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Aras, come un progetto PLM può guidare la trasformazione digitale delle aziende

Sulla strada della digital transformation, che oggi viene richiesta alle organizzazioni per competere sul mercato, si possono frapporre ostacoli come la resistenza al cambiamento, tecnologie obsolete, false promesse di cambiamento globale. Aras, società statunitense che propone una piattaforma per applicazioni industriali con cui governare il ciclo di vita dei prodotti, suggerisce un metodo per riuscire a superare questi ostacoli. Ne abbiamo parlato con Dante Cislaghi, General Manager Italia dell’azienda

Pubblicato il 02 Mar 2021

Digital Transformation

L’insuccesso della digital transformation è un tema all’ordine del giorno. Solo per fare un esempio, il recente volume di Tony Saldanha, per quasi 30 anni alla guida dell’innovazione in Procter&Gamble, ha un titolo molto esplicito: Perché le trasformazioni digitali falliscono. Il paradosso è che a causare questo fallimento sono talvolta le stesse organizzazioni che, invece, dovrebbero traghettare le aziende verso una trasformazione digitale compiuta. A meno che non cambi l’approccio, come spiega in questa intervista Dante Cislaghi, General Manager Italia di Aras, azienda statunitense leader in soluzioni PLM (Product Lifecycle Management) che offre una piattaforma resiliente, low code ed end-to-end per realizzare applicazioni industriali digitali al servizio dell’ingegneria, della produzione e della manutenzione di prodotti complessi. Un approccio che si è dimostrato finora vincente, a giudicare dalle 350 multinazionali, per un totale di 250 mila utenti, che utilizzano la piattaforma. Airbus, Audi, Denso, GE, GM, Honda, Kawasaki, Microsoft e Nissan, solo per citarne alcuni, rientrano fra queste.

foto Dante Cislaghi
Dante Cislaghi, General Manager Italia di Aras

Non solo innovazione tecnologica, il business model di Aras

“Un progetto PLM – spiega Cislaghi – non si può basare esclusivamente sulla tecnologia, anche se oggi alcuni vendor puntano principalmente sulla tecnologia come driver”. Aras lo ha capito fin dal 2007, quando ha deciso di modificare la classica modalità di rilascio tramite acquisto delle licenze software a favore di un business model imperniato sulla subscription.

“Uno degli ostacoli maggiore nel meccanismo tradizionale delle licenze era che si andavano a erodere i budget disponibili, penalizzando così il progetto di innovazione – chiarisce il General Manager -. La subscripion permette un acquisto con un budget più basso, ma ha lo svantaggio di far ripetere la sottoscrizione ogni anno. Uno svantaggio che viene superato facilmente mediante tutta una serie di servizi: aggiornamenti, crescita del prodotto garantita, profilo utente flat e uguale per tutti, tecnologia disponibile per intero, formazione. Soprattutto, la subscription prevede l’impegno da parte di Aras all’upgrade della soluzione verso qualsiasi piattaforma futura senza perdere le personalizzazioni effettuate appositamente per il singolo cliente”. Quando la migrazione è resa necessaria da un upgrade tecnologico, emergono infatti costi nascosti non considerati nella fase di prima implementazione che possono essere uguali o perfino superiori a quelli dell’investimento iniziale. Con l’ulteriore danno che, qualora si siano apportate delle modifiche su un prodotto PLM standard, tutte queste andranno perse o dovranno essere rifatte a fronte di una spesa supplementare. Da qui deriva quello che Cislaghi definisce “il sottobosco del PLM, cioè soluzioni di piccolo cabotaggio che si traducono in un file Excel o Access e che rappresentano ausili a supporto della tecnologia rigida creata dal vendor”.

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L’importanza della capacità di adattamento per un progetto PLM

La resistenza al cambiamento, che è una delle prime cause di fallimento nei processi di digital transformation, è favorita dal fatto che le aziende restano spesso ostaggio di tecnologie obsolete che, quando arriva il momento di cambiare, portano con sé costi molto elevati.

“Siamo in un’era in cui il cambiamento, e il cambiamento tecnologico in particolare, è importante in tutti i settori – prosegue Cislaghi -, ma c’è una discrasia tra il bisogno di avere una soluzione che si adatti e che continui ad adattarsi e i cambiamenti che continuano a intervenire. È impossibile pensare di avere una struttura in cui si vanno a incastonare tutti i processi, mentre è probabile che i requisiti vadano costantemente modificati rispetto a quanto studiato fino a uno o due anni prima. La necessità, quindi, è di rimanere in linea con le esigenze del business, che sono mutevoli, mediante piattaforme anch’esse mutevoli. La necessità è quella di adattarsi”.

Aras lo fa riuscendo anche a integrare la sua piattaforma con le altre tecnologie abilitanti tipiche di Industry 4.0 attraverso “la federazione del dato, la capacità di recuperare il dato da altri sistemi per una distribuzione puntuale agli utenti che permetta di raggiungere il traguardo di unificazione di Industry 4.0. Questa capacità di adattamento è un punto vincente di Aras, perché consente di utilizzare ciò che serve di Aras: che si tratti di un’informazione all’interno di una scheda prodotto, di un lead time o di una giacenza”.

La granularità che serve per una digital transformation di successo

Nonostante la vocazione dei software PLM generalmente si ponga come risposta alle esigenze della manifattura discreta, che opera cioè nella produzione di unità distinte di prodotto, il concetto di “prodotto” può avere un’accezione estesa e comprendere prodotti che non appartengono al manifatturiero.

Lo testimonia l’esperienza di Aras che oggi viene adoperata da uno dei più importanti gruppi bancari francesi nella gestione del ciclo di vita dei suoi prodotti finanziari. Il focus, perciò, quando si intraprende un percorso di digital transformation, non è tanto sulla tipologia di prodotto, quanto sulla “trasformazione aziendale, il processo, la gestione attraverso il digitale – sottolinea in conclusione Dante Cislaghi -. Talvolta si ritiene che con un mockup digitale del prodotto si sia risolto ogni problema. La trasformazione digitale, invece, attiene a come l’azienda funziona, a come vengono mappati i processi e a come una piattaforma tecnologica permetta l’adattamento al servizio del business. La tecnologia deve essere un mezzo per portare sul mercato la competitività dell’azienda”. Su questo concetto ne se innesta un altro che il General Manager di Aras considera essenziale per candidare al successo le iniziative di trasformazione digitale, quello della granularità: “Abbiamo visto sul mercato aziende alle quali è stato venduto il cambiamento globale con un giro di chiave. Il nostro metodo, invece, punta a fotografare i problemi, i pain sui quali il cliente sa di dover migliorare. Da qui un progetto che dimostri di risolvere almeno uno di questi problemi è già un successo, che si può man mano ampliare sia come investimento, sia come ROI da ottenere fin da subito”.

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