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Modernizzare l’IT con il cloud “senza farsi male”

Le imprese che adottano il cloud o modernizzano gli ambienti data center in chiave ibrida non hanno di fronte soltanto problemi di natura tecnica, devono adeguare l’organizzazione ai nuovi contesti di demand management e cambiare il modello di governance. Ne parliamo con l’esperto Bruno Sortino responsabile Offering Delivery & Transformation di DXC

Pubblicato il 14 Mag 2019

Foto di Bruno Sortino

Qual è l’aspetto più critico della migrazione al cloud e agli ambienti IT ibridi? Per Bruno Sortino, responsabile Offering Delivery & Transformation di DXC non ci sono dubbi: è mantenere la governance dell’ambiente IT: “Per andare in cloud ‘senza farsi male’ serve scegliere l’approccio più appropriato tra PoC e try&buy, ma la cosa che conta di più è garantire all’azienda la capacità di controllo”.

Gli errori delle aziende che approcciano il cloud…e come evitarli

Sortino fa riferimento agli errori che alcune grandi aziende hanno fatto nell’approcciare in modo troppo repentino il cloud, spesso sotto la spinta dell’alta dirigenza, ritrovandosi con costi maggiorati rispetto all’on premise: “I costi, assieme alle prestazioni e alla connettività, restano tra le maggiori paure di chi adotta il cloud – prosegue Sortino –, ma molto più delle promesse o delle garanzie che possono dare i singoli provider, contano la flessibilità, la capacità di governance, poter offrire dal punto di vista applicativo un approccio più morbido al cambiamento”. L’approccio morbido consiste per Sortino nella costruzione di un ambiente di servizi senza più confini tra cloud pubblico, privato e ciò che continua a girare nel data center tradizionale: “Una cosa fattibile se si ha un forte sostegno aziendale al cambiamento. La cosa più difficile è rivedere l’organizzazione, cambiare i rapporti tra chi gestisce l’IT, infrastrutture e applicazioni, e chi, nel business management, tende sommariamente a vedere l’IT come commodity”.

Il punto di partenza del cambiamento può essere un PoC di successo che ha convinto i dirigenti della bontà dell’adozione del cloud in azienda, oppure un’indagine capace di dimostrarlo. “In DXC abbiamo una Divisione di Advisory che, in seguito a incontri con il cliente, definisce le attività da svolgere, le tecnologie e i provider adatti allo scopo, valutando ciò che serve al cambiamento – spiega Sortino -. Vengono valutate la compatibilità delle applicazioni e la scelta delle piattaforme cloud su cui farle atterrare; in seguito, per le aziende nuove alla tecnologia cloud, è spesso costruito un PoC che può ulteriormente approdare a un progetto vero e proprio di migrazione”.

La preparazione: la fase più complessa

La fase più complessa e che assorbe più risorse è la fase preparatoria. Serve comprendere le dipendenze di ogni dato che si sposta nel cloud tra le basi dati e le applicazioni, quindi raccogliere a grappolo ciò che deve migrare insieme: “In parallelo si studia come aggiornare la governance IT – continua Sortino -, mettendo al centro di tutto non la tecnologia, ma il demand management con il compito, tra gli altri, di evitare che la maggiore facilità d’accesso alle risorse si traduca in sprechi inutili”. Un aspetto fondamentale è quindi aiutare il cambiamento organizzativo, per esempio, accompagnando l’adozione del cloud con metodi più moderni di gestione, come DevOps. “Questa parte della trasformazione fa la differenza in termini di costi nelle aziende di grandi dimensioni – precisa Sortino -. Con DevOps chi sviluppa deve collaborare con chi gestisce le operation. Se manca un impegno dall’alto per cambiare struttura all’organizzazione, allora i benefici dell’adozione del cloud rischiano di restare sulla carta”.

Foto di Bruno Sortino
Bruno Sortino, responsabile Offering Delivery & Transformation di DXC

Quanto tempo richiede la trasformazione dell’IT aziendale con il cloud? “In Italia abbiamo aiutato aziende del settore manufacturing a passare al private cloud – spiega Sortino -. In circa 4 mesi i sistemi sono andati in produzione e i clienti hanno preso il timone della gestione senza sorprese. Nel caso di grandi aziende multinazionali con migliaia di server nei loro data center, il percorso medio ha una durata di circa 10/14 mesi”.

Ma oltre al tempo contano i risultati: “Nel nostro lavoro KPI e SLA accompagnano tutte le fasi sia del progetto sia dei servizi che vanno in produzione. Ciò che abbiamo ottenuto in termini di miglioramento delle prestazioni in ambienti complessi ci è valso il riconoscimento dei clienti”,

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