Intervista

Binny Gill, CTO Nutanix: gestire l’IT come fosse un’impresa

Supportare le aziende nel giusto bilanciamento che disegna un ambiente IT ibrido strettamente legato alle variabili del business. Semplificando ma non banalizzando. E tenendo sempre sott’occhio i costi.

Pubblicato il 31 Mag 2018

Foto di Binny Gill

Nel corso della recente NEXT Convention di New Orleans abbiamo avuto occasione d’incontrare Binny Gill, Chief Technology Officer di Nutanix e responsabile dei servizi cloud. In questo suo ruolo, nella sessione generale della mattinata Gill si è particolarmente soffermato sulla presentazione di Beam, la nuova soluzione SaaS per il controllo degli ambienti multicloud. Cogliamo quindi l’occasione per approfondire il tema del difficile compito che il governo di una infrastruttura ibrida costituita da risorse interne e risorse esterne distribuite su uno o più cloud, anche di diversi provider, rappresenta per il Cio e il suo staff.

ZeroUno: Nel corso della sua presentazione lei ha detto che oggi “enterprises must run IT as a business”, cioè devono gestire l’IT come fosse un’azienda. Il che è quello che già da più parti i nostri Cio si sentono ripetere. Ci può dire cosa dovrebbero veramente fare e come, senza entrare troppo sui prodotti, Nutanix li può aiutare?

Gill: Partiamo da due constatazioni generali, che superano l’ambito dell’IT: la prima è che è in atto una rivoluzione nel rapporto tra l’IT e il modo di fare business, nel senso che le applicazioni non sono più strumenti abilitanti il business ma ne sono il motore. È il software che fa girare l’impresa e questo pone una grande pressione sia sui responsabili delle LoB, che devono avere idee capaci di tradursi in applicazioni, sia sull’IT che le deve realizzare. Ciò porta al secondo punto, e cioè che sia l’IT ma più ancora il business vedono nel cloud pubblico una strada per alleggerire la pressione cui sono sottoposti.

ZeroUno: Convengo con lei sul fatto che la spinta a nuovi progetti e soluzioni software sia sempre più opera delle linee di business, ma lei sta dicendo che queste arrivano anche a suggerire scelte tecnologiche…

Gill: Sì, perché il concetto di ricorrere al cloud, e parlo del cloud pubblico, si è così diffuso da essere diventato proprio anche nel business management, che spesso però ne vede solo i vantaggi di risparmio e flessibilità operativa ignorandone i problemi: “C’è un’idea un po’ sperimentale ma da provare subito? Portiamola sul cloud!”. Purtroppo ci sono due rischi che il business sottovaluta: uno è il costo, che nel cloud pubblico non è facilmente visibile e, a consuntivo, risulta spesso molto più alto del previsto; l’altro, più pericoloso sta paradossalmente proprio nella rapidità e facilità con la quale le risorse d’infrastruttura sono rese disponibili: “Occorre un altro terabyte di storage? Eccolo!” Ne risulta che se ne usano più di quanto sarebbe necessario, e i costi aumentano.

ZeroUno: È un po’ quello che accadde a suo tempo con lo storage: più scendeva il costo dei disk array più se ne sprecava lo spazio…

Gill: Proprio così. Ma c’è anche un’altra cosa che porta al bisogno di governo nel cloud, ed è il progresso tecnologico nei data center dato dalle infrastrutture superconvergenti. Per chi ha un data center a struttura SCI far girare un’applicazione i cui workload siano prevedibili risulta più econonomico che sul cloud. Di conseguenza, si tratta di valutare.

ZeroUno: Si tratta quindi di bilanciare l’impiego di risorse interne e di risorse cloud in funzione dei bisogni applicativi, o meglio dei livelli di prevedibilità dei carichi di lavoro?

Gill: Praticamente sì, ed è per questo che la maggioranza dei nostri utenti adotta soluzioni ibride, con la regola, in generale, di tenere in casa o su cloud privato le componenti server e portare all’esterno quelle di storage. Non a caso il servizio più diffuso, anche per noi (Nutanix offre anche hosting e colocation su propri data center – ndr) è quello di disaster recovery, un servizio ‘basic’ che però diventa critico perché normalmente è difficile testare un DR con regolarità. Per questo abbiamo realizzato una soluzione che permette di testare un DR completo in mezza giornata.

ZeroUno: Veniamo allora ai prodotti: avete presentato Beam, soluzione mirata proprio al controllo dell’uso e all’analisi predittiva dei costi dei diversi ambienti cloud, e Flow, che completa lo stack dei sistemi di controllo lavorando sulle reti. Come vede lo sviluppo futuro di questi o di analoghi strumenti, sempre nell’ottica dell’IT come business?

Gill: Per gestire l’It come un business bisogna eliminare le attività tecniche superflue portando le azioni da compiere all’essenziale. Il che significa semplificare. Ora, si può semplificare un prodotto togliendo delle capacità, che è abbastanza facile, ma noi vogliamo soluzioni semplici ma complete, e non è facile. In un data center vi sono centinaia di problemi cui rispondere giorno per giorno e per dare delle risposte corrette occorre gente esperta, che non si trova facilmente e se si trova va pagata bene. Noi cerchiamo di mettere la nostra esperienza nei prodotti tramite tecnologie d’intelligenza artificiale e machine learning che sfruttano le risposte che i nostri stessi utenti danno ai problemi più frequenti. In una parola, più le nostre soluzioni lavorano, più diventeranno capaci di servire allo scopo.

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