Assinform: IT in Italia ancora in calo ‘Forte crisi, il Governo intervenga’

Presentati i dati del primo semestre 2011: -2,4% per l’intero settore ICT, -1,7% per il solo IT. “E con la finanziaria peggiorerà. Necessarie immediate misure per la digitalizzazione della Pa", dice Paolo Angelucci, Presidente dell’associazione

Pubblicato il 28 Set 2011

“Non è andata affatto bene”. Così Paolo Angelucci, presidente di Assinform, ha introdotto i dati del mercato ICT italiano nel primo semestre 2011, elaborati come di consueto da NetConsulting. Il settore in Italia è calato del 2,4% a 28.913 milioni di euro, con entrambe le componenti in flessione: l’IT dell’1,7% (8.763 milioni) e le tlc del 2,7% a 20.150 milioni.
Angelucci ha parlato apertamente di forte crisi di mercato, “con rischio di ulteriore peggioramento per gli eventi estivi, e in particolare per le caratteristiche recessive della manovra finanziaria”. Scendendo nel dettaglio del solo mercato IT, il calo è in effetti inferiore al primo semestre 2010 (-2,5%) e ovviamente al tremendo -9% del primo semestre 2009. La componente che è andata meglio è il software, in lievissima crescita (0,3%). In lieve calo risulta il software di sistema (-0,8%), stabile il software applicativo (-0,2%) mentre cresce il middleware (+1,8%), “per la sua importanza – spiega Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting – nei progetti di consolidamento delle infrastrutture e in quelli di preparazione al cloud computing”.
Segno negativo invece per i servizi (-1,2%), anche se in miglioramento rispetto a 2010 e 2009 (“ormai si sta stabilizzando: il downpricing delle tariffe oltre certi limiti non può andare”): tutti i segmenti sono in flessione, tranne i sistemi embedded (+1,6%) e l’outsourcing, stabile. Scende molto invece l’hardware: -4,1%, risultante del crollo dei pc, soprattutto portatili (-14,6%) e desktop (-9,7%), della tenuta dei server e della fortissima crescita dei tablet (347%). “E’ lo specchio di un cambiamento epocale, dove il dispositivo personale è al centro di un ecosistema di servizi”, rimarca Capitani, che si sofferma poi sulla domanda dei mercati verticali: “Hanno rallentato soprattutto banche, tlc e piccole imprese, mentre sono andati discretamente industria, utility e PA: quest’ultima però nel 2012 risentirà dei tagli della Finanziaria”.
Una conferma del clima non positivo viene anche dall’indagine congiunturale di Assinform su 50 fornitori Ict associati, “effettuata in luglio, e quindi prima della ‘tempesta di agosto’ – sottolinea Angelucci -: segnalano un fatturato in peggioramento il 25% delle medie imprese e il 7% delle grandi: ad aprile erano rispettivamente il 14% e il 5%. Il 29% delle grandi imprese e il 25% delle medie si aspetta effetti sull’occupazione mentre i crediti insoluti sono in peggioramento nel 27% del campione, contro il 17,5% di aprile”.
Le cause: tagli di spesa, rinvio degli investimenti e ritardi nei pagamenti da parte dei grandi clienti, e cioè PA, banche, grande distribuzione, industria. Come altre volte, Angelucci ha sottolineato l’importanza del sostegno al settore IT per la ripresa dell’intera economia italiana. “Nel decreto governativo per la crescita previsto in questi giorni auspichiamo che l’entrata oltre le previsioni dall’asta per le frequenze LTE sia destinata almeno in parte a progetti per la digitalizzazione della PA: se fossero investiti soltanto 200 milioni, l’indotto di investimenti in Ict delle imprese sarebbe di almeno un miliardo”. Tra le poche note positive, Angelucci e Capitani hanno sottolineato, oltre ai citati numeri del software e dei tablet, alcuni progetti di digitalizzazione locali (Regioni Emilia Romagna e Lombardia), “e alcuni processi spontanei di innovazione dal basso che nessuno coordina e che quindi per ora non hanno un effetto sistemico sulle aziende”. Ma quando si tratta di prevedere come si concluderà il 2011, tornano le note pessimistiche: “C’è estrema incertezza, perciò indichiamo degli intervalli ‘provvisori’ di valori: per ora ci aspettiamo per l’IT un calo annuo tra l’1,2 e il 2,8%, e per le tlc tra l’1,5 e il 4,1%”, ha concluso Capitani.

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