa, ma fornisce anche gli strumenti necessari per un’esperienza ottimale».

Ecco perché si sta progressivamente assistendo al revamping o refitting degli ambienti lavorativi, nell’ottica di bilanciare correttamente le attività in presenza e da remoto.

Le soluzioni per costruire un workspace intelligente

«L’ufficio – prosegue Dalmazzoni – va concepito come luogo fisico con tutta una serie di estensioni digitali, ad esempio potenziando le tecnologie e gli spazi per la video collaboration».

La tecnologia insomma è la chiave per evolvere il workspace e come dichiara Dalmazzoni «Cisco ha un portfolio completo per supportare il lavoro ibrido, fornendo apparati di rete e dispositivi, soluzioni di sicurezza per cloud e networking, sistemi di collaboration».

In particolare, il Direttore porta l’attenzione su due trend tecnologici che giocheranno un ruolo fondamentale nell’ammodernamento degli uffici. La sostenibilità e la riduzione dei consumi energetici sono un driver importante nel ridisegno del workplace e il Power over Ethernet, secondo Cisco, oggi rappresenta un’opportunità concreta per ottenere risparmi significativi.

Il secondo elemento che sta rivoluzionando i luoghi di lavoro strizza l’occhio all’Internet of Things: i dati provenienti dai sensori e dai device degli uffici intelligenti, se opportunamente incrociati ed analizzati, permettono di ottenere insights preziosi per la sostenibilità degli edifici e il wellbeing dei dipendenti.

Qui si inserisce, come spiega Enrico Miolo, Leader della divisione Collaboration, la nuova piattaforma Cisco Spaces, che permette di collezionare e processare la miriade di informazioni provenienti dallo spazio fisico, sfruttando i dispositivi connessi in rete.

Tra questi, gli apparati per l’accesso Wi-Fi, i sensori per misurare la qualità dell’aria e rilevare la quantità di luce durante la giornata, gli strumenti per monitorare la temperatura e l’umidità delle sale, le telecamere per le video conferenze, i sistemi contapersone. In questo modo si ottengono evidenze utili a migliorare l’organizzazione degli spazi e delle attività, riducendo i costi e migliorando la qualità dell’ambiente lavorativo.

Dettagliando le caratteristiche di Spaces, Miolo sottolinea l’impegno di Cisco nel costruire una piattaforma aperta, che permetta di gestire da un unico punto dispositivi e applicazioni differenti, all’interno di ecosistemi eterogenei e multivendor.

Come dichiara Miolo, l’interoperabilità delle soluzioni e la collaborazione tra partner è quanto gli utenti si aspettano dal mercato, in un mondo sempre più multipiattaforma. Secondo un’indagine Cisco, infatti l’85% delle aziende adotta abitualmente due o più piattaforme di meeting virtuali e il vendor offre una soluzione che permette di orchestrare centralmente i diversi servizi. “Siamo sempre stati agnostici rispetto alle tecnologie” evidenzia Miolo. “I nostri dispositivi, infatti, sono progettati per funzionare con qualsiasi piattaforma di collaboration”.

Cisco ridisegna l’ufficio del futuro a New York

Se Dalmazzoni ha inquadrato la visione aziendale sull’hybrid work e Miolo ha approfondito gli updates tecnologici, il collegamento con le sedi di Oslo e New York hanno fornito un esempio concreto sulle potenzialità del portfolio Cisco.

La video conference con l’ufficio norvegese ha permesso di apprezzare le funzionalità di Cisco Room Panorama, una soluzione di telepresenza destinata alle executive boardroom che permette un’esperienza immersiva, con vista a 360 gradi e sistema audio direzionale.

L’ufficio della Grande Mela, che supporta attualmente oltre cinquecento impiegati, rappresenta invece il prototipo del nuovo workplace secondo Cisco.

Situato nel cuore di Manhattan e operativo dal 2005, è stato completamente riprogettato a partire dall’aprile 2020, per conseguire quattro principali obiettivi: abilitare gli spazi per l’hybrid work, stimolando la collaboration; perseguire gli obiettivi di sostenibilità di Cisco (riducendo le emissioni di Co2 e il consumo di energia grazie al Power over Ethernet); favorire la salute e il benessere dei dipendenti (ad esempio, gestendo la presenza nelle sale, monitorando la qualità dell’aria, minimizzando i rumori esterni); sfruttare le informazioni provenienti dall’edificio digitalizzato e dalla rete per gestire e migliorare il workplace (grazie a Cisco Spaces).

Come dichiarato da Mark Miller, Director, Global Collaboration Center of Excellence, di Cisco, se il lavoro ibrido permette al dipendente di organizzarsi come preferisce, alternando presenza in ufficio e attività da remoto, ecco che la progettazione degli edifici deve essere ripensata. «Il workplace – dichiara Miller – diventa il luogo dove i dipendenti possono collaborare, imparare e socializzare (mentre i lavori “di concentrazione” vengono svolti da casa, ndr). Oggi, all’interno della nostra sede di New York, il 70% degli spazi è dedicato alla collaboration e solo il 30% al lavoro individuale, mentre prima era esattamente il contrario. I luoghi di collaborazione aggiunti sono stati pensati per piccoli gruppi di massimo cinque persone, perché tendenzialmente oggi si lavora in team ristretti».

L’esperienza dei lavoratori e gli spostamenti all’interno dell’edificio sono ottimizzati grazie all’ampio portfolio di soluzioni Cisco, tra cui i pannelli Room Navigator che informano sulle condizioni e l’affollamento delle sale.

Come sottolinea Miller, la tecnologia è la chiave per disegnare e ottimizzare la gestione delle strutture lavorative (basti pensare alle possibili applicazioni analitiche abilitate da Cisco Spaces), mentre la rete gioca un fattore primario per la sostenibilità (la connettività permette di raccogliere informazioni dall’ambiente, i dispositivi possono essere alimentati tramite PoE).

Se il polo newyorkese è stata la prima struttura di Cisco a essere ridisegnata secondo una concezione più “smart” del Real Estate, per soddisfare le esigenze della realtà ibrida, l’obiettivo della multinazionale è estendere il nuovo approccio anche alle altre sedi, consolidando un modello che servirà di ispirazione alle aziende clienti.

Venywhere, il connubio tra lavoro ibrido e smart city

Tuttavia, i progetti di Cisco per l’hybrid work escono dagli uffici aziendali e si aprono all’ambiente urbano nella sua totalità.

In collaborazione con Fondazione di Venezia e Università Ca’ Foscari, la multinazionale infatti ha lanciato Venywhere, l’iniziativa per ripopolare la città lagunare trasformandola in una meta appetibile per i nomadi digitali, i lavoratori da remoto e le aziende.

Il progetto è partito a marzo 2022, con l’obiettivo di studiare le modalità per fare convergere hybrid work e smart city, sfruttando le potenzialità delle tecnologie Cisco. Oggi si tratta di fare qualche considerazione.

«Sedici nostre persone – spiega Gianpaolo Barozzi, Director, Purpose Innovation, di Cisco – si sono trasferite a Venezia per 3 mesi, cercando di capire come vivere il lavoro ibrido in modo profondo all’interno della città».

L’esperimento effettuato ha evidenziato alcune tendenze interessanti. Innanzitutto bisogna puntare alla costruzione delle Smart Working Cities, dove i servizi che permettono alle persone di lavorare si trovano a una distanza percorribile a piedi (camminando per una quindicina di minuti). Tale modelli, trasformando il pendolarismo in mobilità, infatti favorirebbe il benessere psicofisico.

Per garantire maggiore flessibilità, andrebbero costruiti workplaces aperti, all’interno di strutture polivalenti e non convenzionali, che permettono alla persona di lavorare ovunque, ottenendo continuità tra vita privata e professionale.

«Spesso – prosegue Barozzi – si ritiene che l’hybrid work isoli le persone e rallenti la crescita professionale. Invece le nostre persone hanno ottenuto performance migliori lavorando a Venezia piuttosto che in ufficio». Instaurare un rapporto basato su fiducia e autonomia quindi permetterebbe di sviluppare maggiormente le potenzialità individuali.

Infine, ultima considerazione, se le persone si sentono connesse all’azienda, percepiscono la giusta attenzione da parte del management, otterranno risultati migliori indipendentemente da dove lavorino.

«L’esperienza di Veniwhere – conclude Barozzi – ci ha permesso di cogliere trends interessanti, ma non rimarrà un’iniziativa isolata. A settembre partirà l’edizione 2.0 e lanceremo altri progetti analoghi a Rodi, negli Stati Uniti, nel Sud Italia e in Africa. Cerchiamo la collaborazione di altre aziende, perché per lo sviluppo di simili iniziative il supporto dell’ecosistema è fondamentale».

Articolo originariamente pubblicato il 14 Feb 2023

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