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OpenAI rilascia GPT-4, Google e Microsoft sgomitano, l’AI impera

OpenAI lancia l’atteso GPT-4, più affidabile e personalizzabile: è l’ultimo modello AI multimodale di una serie di successo. Intanto Google non vuole uscire dal radar dell’innovazione e annuncia funzioni AI generative per le sue varie applicazioni Workspace, tra cui Google Docs, Gmail, Sheets e Slides. Microsoft sembra non sarà da meno

Pubblicato il 05 Apr 2023

intelligenza artificiale esempi

La corsa all’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale è costellata da annunci quotidiani. Più che appassionarsi al continuo sgomitare tra big tech e startup, conviene “sedersi in poltrona” e stare a vedere i progressi e vantaggi, lato utenti. È in questa chiave che vanno lette anche le due nuove importanti notizie: il rilascio di GPT-4 da parte di OpenAI e le nuove funzionalità di AI generativa di Google. 

GPT-4 è arrivata: affidabile ma migliorabile

Con il lancio della sua nuova intelligenza artificiale multimodale, OpenAI sostiene di aver raggiunto “l’apice del suo scalare il deep learning“. Questo nuovo passo avanti, andando ben oltre le performance dell’ormai noto ChatGPT, presenta infatti diverse novità. Non è infatti un caso che aziende come Microsoft, Stripe, Duolingo, Morgan Stanley e la Khan Academy stiano già sfruttando GPT-4 per cercare nuove opportunità di business. 

La prima grande differenza rispetto al suo predecessore risiede nella capacità di generare testo, accettare input di testo ma anche di immagini relativamente complesse, assicurando performance di alto livello. 

Secondo OpenAI, GPT-4 sarebbe in grado di gestire istruzioni molto più complesse di GPT-3.5 e anche più affidabile. Ciò significa, per esempio, che non rivelerà con tanta facilità contenuti non consentiti, come per esempio le istruzioni per sintetizzare sostanze chimiche pericolose.

Il miglioramento più significativo del GPT-4, potenzialmente, è però la strumentazione per la governabilità. OpenAI, infatti, vi ha inserito una nuova funzionalità API, i messaggi “di sistema“, che contengono istruzioni per stabilire il tono e i limiti delle successive interazioni dell’intelligenza artificiale. Un balzo in avanti notevole, lato utente, e dall’impatto inimmaginabile per il mondo dei content creator. 

Per ottenere questi risultati, GPT-4 è stato allenato per 6 mesi, utilizzando le lezioni di un programma interno di test, anche di ChatGPT, e i dati disponibili pubblicamente, o concessi in licenza.

OpenAI ha anche collaborato con Microsoft per sviluppare un “supercomputer” da zero, nel cloud Azure, proprio per il training di GPT-4. Ciò non toglie che anche il nuovo modello non mostri qualche difetto. I primi ad ammetterlo sono i suoi creatori, in una sorta di outing. Sono infatti loro stessi ad ammettere che continua commettere errori di ragionamento e di riconoscimento dei fatti. Soprattutto, non conosce quelli verificatisi dopo che la maggior parte dei suoi dati è stata interrotta (settembre 2021). Un “guaio” su cui è difficile soprassedere, anche perché, oltretutto, non impara nemmeno dalla sua esperienza. 

Google-Microsoft, ora la lotta sarà anche sui software di collaboration

Mentre OpenAI, con GPT-4, completa la sua famiglia di modelli AI, Google non lascia che questa ormai ex-startup occupi l’intero palco. Vi sale di fianco, infatti, per annunciare una serie di funzioni in arrivo, sempre di AI generativa. Sembrerebbe li abbia distribuiti in molti campi, cospargendo la sua offerta con un tocco di novità.

Le funzionalità a cui ci dobbiamo preparare includono quella per generare, riassumere e fare brainstorming di testo in Google Docs con l’aiuto di una AI più perspicace. In Gmail ci sarà invece la possibilità di generare e-mail complete, partendo da brevi elenchi puntati come input fornito dall’utente. Non mancherebbero anche nuove opzioni per produrre immagini, audio e video per illustrare le presentazioni in Slides. 

Con questo insieme di annunci, Google vuole dimostrare di non essere nuovamente rimasta indietro. Vorrebbe che così si pensi, per lo meno, ma se si guarda oltre gli annunci, c’è ben poco di pronto all’uso. Solo gli strumenti di scrittura AI in Docs e Gmail saranno infatti resi disponibili a un gruppo statunitense di “tester fidati“.

L’idea è quella di fornire uno strumento che prepari una prima bozza di testo, trasformando l’AI in un partner collaborativo. Starà poi alla persona continuare a perfezionare e modificare, le frasi, anche chiedendo ulteriori suggerimenti,” all’AI, se necessario.

Anche Google, come OpenAI, inserisce la possibilità di scegliere il tono, manualmente, per ottenere output il più coerenti possibili allo scopo. 

Tra chi sta osservando le big tech sfidarsi a colpi di implementazioni e annunci AI, c’è chi ritiene che Microsoft presto inserirà funzioni simili nella sua suite di applicazioni Office, tra cui Word, Teams e Outlook. Ciò significa che i due giganti saranno rivali non solo per i motori di ricerca ma anche nel mondo dei software di produttività e collaborazione. Lato utenti, non c’è che da esserne felici, contando che questo clima di alta competizione non possa che migliorare l’offerta. I criteri che possono valere per ottimizzarla dipendono da noi e dalle nostre scelte. 

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