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Oracle, un Cloud con i piedi per terra. «La convivenza con l’On Premise durerà almeno per 10 anni»

«Possiamo essere ottimisti, le aziende italiane nell’IT sono follower solo nella fase di sperimentazione – ha spiegato il country manager Fabio Spoletini all’Oracle Cloud Day di Milano -. Per ora passiamo molto tempo sui contratti, i clienti devono superare le paure sulla sicurezza, poi il mercato decollerà»

Pubblicato il 20 Nov 2015

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Fabio Spoletini, country manager di Oracle, all'Oracle Cloud Day

«Un Cloud con i piedi per terra». Così con un’immagine molto concreta Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia, ha sintetizzato i temi dell’Oracle Cloud Day 2015 a Milano. Il colosso californiano – come ribadito anche al recente Openworld di San Francisco – punta sull’ampiezza e completezza dell’offerta, riproponendo “nella nuvola” circa l’80% delle sue soluzioni su tutti i livelli: applicativo (SaaS), di piattaforma (PaaS), e di infrastruttura (IaaS).

«Questo è il primo evento istituzionale di Oracle nella sua completezza, e avviene sotto l’egida del Cloud – ha detto Spoletini -. Oracle sta mettendo un enorme impegno sul Cloud, tutte le divisioni sono state allineate su questa strategia, e siamo pronti a supportare le aziende in una fase di transizione che durerà almeno 10 anni, in cui occorrerà garantire una coesistenza ottimale dell’IT come servizio con quella “on premise”».

L’Oracle Cloud Day si è tenuto ieri al MiCo di Milano con 1300 iscritti, e in collaborazione con Intel e i partner Accenture, Deloitte, Reply Business e Reply Technology, Sorint, TAI Software Solutions (main sponsor), oltre ad altri 11 key sponsor e sei business partner.

Aziende e organizzazioni oggi, ha continuato Spoletini nel suo keynote introduttivo, si trovano ad affrontare due spinte contrastanti: continuare a crescere, e affrontare la trasformazione digitale, che sta radicalmente cambiando molti business consolidati.

«Dal 2008 a oggi le aziende Standard & Poor 500, le più grandi del mondo, sono mediamente cresciute ogni anno come fatturato di meno dell’1%, ma come profitti di circa il 5%. Questo significa che hanno tagliato costi, e in particolare la spesa IT: in Italia i budget IT sono sempre scesi tra 2010 e 2014, solo nel 2015 dovrebbero crescere dell’1,3%». Insomma è stata introdotta efficienza, sottolinea il country manager, ma adesso è enorme l’urgenza di rinnovare un parco applicativo ormai vecchio, con l’opportunità di fare un vero e proprio salto di qualità, un “leapfrog”.

«Possiamo essere ottimisti su questo punto, penso che in Italia le aziende nell’IT siano mediamente dei follower, ma solo nella fase di sperimentazione. L’Italia è la prima country per penetrazione su base installata degli Engineered Systems di Oracle, un’offerta estremamente complessa introdotta nel 2010».

In uno scenario con le due esigenze contrastanti viste prima, il modello IT tradizionale non è più sostenibile: il processo

d’acquisto è troppo lungo, i costi di gestione e manutenzione troppo alti, e poi sicurezza e compliance aggiungono costi e stress senza portare valore. «Eppure servono applicazioni innovative, serve agilità. E l’unico modo di ottenerle, con i budget IT fermi o in calo, è con una “disruption” tecnologica, che è il Cloud. Parlo di disruption perché il Cloud mi permette di fare efficienza operativa, e nel contempo introdurre agilità per il business». Sarà però una transizione lunga, almeno dieci anni come accennato, «che come Oracle siamo pronti a presidiare basandoci su 6 principi: costi, che devono essere più bassi del modello tradizionale, affidabilità, perché anche i processi mission critical devono andare su Cloud, performance, standard, compatibilità, cioè integrazione tra on premise e Cloud, e sicurezza, che stiamo potenziando integrandola anche a livello di microprocessore». Fino a quando nel 2025, secondo la visione di Oracle, l’80% delle applicazioni sarà in Cloud, due soli fornitori applicativi si divideranno l’80% del mercato, il 100% delle attività di sviluppo e test avverrà in Cloud, tutti i dati aziendali verranno archiviati in Cloud.

Spoletini ha insistito soprattutto su due punti della proposta di Oracle. Il primo è la compatibilità: «Dovendo far convivere per anni on premise e Cloud, abbiamo bisogno di una facile portabilità, cioè deve essere facile “riportarsi i dati in casa”, di integrazione, cioè di soluzioni on premise e Cloud che dialogano nativamente, e di semplicità della governance, con un unico punto d’accesso per gestire on premise e Cloud».

Il secondo è la completezza del portafoglio: «Non è un atto di supponenza, non è marketing, è la base da cui partire per essere preparati per il domani, essere sicuri di poter sviluppare nuove applicazioni che ora non possiamo immaginare, e che possono far leva su diversi livelli dello stack tecnologico, dal SaaS al PaaS fino allo IaaS».

Il mercato Cloud deve partire dai clienti, che devono vincere la paura della sicurezza dei dati: «Passiamo moltissimo tempo sulla negoziazione dei contratti, quando i clienti si sbloccheranno ci sarà un’accelerazione – ha concluso Spoletini -. Ma la rivoluzione riguarda anche il canale, c’è un problema di nuove competenze, nuovi modelli di ricavi, specializzazioni ben chiare». Ognuno deve trovare la sua strada, e questo vale anche per Oracle: «Passare da logica di vendita di licenze a vendita di servizi comporta uno spostamento dell’attenzione sul post vendita, ci stiamo strutturando per questo: occorre essere certi che il cliente è soddisfatto e utilizza le soluzioni, e per questo abbiamo istituito al nostro interno una nuova figura chiave, il Customer success manager».

Dopo la sessione plenaria l’evento ha visto otto sessioni parallele, con interventi di vari partner e clienti testimonial di casi di implementazione delle varie soluzioni Oracle Cloud, tra cui Eni, GE Oil & Gas, Illy, Generali, Mediaset e Montepaschi. Due di queste, Generali e Mediaset, insieme a Retitalia Internazionale – ente pubblico che coopera con l’agenzia ICE nel fornire servizi online a sostegno del Made in Italy all’estero – hanno animato una tavola rotonda con considerazioni molto interessanti sulla ownership dei progetti Cloud – che risulta soprattutto in capo alle LOB (Line of Business) – di cui riferiremo a parte.

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