Vmware scommette sulla gestione di “nuvole eterogenee”

Al suo appuntamento annuale con gli utenti e i partner europei, il leader storico della virtualizzazione illustra tutti i vantaggi delle tecnologie aggiornate e la nuova vCloud Suite. Fra le novità, non mancano le risposte al fenomeno del Byod.

Pubblicato il 19 Ott 2012

BARCELLONA – Dalla virtualizzazione al cloud computing, dalla “federazione” di cloud private e pubbliche alla possibilità di utilizzare le proprie applicazioni e i propri dati, sincronizzati sul data center, anche con endpoint diversi. Questa evoluzione dei paradigmi It si è riflessa nel corso del Vmworld Europe a Barcellona, il più importante evento del 2012 di Vmware nella regione Europe Middle East Africa. Una kermesse che è servita soprattutto a spiegare e sottoporre a dibattito, anche nei confronti degli utenti e dei partner da questa parte dell’Atlantico, gli annunci da poche settimane effettuati a San Francisco.

Molti gli aggiornamenti dell’offerta di virtualizzazione, che rimane il cuore della tecnologia in continua crescita di Vmware: del resto, la virtualizzazione, che permette di astrarre (abstract), riproporre come un tutt’unico (pool) e automatizzare (automate), resta una meta attuale per moltissime organizzazioni, anche perché permette di ottimizzare l’utilizzo delle risorse It esistenti.

Tuttavia, ormai il vero protagonista della nuova scena It è il cloud computing, che nella virtualizzazione vede il suo prerequisito fondamentale per poter garantire agilità, flessibilità, scalabilità, provisioning in modalità self service e così via.

Pat Gelsinger, Ceo di Vmware

Con il cloud computing, la virtualizzazione tocca livelli così pervasivi e avanzati in un ambiente It che Vmware arriva a parlare di “software-defined data center”. Cosa si intende? “Un’infrastruttura – spiega Pat Gelsinger, Ceo di Vmware – in cui ogni aspetto è virtualizzato. Non solo i server, ma anche lo storage, il networking e la security. E tutto è interamente automatizzato dal software”. Per gestire – la parola “management” è risuonata come un mantra nel corso del Vmworld – la nuova realtà del cloud, in tutte le sue diverse accezioni, la ricetta di Vmware si chiama vCloud Suite 5.1. “Si tratta – sostiene il Ceo di Vmware – della piattaforma più completa per gestire il cloud computing esistente sul mercato”.

Una soluzione multipiattaforma

Ma andiamo per ordine, partendo da alcune innovazioni relative alla componente di virtualizzazione dell’offerta Vmware. vSphere, con la versione 5.1, supporta una virtual Ram che se nella versione 5.0 veniva definita “muscolare”, ora lo diventa ancora di più. Con vSphere 5.1 la vRam a disposizione di ciascuna virtual machine si espande a 1 Terabyte (Tb), mentre le vCpu raggiungono il tetto massimo di 64. E sempre a proposito di Ram, ma anche di soldi, la novità applaudita dagli utenti presenti a Barcellona è “l’uccisione” (così l’ha definita Gelsinger) del licensing basato sulla quantità di Ram (Ram entitlement), introdotto con la versione 5.0 di vSphere, per ritornare a un pricing basato sulle Cpu, indipendentemente dalla capacità della Ram.

Ecco che su questo pilastro di virtualizzazione rinforzato si incardinano le nuove o aggiornate soluzioni di cloud management. Fra le più importanti, si segnala il lancio di vCloud Automation Center 5.1, uno strumento frutto dell’acquisizione di DynamicOps che aiuta a governare l’erogazione dei servizi It. vCloud Automation Center 5.1 consente il provisioning policy-based attraverso cloud private e pubbliche basate su tecnologie Vmware, infrastrutture fisiche, hypervisor di terze parti e gli Amazon Web Services. La tecnologia va a integrarsi con vCloud Director, un portale che presenta le risorse e i servizi disponibili su una cloud privata. La novità testimonia la nuova strategia multipiattaforma di Vmware

Michael Adams, Group Manager Product Marketing di Vmware

che mira alla federazione di diversi tipi di cloud. “Gli utenti – spiega a ZeroUno Michael Adams, Group Manager Product Marketing – desiderano utilizzare sia il cloud privato sia quello pubblico e bilanciare i carichi di lavoro fra questi due mondi”. In questo contesto diventa strategica un’altra soluzione acquisita con DynamicOps: It Business Management Suite 7.5. Il software, che non fa parte della vCloud Suite 5.1 ma va acquistato a parte, aiuta a gestire la cloud in un’ottica di business, attraverso attività come l’analisi dei costi e dei servizi. Uno strumento che si propone anche di aiutare i Cio a trasformarsi – come ha suggerito Gelsinger – da “creatori di infrastrutture a broker di servizi It disponibili sul cloud”.

Un’altra interpretazione della desktop virtualization

Altre novità sono state quelle che riguardano la virtualizzazione degli endpoint, che rappresentano una risposta di Vmware al fenomeno del Bring Your Own Device (Byod). Parliamo di Vmware Mirage e Vmware Horizon, che hanno debuttato sotto i riflettori del recente Vmworld di San Francisco. Il primo è un tool per centralizzare sul data center copie dei workspace personali in modo agnostico rispetto al tipo di device. In questo modo, anche se cambia il dispositivo, l’utente è in grado di ritrovare le sue applicazioni e i suoi dati. Una funzionalità che si rivela utile anche in caso di smarrimento o furto del laptop o del tablet, o in occasione dell’upgrade da Windows Xp a Windows 7. Vmware Horizon ha caratteristiche ancora più spinte in un’ottica di Byod, perché – attraverso diversi moduli – consente agli amministratori It di creare cataloghi unificati di app per diversi tipi di device, centralizzare i dati in modo da renderli disponibili agli utenti anche su dispositivi differenti, gestire sui device consumer – compresi quelli iOs – la separazione fra asset personali e corporate.

Alberto Bullani, country manager Vmware Italia

Sul Vmworld non poteva non aleggiare il fantasma del recente rilancio di Microsoft in ambito virtualizzazione e cloud con Windows Server 2012 Hyper-V. “Considerando anche quanto ci sentiamo dire dai nostri clienti – dichiara a ZeroUno Alberto Bullani, country manager Vmware Italia – quella di Microsoft è una concorrenza che ancora non sentiamo. Peraltro, noi siamo agnostici rispetto ai sistemi operativi presenti in un’azienda, mentre Hyper-V è una parte del sistema operativo Windows”. Il che, pare di capire, è considerato allo stesso tempo un punto di forza e di debolezza. Ma per non sbagliare, meglio dotarsi di una tecnologia di cloud management che consente di gestire cloud che adottano anche hypervisor concorrenti.

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