Ovh, dal web hosting al private e public cloud

Un price performance decisamente mirato a Pmi, un approccio “glocale” e una ecosostenibilità allo stato dell’arte: sono gli ingredienti di Ovh che dopo 12 anni di espansione nel web hosting oggi si apre al cloud.

Pubblicato il 30 Mag 2012

Caduto il muro di Berlino, Haline e Henryk Klaba, ingegneri del Politecnico di Varsavia si sono stabiliti in Francia. Con i figli Octave e Miroslaw, laureati all’Università di Lille, la famiglia Klaba si trova oggi alla testa di una società di web hosting, Ovh (iniziali di “On Vous Heberge”, “vi ospitiamo”), che, nata in Francia nel 1999 con il boom delle dot com, è ormai una realtà con 430 dipendenti, 16 filiali in altrettanti Paesi, 31 punti di presenza (peering point) in 3 continenti con manutenzione operativa “24×7”. Ovh serve una comunità di 400.000 aziende e 2,3 milioni di dominî registrati. Comprendendo internauti professionisti o consumer, arriva a 18 milioni di siti alloggiati in sei data center (quattro a Roubaix, uno ciascuno a Parigi, Strasburgo e Montreal).

Germain Masse, Directeur des Datacentres et Systems Engineering Manager di Ovh

Un diluvio i dati tecnici di rilievo presentati da Germain Masse, Directeur des Datacentres et Systems Engineering Manager, e impressionante la visita a Roubaix 4 condotta da Lionel Deny, Responsable d’exploitation des Datacentres et Chief Operating Engineer.

“Fiore all’occhiello di Ovh è il raffreddamento dei data center – dice Deny guidandoci nella visita a Roubaix 4 – un raffreddamento liquido elimina il 70% del calore dei processori; l’altro 30% si elimina per ventilazione, grazie alla geometria quadrata dell’edificio appositamente progettato (nel cortile interno, altrettanto quadrato, si crea un unico corridoio caldo)”. I data center Ovh hanno così un’efficienza energetica scesa dal 2009 verso una Power Usage Effectiveness (Pue) di 1,1 (110 watt fanno lavorare un server da 100 watt, contro 200 nei data center ad aria condizionata). Una centrale eolica produce l’energia necessaria ad abbattere il “carbon footprint” dei data center Ovh.

Lionel Deny, Responsable d'exploitation des Datacentres et Chief Operating Engineer di Ovh

Se il web hosting resta l’attività centrale dell’azienda è ormai solo la prima di offerte scalabili di servizi: Ovh gestisce un traffico di 6 milioni di email scambiate al giorno basate su Microsoft Exchange hosted; sono decollati servizi di telefonia Voip in Francia, Germania, Spagna e Uk. E, con un investimento di 10 milioni di euro, dal 2008 Ovh si è lanciata nei servizi cloud privati (offrendo cloud privati all’interno dei propri data center): garantite alta disponibilità, 3 minuti per la messa a disposizione delle risorse richieste, e “uno Sla a prova di bomba”, sostengono in Ovh.

Nel 2012 l’azienda promette il cloud pubblico, dopo passaggi preliminari come la certificazione di Internet Service Provider nel 2011, e l’award VMware “vCloud Service Provider” dello scorso ottobre 2011. Nessun costo di sottoscrizione o attivazione, ma sempre e solo fatturazione a scelta oraria o mensile.

La quinta filiale su sedici è Ovh Italia, aperta ad aprile 2008 a Milano, il cui responsabile è Marco Ciceri, che già serve una schiera di utenti italiani di Web hosting e Microsoft Exchange. Alle aziende italiane, che possono già avvalersi dell’offerta private cloud Ovh, si aprono nuove opportunità grazie all’estensione al nostro paese del supporto telefonia VoIp, della funzione Hubic (servizio di storage online in concorrenza a Dropbox) e del servizio di Content Delivery Network (Cdn), per distribuire e consegnare contenuti multimediali con grande richiesta di banda (tipo IpTv in streaming audio e video).

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