Mercato

Internet of things: in Italia il mercato è in crescita del 40%

Pubblicato il 10 Lug 2017

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La prima buona notizia è che il mercato IoT italiano è in linea con quello degli altri paesi occidentali. Per una volta non siamo il fanalino di coda sui temi tecnologici, anche se i 2,8 miliardi di euro del 2016 (con una crescita del 40% sul 2015) derivano in larga parte (950 milioni) dalla messa in regola delle utility sugli obblighi normativi relativi allo Smart Metering Gas (entro la fine del 2018 dovranno essere messi in servizio almeno 11 milioni di contatori del gas intelligenti). Gli analisti dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano che hanno recentemente presentato i dati 2016, sottolineano però che, anche depurando il dato dagli obblighi della normativa, la crescita si attesta su un +20% (base di analisi: un centinaio di aziende interpellate tramite interviste e questionari e analisi approfondita di alcuni progetti).
Come si vede in figura, l’altro grande ambito applicativo è quello della Smart Car che, insieme ai contatori intelligenti, copre circa il 50% del mercato globale. Per quanto riguarda lo Smart Building, la forte crescita (+45% rispetto al 2015) è da attribuire soprattutto alle soluzioni di sicurezza degli edifici, con un interessante ampliamento dai grandi edifici industriali a piccoli uffici o negozi. Ancora limitato invece il peso delle applicazioni per Smart City e Smart Environment (a parte alcune molto specifiche relative al traporto pubblico o all’illuminazione intelligente): tante le sperimentazioni avviate, ma ancora poco integrate tra loro e spesso non inserite in una chiara strategia di sviluppo del territorio. Sebbene lontano dalle aspettative di qualche anno fa (forse troppo ottimistiche) risulta in buona crescita il mercato Smart Home (+23%) per il quale l’Osservatorio si aspetta una forte accelerazione grazie ad alcune novità osservate negli ultimi mesi: lo sviluppo di grandi partnership e alleanze; il moltiplicarsi dei canali di vendita che aumentano le occasioni di acquisto; il lancio di nuovi prodotti e servizi più economici rispetto al passato. Crescente interesse viene poi registrato in ambito Retail, dove il popolamento nei negozi di sensori e oggetti intelligenti consente di raccogliere una grande quantità di dati sul comportamento dei clienti. L’Osservatorio pone poi l’attenzione sulla Smart Agriculture, che, secondo gli analisti, offre grandi potenzialità sia nell’ambito, più scontato, della tracciabilità dei prodotti, sia, soprattutto, in colture ad alto valore come il vitivinicolo e l’oleolifico (raccolta di dati sul suolo e sul meteo per ridurre al minimo i rischi per l’uva e per migliorarne la qualità; monitoraggio dello stato di salute della vite o dell’olivo per intervenire con pesticidi solo dove strettamente necessario ecc.).
Per quanto riguarda l’Industrial IoT, motore del più ampio scenario di Industria 4.0, l’Osservatorio ha condotto un’indagine specifica su 110 aziende dalla quale emerge un comportamento molto diverso delle aziende italiane: il 45% di esse ha avviato un qualche progetto in questo ambito, ma ben il 25% non ha mai sentito parlare di Industrial IoT. Due i principali ambiti applicativi: 52% in soluzioni di gestione intelligente della fabbrica per il controllo in tempo reale della produzione e per la manutenzione; 43% logistica, in particolare sulla tracciabilità dei beni all’interno del magazzino e lungo la filiera.

Le prospettive tecnologiche

Un primo trend evidenziato dagli analisti del Politecnico è la riduzione dei consumi energetici e dei costi dei dispositivi grazie alla maggiore integrazione tra i diversi componenti con un unico SoC (System on Chip) che integra microcontrollore, memoria, sensori e modulo di comunicazione.

Il mercato dell’Iot in Italia, 2016 Fonte: Osservatorio Internet of Things Politecnico di Milano

L’importante aumento della potenza computazionale è il secondo trend: ciò consente di dotare questi dispositivi di un sistema operativo per gestire l’hardware e le funzionalità di base, permettendo così agli sviluppatori di concentrarsi sulle applicazioni, senza doversi preoccupare di funzionalità standard; abilita inoltre l’opportunità di dotare l’oggetto intelligente di maggiore autonomia decisionale.
Vi è poi l’ampio mondo della connettività, dove i tradizionali protocolli a corto raggio (Bluetooth, WiFi) evolvono per essere più funzionali all’IoT, soprattutto per quanto riguarda il minor consumo energetico. Sul fronte del lungo raggio, nell’ultimo anno si sono rese disponibili le prime reti Lpwa (Low Power Wide Area, che ottimizzano la connessione di sensori) mentre è stata completata la ratifica dello standard Narrow Band IoT (evoluzione dello standard LTE che consente di superare una serie di ostacoli fisici per raggiungere apparecchiature in zone finora non coperte).
Infine si sottolinea l’importanza strategica delle piattaforme IoT (l’Osservatorio ne ha censite 170) dove le soluzioni generaliste e specialistiche tendono a convergere su soluzioni che offrono una gamma sempre più ampia di funzionalità, nelle quali gli analisti evidenziano tre trend: implementazione di strumenti di machine learning e intelligenza artificiale; comparsa di soluzioni complete (hardware, software e piattaforma cloud) offerte as a service; infine la comparsa, anche se per il momento in fase embrionale, di servizi avanzati a supporto delle applicazioni IoT (per esempio coperture assicurative a garanzia del ROI di un progetto IoT).

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