Mobility, l’Italia viaggia a doppia marcia

Gli investimenti delle aziende italiane destinati all’adozione di device mobili, allo sviluppo
di business app e all’implementazione di Enterprise Application Store stanno crescendo. Ma se i progetti mobile sono considerati una priorità dalla metà delle grandi imprese, le Pmi sono ancora in genere riluttanti,
per cultura e limiti di budget. Ecco i risultati della ricerca 2013 condotta dall’Osservatorio Mobile Device & Business App del Politecnico di Milano.

Pubblicato il 25 Nov 2013

La mobility gioca un ruolo sempre più di primo piano nell’innovazione delle aziende italiane, ma con un netto disequilibrio tra le imprese sopra i 250 dipendenti, che vedono nel mobile un’opportunità di business, e le Pmi restie a cavalcare l’onda. È quanto emerge dalla ricerca 2013 condotta dall’Osservatorio Mobile Device & Business App del Politecnico di Milano su un campione significativo di realtà italiane (oltre 200 grandi aziende e 421 di medio-piccole dimensioni).
I progetti di mobility entrano, infatti, con prepotenza nell’agenda delle large enterprise: ritenuti oggi una priorità dalla metà dei Cio intervistati, saranno nel 2014 l’assoluta “top priority” per il 66% dei casi.
Lo spaccato restituito dall’analisi è incoraggiante: gli smartphone tradizionali (con display inferiori ai 5”) e i new tablet (dotati di connettività WiFi e cellulare, con dimensioni dai 7 ai 10’’) sono già entrati rispettivamente nel 68% e nel 57% delle aziende. Meno capillare invece l’introduzione dei telefonini intelligenti di grande formato, degli ultrabook (portatili sottilissimi e leggerissimi) e degli Slate Pc (computer touch, con architettura x86 e sistema operativo per desktop).
Le “tavolette” di nuova generazione vengono fornite soprattutto a Executive e C-level (64% delle risposte); la forza vendita è il secondo destinatario con una perentuale di adozione inferiore (41%), ma risulta un target ad elevata velocità di adozione. Le altre catergorie professionali coinvolte nella dotazione di new tablet sono i manutentori (17%) e, in pochissimi casi, i trasportatori. Il dato più significativo riguarda però il livello di soddisfazione dei responsabili It riguardo all’introduzione dei nuovi dispositivi, pienamente positivo nel 62% delle dichiarazioni.

Business App ed Enterprise Application Store

Figura 1: il livello di adozione delle mobile business app nelle grandi aziende italiane

Fonte: Osservatorio Mobile Device & Business App del Politecnico di Milano, giugno 2013

Ma se i Mobile Device rappresentano la punta dell’iceberg di una tendenza sempre più pervasiva, altri due indicatori concorrono a misurare il fenomeno mobility, ovvero le Mobile Business App (applicazioni aziendali facili da installare, che sfruttano le funzionalità intrinseche del dispositivo come la geolocalizzazione e si interfacciano con le App native della piattaforma quali rubrica e calendario) e gli Enterprise Application Store (le piattaforme aziendali per il controllo e la gestione di app e dispositivi, con caratteristiche che permettono la pubblicazione e il download di App, il controllo degli accessi e dell’integrità del software, la gestione del licensing e così via).
Come mostra la figura, se i Cio delle grandi organizzazioni riconoscono il valore strategico delle business app (solo il 4% del campione non le ha introdotte in azienda né intende farlo), la loro diffusione è ancora limitata e riguarda concretamente il 35% dei casi (nel medio periodo la percentuale dovrebbe salire al 61%). Allo stato attuale, le App più comunemente adottate riguardano Sales Force Automation per la gestione dei processi di vendita e merchandising (59% del campione) e Field Force Automation per ottimizzare le attività “sul campo” come la manutenzione e il trasporto (41%), mentre in futuro guadagneranno terreno le App di Personal Productivity per la visualizzazione delle informazioni e l’efficienza individuale (49%) e di Office Practice Automation a supporto dei processi amministrativi (39%).
Lo sviluppo delle Mobile Business App avviene soprattutto in modalità nativa (mediante linguaggio specifico della singola piattaforma) o Web (JQuery, Ajax, Php, Xml, Html5 ecc.), in seconda scelta, e viene affidato prevalentemente a fornitori esterni, selezionati di volta in volta sulla base delle loro specifiche caratteristiche (solo il 22% dei Cio propende per un approccio “make”).
La pubblicazione, installazione e aggiornamento delle applicazioni, invece, avviene nel 58% dei casi attraverso una piattaforma di Enterprise Application Store. Il 93% dei Cio ha optato per un marketplace privato, implementato in house o in outsourcing, rivolto in modo selettivo a gruppi di utenti specifici e in grado di interfacciarsi con sistemi operativi diversi. Nell’8% dei casi, invece, la gestione delle App avviene attraverso i Consumer Application Store, stringendo accordi specifici con i grandi attori di riferimento. Irrilevante (un caso su 100) il ricorso ai Business Application Store offerti da singoli provider (per esempio, i system integrator).

Le Pmi rimangono indietro
Ma se le grandi imprese stanno dando prova di lungimiranza su più fronti, il panorama della mobility italiana ha le sue zone d’ombra. Penalizzate da budget It limitati (l’86% del campione dispone di massimo 15.000 euro all’anno per iniziative mobile), stagnanti o in contrazione nell’87% dei casi (dato 2013 su 2012), le Pmi faticano ancora a percepire il potenziale competitivo di smartphone, tablet e app.
Solo il 30% delle realtà intervistate attribuisce ai progetti di mobility una priorità “alta” o “medio-alta” (percentuale che sale di 7 punti nel 2014). Per contro, la diffusione dei nuovi device in azienda è radicata e in crescita, soprattutto per quanto riguarda gli ultrabook (adottati dal 25% delle realtà intervistate) e i new tablet (quelli fino a 7” sono impiegati da un terzo delle Pmi, mentre un’impresa su quattro ha optato per quelli con display da 9-10”; i principali utilizzatori sono gli addetti alle vendite e il management, rispettivamente nel 63 e nel 30% dei casi). Meno rosea, invece, la situazione sul fronte delle Mobile Business App, introdotte solo nel 25% delle Pmi (percentuale destinata a crescere di 6 punti nel breve periodo) e completamente “snobbate” dal 47% degli intervistati. Viene da sé che anche l’interesse verso gli Enterprise Application Store scarseggia e solo il 14% sul totale delle piccole e medie imprese ha implementato il proprio market place.
Insomma, la strada verso la Mobile Enterprise, nonostante aumenti il livello di maturità delle imprese italiane al tema della mobility, è lunga: non solo per le Pmi, che spesso difettano di mezzi e cultura tecnologica, mancando della stessa funzione del Cio, ma anche per le grandi imprese, comunque ancora lontane, secondo gli indicatori del Politecnico, da una strategia organica e multipiattaforma, che prevede l’integrazione tra le diverse business app a favore di un’ottimizzazione complessiva dei processi.

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