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Data center in outsourcing: l’Africa nuova candidata ai servizi di colocation

In Africa l’economia digitale sta crescendo e così anche i dati da gestire. Il Paese, però, oggi non dispone di data center qualitativamente adeguati: ecco perché l’interesse di investitori e operatori verso questo continente è in costante aumento

Pubblicato il 24 Ago 2016

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Data center in outsourcing, ma dove? Gli esperti sostengono che la crescente domanda di servizi IT di contenuti ospitati localmente stia spingendo i fornitori a realizzare data center nel continente africano. In termini di maturità del mercato, diverse zone dell’Africa sono due o tre anni dietro rispetto al mercato europeo. Ad esempio, lì vi è ancora un numero relativamente elevato di grandi aziende che sfruttano i propri data center privati e un sacco di grandi organizzazioni che hanno data center di bassa qualità o piccole sale server. Il motivo per cui queste aziende non danno in outsourcing il proprio IT a un provider di co-locazione è perché non ne esistono di qualità abbastanza alta nella regione.

Dal momento che l’economia digitale cresce e la domanda è alta, gli investitori e gli operatori del settore vedono oggi l’Africa come una nuova area di crescita potenziale non ancora adeguatamente sfruttata per il mercato della co-locazione.

Data center in outsourcing: il caso di Marsiglia

L’interesse del settore verso l’Africa è così alto che Broadgroup, durante l’annuale DataCloud Europe di Monaco, ha presentato una serie di eventi ad hoc per gli investitori e gli operatori interessati. Secondo gli organizzatori, la domanda che molti di loro si ponevano più spesso è dove costruire. Il provider Interxion, per esempio, ha acquisito nell’agosto del 2014 un data center a Marsiglia per 45 milioni di euro e il che gli ha permesso di sfruttare la crescente domanda di capacità di data center proveniente dall’Africa, visto che il sito si trova vicino ai cavi sottomarini che servono l’Africa e il Medio Oriente. I responsabili dell’azienda ritengono che con l’implementazione imminente di altri due cavi che servano l’Africa, l’Asia e il Medio Oriente, Marsiglia possa rappresentare una buona posizione per gli operatori che vogliano servire quei Paesi, senza dovervi costruire un impianto.

L’asset di Marsiglia è stato trasformato in un hub e consente alle aziende di aggiungere i loro nodi per applicazioni social media o per le piattaforme di cloud pubblico. “Questa sistemazione – ha spiegato Doug Loewe, vice-president for international markets presso Interxion – consente inoltre di servire le aziende africane da una posizione robusta e relativamente stabile, senza la necessità di avere le loro applicazioni in luoghi economicamente instabili o addirittura colpiti da conflitti civili”.

Vantaggi e ostacoli della colocation nel Continente Nero

Se è pur vero che servire l’Africa dall’estero può risolvere il problema nel breve periodo, secondo gli esperti, è lecito supporre che – a lungo termine – gli utenti richiederanno di avere hosting e supporto direttamente nel Paese.

“I primi dieci siti internet più popolari in Nigeria – ha sottolineato Steve Wallage, managing director of datacentre-focused analyst house presso Broadgroup – sono tutti fondamentalmente di proprietà di aziende statunitensi, come Google e Facebook, e molti di loro vengono serviti dalla zona di Dublino. Ciò significa che, se siete in Nigeria, tutti i vostri dati e il relativo supporto arriveranno da Dublino. Nel corso del tempo, si potrebbe tentare di spostare alcuni di questi a Marsiglia o dovunque ci sia la possibilità di rispondere a tale domanda di mercato, ma è chiaro che, a lungo termine, sarà meglio che quel data center sia spostato proprio direttamente in Nigeria. Al momento, alcuni fornitori di co-locazione stanno cercando di emulare il modello di colocation di Equinix, in cui l’attenzione è rivolta a servizi carrier-neutral, nonostante il data center modulare si stia dimostrando abbastanza richiesto. Due dei grandi problemi che si possono riscontrare nel tentativo di costruire un data center in Nigeria, per esempio, sono la carenza di adeguate competenze locali e le alte temperature. Per non parlare della corruzione e dell’ottenimento dei permessi di costruzione”.

I design modulari delle server farm africane

IO gestisce data center modulari a Slough, New Jersey e Singapore, i componenti dei quali sono progettati e prodotti dalla sua società sorella, Base Layer. I design di Baselayer si stanno dimostrando popolari nei mercati emergenti, poiché le imprese li vedono come un modo semplice e veloce di porsi in cima alla crescente domanda di servizi e contenuti online all’interno dei loro Paesi.

“Il business – ha detto Andrew Roughan, business development manager di IO – sta iniziando ad emergere su diversi fronti in tutto il mondo, compresi l’Africa, il Medio Oriente e alcune delle aree meno sviluppate della regione Asia-Pacifico, dato che il fenomenale aumento di consumo di dati che si sta verificando in tutto il mondo interessa anche quelle zone. Si riscontra anche la necessità di data center interni a quei Paesi, ma in molte di queste aree ci sono implicazioni di vasta portata, sia socio-economiche che politiche relative per esempio al non sapere quali norme sulla protezione dei dati debbano essere applicate”.

La natura standardizzata e pronta all’uso del design modulare permette di aiutare le imprese attive nei mercati emergenti che sentono la pressione concorrenziale delle loro rivali presenti nei Paesi più sviluppati. Secondo gli esperti, infatti, la possibilità di acquistare un prodotto pronto all’uso e il disporre di analoghi casi di riferimento nel mondo dà all’acquirente più fiducia sulla possibilità di raggiungere i propri obiettivi.

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