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Infrastrutture di rete, gli italiani conoscono le differenze tra le diverse soluzioni?

Tra i dati della ricerca ULI – Utility Line Italia emerge che il 65,6% degli intervistati dichiara di non conoscere la differenza tra architettura mista FTTC (VDSL2) e fibra ottica to the home (FTTH) o dedicata

Pubblicato il 21 Nov 2019

1 Infrastrutture di rete

Tra gli italiani vi è ancora poca consapevolezza in merito alle architetture infrastrutturali utilizzate per far viaggiare i dati su Internet e alla qualità delle prestazioni dei propri sistemi. È ciò che viene comunicato da ULI – Utility Line Italia, l’Internet sevice provider italiano, che ha realizzato la survey online Welcome Satisfaction, condotta tra 400 clienti provenienti da altri operatori.

Ciò che emerge da dati Agcom 2019 è che il 95% delle famiglie italiane è raggiunto dalla ADSL, il 67% è coperto da fibra con velocità in download di almeno 30 Mbit/s e il 35,3% tocca i 100 Mbit/s. Inoltre, sempre l’Agcom (delibera n. 292/18/CONS) impone di esplicitare, sia nella fase pre che contrattuale, informazioni evidenti e trasparenti circa le caratteristiche dell’infrastruttura utilizzata per l’erogazione dei servizi, arrivando a specificare sigle, sottotitoli e colori. Il bollino verde con la sigla F maiuscola e il sottotitolo “Fibra”, va indicato per segnalare al consumatore l’utilizzo di un’architettura in fibra ottica che arriva alla base dell’edificio. Il termine fibra può essere adottato solo se il servizio è offerto esclusivamente su schema FTTH (Fiber To The Home), il cui collegamento, interamente in fibra, parte dalla centrale, passa dalla cabina e giunge in casa, o in fibra ottica dedicata, che dalla centrale perviene direttamente all’abitazione. Il bollino giallo con la sigla FR va segnalato per la composizione territoriale mista rispetto alle infrastrutture e alle tecnologie. In questo caso l’operatore per specificare la tipologia di fibra, che può viaggiare su paradigma FTTC (Fiber To The Cabinet) o FWA (Fixed Wireless Access), deve precisare rispettivamente il sottotitolo “Micro Fibra-Rame” o “Misto Fibra-Radio”, in funzione della relativa copertura geografica. Il bollino rosso va adoperato nei casi di ADSL o HDSL, con la sigla R e il sottotitolo rispettivo “Rame” o “Radio” per identificare un’architettura che non supporta prestazioni a banda larga.

Dalla ricerca ULI emerge che il 65,6% degli intervistati dichiara di non conoscere la differenza tra architettura mista FTTC (VDSL2) e fibra ottica to the home (FTTH) o dedicata, mentre il 33,4% non ne è al corrente e l’1% non risponde. Le cause della migrazione dai precedenti ISP (TIM, Vodafone, Fastweb, Wind e altri) a ULI sono: costi elevati e continui aumenti (34,4%), velocità limitata e diversa da quella stimata (24,4%), chiarezza contrattuale (18,9%), assistenza tecnica carente (10%), qualità audio (8,9%), inadeguata assistenza commerciale (2,4%), non risponde (1%). Tra gli utenti che riscontravano velocità limitata della linea e insufficiente qualità audio, il 65,8% sostiene che in fase precontrattuale era stato informato sul funzionamento di una linea FTTC, su come funziona la telefonia VoIP (Voice over IP, ossia la telefonia via Internet) e sul fatto che la velocità dipende dalla tratta in rame tra l’abitazione e il cabinet, il 31,2% non lo era stato e l’2% non risponde.

La domanda “Durante la precedente migrazione hai avuto disservizi?’”, ottiene le seguenti risposte: “no” (38,9%), “sì, sulla telefonia” (34,4%), “sì, sulla connessione Internet” (20,1%), “sì, sulla connessione Internet e telefonia” (4,6%), non risponde (2%). Circa il grado di soddisfazione presso il precedente gestore, in una possibilità di punteggio da 1 a 5, solo il 3,3% indica “5 su 5”, l’8,9% “4 su 5”, il 13,3% “3 su 5”, il 27,8% “2 su 5”, il 45,7% “1 su 5” e l’1% non risponde.

“Preoccupa – ha affermato Andrea Massa, IT Support Manager di ULI – Utility Line Italia e curatore dello studio – che ci sia una certa confusione tra gli utenti sulle architetture infrastrutturali di Internet e per questo ben vengano le indicazioni dell’Agcom. Non è una questione nominalistica, ma si tratta di chiarezza contrattuale e di prestazione effettivamente a disposizione del cliente rispetto a quanto promesso. Molti utenti hanno vissuto esperienze negative. La più diffusa è quella della fibra ottica fino al cabinet (FTTC), che prosegue in rame fino all’edificio: nei contratti viene spesso indicata una velocità fino a 100 Mbit/s senza specificare una banda minima garantita. Altro caso è quello dell’installazione dell’ADSL, in attesa della fibra che non arriverà mai. Oppure ancora, pochi sono informati del fatto che, ad oggi, la fibra mista-rame (FTTC/VDSL2) e le datate ADSL/HDSL non consentono ulteriori upgrade di banda come invece è possibile nel caso della fibra (FTTH) e della fibra ottica dedicata”.

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