Shanghai, la nuova ‘Silicon Valley cinese’

“Per molto tempo gli Usa sono stati l’unica guida all’innovazione informatica, elettronica e biotecnologica, ma se consideriamo i numeri in ballo, lo spostamento dell’alta tecnologia verso l’Asia diventa molto evidente”. Sono parole di Bill Gates, che descrivono eloquentemente il fenomeno che sta prendendo corpo in Cina che comincia a sfidare l’Occidente anche nel campo della ricerca e dell’innovazione Ict. In molti pensano già ad una nuova Silicon Valley. Ciò su cui si deve riflettere, a nostro avviso, è che se la crescita infrastrutturale, economica e sociale della Cina dovesse procedere ai ritmi dell’ultimo decennio, il gigante asiatico potrebbe ribaltare rapidamente gli equilibri del mercato tecnologico globale

Pubblicato il 30 Gen 2008

Ben oltre abbigliamento e giocattoli, la Cina comincia a lanciare la propria sfida all’Occidente nel campo della ricerca e dell’Ict. È un fenomeno che comincia ad intravedersi ad esempio nell’area di Shanghai e nell’Haidian district di Pechino (già denominato il distretto high-tech), dove si stabiliscono aziende con idee innovative, futuri promettenti ed in grado addirittura di attirare cervelli dall’Europa. Ne è un esempio la Smic – Semiconductor Manufacturing International Corporation assieme agli altri parchi tecnologici sostenuti dal governo. Diretta dall’italiano Marco Mora, Smic è un’azienda competitiva a livello mondiale nella specialità di semiconduttori elettronici. Ha saputo mettere assieme un team internazionale di cervelli nel settore Ict, di cui fanno orgogliosamente parte anche alcuni italiani.
Nel parco tecnologico di Zhangjiang esistono circa 3.700 imprese impegnate nella ricerca. Da Microsoft, Ibm, Intel, HP per l’informatica, a Roche, Pfizer, Boehringer e Lilly per la farmaceutica e le biotecnologie. In molti l’hanno già battezzata la Silicon Valley cinese. Si è rilevato un volume di import-export delle imprese cinesi nel settore Ict pari a 440 miliardi di dollari nel corso del 2006.
In un paese in cui la politica ancora in larga parte impronta e controlla l’economia, il governo centrale investe in modo sostanziale sulla leva “tecnologie e innovazione”. L’obiettivo è quello di avere 50 società nella Classifica Fortune 500 entro il 2015. La Cina ha le idee chiare sul suo futuro, e lo ha comunicato con l’approvazione dell’11° Piano Quinquennale che dà una direzione tutta nuova all’enorme sviluppo del Paese. La crescità ora avrà un’approccio scientifico: punterà su ricerca e tecnologia e dovrà raggiungere il primato che consiste, appunto, nell’avere il 10% delle 500 società più importanti del mondo.
Secondo Sandro Bicocchi (autore del libro “Perché non aver paura della Cina?”, Etas, Milano), “Si stima che in Cina operino 750mila ricercatori: il loro numero si è decuplicato negli ultimi 20 anni. Anche qui tocchiamo da vicino quanto sia semplicistica l’opinione, ancora molto radicata in Occidente, che la Cina sia il Paese della copia: tutti i dati stanno invece a dimostrare, non ultimi quelli citati, che la sua economia e il suo tasso di sviluppo sono basati non solo sulla quantità e sulla produzione a basso costo ma, nei tempi più recenti, sulla ricerca e l’innovazione”.
La Cina è il primo produttore mondiale di cellulari e questo costituisce uno dei settori a più rapido sviluppo dell’industria informatica cinese. Attualmente la capacità produttiva annuale ha raggiunto i 400 milioni di unità, ovvero il 40% della produzione mondiale. Attualmente in Cina esistono 65 aziende che producono cellulari, gli utenti mobili sono 410 milioni e per la fine del 2006 si dovrebbe toccare la soglia di 440 milioni. I cinesi sono senza dubbio la popolazione al mondo che ha fatto i balzi in avanti più grandi nell’uso della tecnologia multimediale: 130 miliardi di Sms inviati dai cinesi nei primi 4 mesi dell’anno, con un incremento del 45% rispetto all’anno precedente.
Secondo AssoLaw, entro il 2006 saranno prodotti oltre 220 milioni di cellulari da società straniere presenti sul territorio. Circa 200 milioni di questi cellulari saranno esportati in Occidente, mentre ‘solo’ 20 milioni di unità copriranno le esigenze del mercato interno dove sono ben posizionati i produttori interni.
I cittadini che godono di una connessione Internet ad altissima velocità sono ben 65 milioni, un record planetario, mentre gli utenti connessi alla Rete sono oltre 120 milioni, pochi milioni in meno rispetto agli Stati Uniti, che Internet l’hanno inventata.
Il totale dei siti web registrati dagli utenti cinesi, contraddistinti dall’estensione di dominio “.cn”, cresce del 154% su base annua. Le regioni dove le tecnologie digitali hanno maggiore diffusione sono quelle costiere, altamente urbanizzate: una fascia geografica che parte dalla zona metropolitana di Pechino, a nord, per arrivare fino alla popolosa provincia di Guangdong, nel sud. La penetrazione delle tecnologie digitali nelle zone rurali, specialmente per quanto riguarda Internet, è pari solo al 2,6% del totale nazionale.
Se la crescita infrastrutturale, economica e sociale della Cina dovesse procedere di questo passo, il gigante asiatico potrebbe ribaltare completamente gli equilibri del mercato tecnologico globale. Il tutto potrebbe avvenire nel giro di appena un decennio, dicono gli esperti.
Nell’Ict la Cina comincia a proporsi come concorrente diretto delle aziende occidentali piuttosto che come semplice mercato di manodopera a basso costo per le multinazionali. Va in questa direzione la release di Godson, microprocessore di concezione e realizzazione totalmente cinesi, dalle prestazioni ridotte ma che ben rappresentava la nuova volontà della nazione-continente di competere in mercati tradizionalmente considerati come appannaggio dei grandi paesi industrializzati dell’Occidente. Grazie al raggiungimento della nuova potenza, presto potremo verosimilmente vedere l’introduzione, sul mercato interno cinese, di sistemi a basso costo dal prezzo di 175-200 dollari americani, cifre suscettibili di rapide decurtazioni in caso di successo commerciale dell’iniziativa.
Nell’ultimo anno Ibm ha gradualmente trasferito il suo ufficio acquisti globale dallo stato di New York a Shenzhen. Insomma ha abbandonato gli Usa per la Cina. La scelta è perfettamente logica: bisogna essere più vicini al mercato degli approvvigionamenti. Ma fa riflettere il fatto che il quartier generale di un’unità fondamentale della corporate Ibm venga trasferita fuori dagli Usa.
Lenovo già leader nel mercato Cina, dopo l’acquisto della divisione personal computer dell’Ibm è divenuto uno dei più temibili competitor globali con la divisione R&d localizzata principalmente in Cina e Giappone. Sponsor delle Olimpiadi di Pechino 2008, fornirà il computer equipment dell’evento.
Ma che impatto ha l’ICT sulla crescita economica cinese? Secondo Ermanno Delia, board di AssoLaw, “Il Pil delle principali metropoli cinesi è cresciuto con tassi a due cifre grazie al sempre più pervasivo ricorso all’Ict: la città della finanza, Shanghai, ha registrato nel corso 2006 un incremento del Pil pari al 13%, rappresentando il quattordicesimo anno consecutivo con un tasso di crescita superiore al 10% annuo”.

Alibaba, azienda leader dell’e-commerce in Cina (ha lanciato AliPay, il più diffuso sistema di pagamento online a livello nazionale ed ha acquistato Yahoo! Cina nell’ottobre 2005) gestisce il più grande marketplace online al mondo. Specializzata, con due diverse sezioni, nel commercio internazionale ed in quello interno cinese, è uno degli strumenti più interessanti e alla portata di tutti per scambiare merci con la “Fabbrica del mondo”.
Alibaba International  è la sezione in lingua inglese dedicata in particolare alle PMI di tutto il mondo, con quasi 200 milioni di utenti registrati da più di 200 paesi. Con 300.000 visite al giorno è un punto di riferimento per importatori e buyer che desiderano entrare in contatto con venditori in Cina ed altri “paesi manifatturieri”.
Alibaba China  è il più grande marketplace online per il commercio in Cina. Con più di 7 milioni di utenti registrati, costituisce una community affidabile tra membri che regolarmente si incontrano e fanno business online.
TaoBao è il sito più popolare in Cina per l’e-commerce consumer-to-consumer (10 milioni di utenti registrati, market share 67,3% a Pechino, Shanghai e Canton, contro il 29,1% di eBay China). Fondato nel maggio 2003 è cresciuto fino a diventare l’attuale leader nel mercato CtoC cinese, con la più vasta gamma di prodotti disponibili e la più alta penetrazione tra i 111 milioni (2005) di utenti Internet del paese. Ha recentemente lanciato la sua originale piattaforma BtoC (qualcosa di completamente diverso dai modelli BtoC americani che hanno fallito in Cina, secondo Toto Sun – GM dell’azienda) che mette in contatto venditori e consumatori sia per il mercato interno che per quello internazionale.
Baidu è il principale motore di ricerca in Cina. Con un doppio sistema di input della query (English inputting e Chinese inputting) permette di eseguire ricerche Internet sia mediante il sistema fonetico occidentale che con quello della lingua più parlata al mondo (Mandarino 1,2 miliardi native speakers). Pioniere della Internet search industry cinese è l’esempio più interessante in un territorio pieno di potenzialità ancora tutte da esplorare.
Recentemente ha siglato un accordo con MTV Networks, che consentirà agli utenti di Internet di vedere video musicali di MTV e spettacoli TV di Nickelodeon gratuitamente.


LA CINA DI ALIBABA E LO SVILUPPO INTERNET

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