Quale futuro per l’economia globale

Il premio Nobel per l’economia 2001 Joseph Stiglitz è un personaggio le cui opinioni critiche sull’economia mondiale fanno spesso discutere. Nell’intervista esclusiva concessa a ZeroUno, Stiglitz non si smentisce. Ecco una sua "fotografia" sui principali temi legati allo sviluppo economico e ad una tecnologia IT più sicura. Quali sono i riflessi della globalizzazione sull’economia mondiale? Quale sarà il  futuro di quest’ultima?  Rispetto a nuovi equilibri che si vanno definendo tra le diverse aree geografiche del mondo, qual è oggi il ruolo delle tecnologie Ict?

Pubblicato il 02 Mag 2005

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Joseph Stiglitz, professore alla Columbia University, ex consigliere per gli affari economici del Presidente Clinton, ex capo economista della Banca Mondiale, premio Nobel per l’economia nel 2001 e autore di libri famosi come “Globalization and Its Discontents” e “The Roaring Nineties”, è uno dei massimi esperti delle politiche economiche mondiali e dei processi di globalizzazione e sviluppo. Stiglitz ha talvolta fatto parlare di sé per le sue idee, spesso critiche, riguardo alla globalizzazione e al ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali, poiché ritiene che imporre indiscriminatamente l’apertura e liberalizzazione dei mercati a tutti i paesi in via di sviluppo non sia sempre conveniente. Infatti Stiglitz sostiene che alcuni paesi sono riusciti a trarre grande vantaggio dalla globalizzazione, mentre altri hanno sopportato costi molto più alti dei benefici che ne hanno ricevuto. Inoltre, all’interno di uno stesso paese, la globalizzazione ha interessato diversi gruppi in maniera molto differenziata: mentre alcuni gruppi hanno tratto enorme beneficio, altri hanno sopportato soltanto i costi.
In occasione di un suo recente viaggio in Europa abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Joseph Stiglitz, a cui abbiamo posto alcune domande sul tema della globalizzazione e della sicurezza.

ZeroUno: Quali sono i principali riflessi della globalizzazione sull’economia mondiale?

Stiglitz: Negli anni scorsi si sono verificate molte crisi, che ora abbiamo parzialmente superato, e l’economia globale è alla ricerca di nuovi equilibri. Purtroppo non abbiamo saputo approfittare di quello che abbiamo imparato da queste crisi per costruire un sistema economico globale più stabile, robusto e giusto. La globalizzazione ha aumentato l’interdipendenza dei paesi di tutto il mondo. Questo significa che quando nascono problemi in un paese, questi si trasmettono subito alle altre parti del mondo. Quindi se abbiamo uno o più paesi che non sono gestiti bene economicamente, abbiamo un problema in tutto il mondo. Ci sono molti problemi nella macroeconomia di tanti paesi e regioni: ci sono problemi fondamentali negli Stati Uniti, in Europa.

ZeroUno: Ci può descrivere quali sono questi problemi?
Stiglitz: Iniziando dall’economia degli Stati Uniti, che è la più grande del mondo, sono convinto che non si stia andando verso una recessione o una depressione, ma c’è e ci sarà un notevole gap tra le potenzialità dell’economia degli Stati Uniti e le performance reali: per esempio la mancanza di investimenti. La maggior parte degli osservatori ha previsto che il 2005 sarà peggiore del 2004 che, anche se è stato significativamente migliore del 2001, del 2002 e del 2003, non è certo stato caratterizzato da un’economia robusta. Una delle ragioni per le quali è previsto un rallentamento dell’economia è che sta passando l’effetto positivo della riduzione dei tassi d’interesse, che erano stati molto bassi nel triennio precedente e che ora hanno ripreso a salire a causa della debolezza del dollaro. Un’ulteriore fonte di problemi è l’alto prezzo del petrolio: molti dei rallentamenti dell’economia globale degli ultimi trent’anni sono associati all’aumento del prezzo dell’energia.
La ragione per la quale l’economia Usa langue, è da ricercare in una serie di deficit. C’è un deficit di posti di lavoro. L’economia americana dovrebbe creare 6 milioni di nuovi posti di lavoro. Negli ultimi tre anni e mezzo c’è stata una riduzione globale di un milione di posti di lavoro. La perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro nel settore privato è stata parzialmente compensata dall’aumento di 500.000 posti nel settore pubblico, con un conseguente aggravio della spesa pubblica. C’è un deficit fiscale, che è destinato a continuare a salire (da un attivo del +2% a un disavanzo del -5%). C’è un deficit commerciale: gli Stati Uniti, il paese più ricco del mondo, chiede prestiti per 2 miliardi di dollari al giorno. Infine c’è un alto livello di indebitamento.
Quello che ha sostenuto l’economia USA negli ultimi tre anni sono stati i bassi tassi d’interesse. Questo però non ha stimolato alti livelli di investimento, ma ha semplicemente permesso un rifinanziamento delle famiglie attraverso prestiti che ne hanno aumentato l’indebitamento. La riduzione delle tasse del 2001 non aveva l’obiettivo di rilanciare l’economia e infatti non l’ha rilanciata. Il prezzo degli immobili è aumentato troppo perché i bassi tassi d’interesse hanno fatto aumentare la domanda di immobili.
Per tutte queste ragioni penso che l’economia degli Stati Uniti non sia robusta e che non si riprenderà tanto facilmente.

ZeroUno: E come spiega le prestazioni deludenti dell’Europa?
Stiglitz: Una delle ragioni è che il patto di stabilità ha legato le mani ai governi, che non hanno la possibilità di implementare politiche fiscali adatte a stimolare l’economia. La Banca Centrale Europea si concentra unicamente sull’inflazione, mentre la Banca degli Stati Uniti si preoccupa della crescita, dell’occupazione e poi dell’inflazione. Quindi anche in Europa l’economia non va bene come potrebbe andare.

ZeroUno: Aspettiamo quindi una ripresa mondiale delle performance dell’area asiatica ?
Stiglitz: La regione sulla quale sono più ottimista è la Cina. L’hanno scorso sono stato tre volte in Cina, dove ho avuto occasione di parlare con diversi decisori in campo economico, e ritengo che riusciranno a mantenere in crescita la loro economia. Da un lato, la Cina è un importante motore per l’economia globale, tanto che diventerà gradualmente una delle maggiori potenze economiche. D’altra parte, la crescita è stata così rapida che il costo delle commodities è cresciuto a dismisura. Per esempio, il costo dei trasporti è aumentato di sei volte e la Cina è una delle concause dell’aumento dei prezzi del petrolio. L’attuale lievitazione dei costi è dovuta contemporaneamente sia alla domanda che all’offerta. Da un lato si è accresciuta la domanda da parte della Cina, mentre l’offerta non è aumentata ma è diminuita, soprattutto in Venezuela e nel Medio Oriente, a causa della generale instabilità e della guerra in Iraq.

ZeroUno: Come vede l’evoluzione del mercato dell’energia e del denaro nel breve e medio termine?
Stiglitz: In questo e in altri mercati è molto importante il ruolo giocato dall’incertezza: poiché in questo clima di incertezza è poco probabile che le società petrolifere investano per cercare altro petrolio, è presumibile che nel medio termine il prezzo del petrolio si manterrà stabile o aumenterà ulteriormente.
Anche i tassi di interesse dovrebbero crescere. Essendo la maggior parte degli stati fortemente indebitati, la legge della domanda e dell’offerta dice che quando aumenta la richiesta di denaro aumentano i tassi d’interesse. La scarsa domanda di finanziamenti per gli investimenti è la ragione fondamentale per cui i tassi di interesse finora non sono cresciuti. Ma se l’economia dovesse ripartire, il fatto che gli Stati Uniti si facciano prestare così tanti soldi sul mercato mondiale provocherà pressione sui tassi d’interesse.
In ragione di tutte queste cause d’incertezza, non c’è da stupirsi se molte società hanno posposto i loro investimenti, in attesa che si chiariscano le prospettive future

Joseph Stiglitz
Premio Nobel per l’economia nel 2001

ZeroUno: Come vede il futuro dell’economia globale ?
Stiglitz: Non sono molto ottimista sui progressi dell’economia globale. Dopo gli scarsi risultati dell’Uruguay Round, recentemente a Cancun i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo hanno abbandonato il tavolo delle trattative perché non vedevano una via di uscita. Io penso che abbiano fatto bene. È meglio non raggiungere un accordo piuttosto che concludere un cattivo accordo.
La globalizzazione provocherà aumenti di produttività, ma non tutti ci guadagneranno.
Grazie alla globalizzazione, negli Stati Uniti c’è stata una crescita nell’economia, la produttività è elevata, i profitti sono cresciuti, ma non sono cresciuti i posti di lavoro. Negli ultimi tre anni e mezzo, le entrate reali delle famiglie americane sono diminuite in media di 1500 dollari. Tutti i profitti della distribuzione degli utili sono andati al vertice della piramide sociale e la maggior parte delle famiglie sta peggio di come stava tre anni e mezzo fa. Sono stati creati nuovi posti di lavoro, ma sono stati creati al di fuori degli StatiUniti. Questa in parte può essere considerata una notizia positiva, perché grazie alla globalizzazione c’è un’allocazione più efficiente della produzione, ma questo non aumenta la forza degli Stati Uniti.

ZeroUno: Qual è il ruolo delle nuove tecnologie in questi processi ?
Stiglitz: I cambiamenti nella tecnologia hanno prodotto innovazioni “labor saving”, nel senso che aumenta la domanda di lavoratori con elevate competenze professionali, ma diminuisce la domanda di lavoratori a bassa qualificazione. Ci sono significative pressioni sui salari dei lavoratori a bassa e media qualificazione. Questo significa che si va verso un bipolarismo della società sempre più marcato. Negli ultimi 25 anni c’è stato un notevole aumento delle disuguaglianze sociali e si è arrivati a un livello di disuguaglianza che non si verificava più dalla crisi degli anni ’20.
Negli anni ’90 c’era stata una diminuzione di questa disuguaglianza, ma ora ha ripreso ad aumentare in modo significativo. Negli Stati Uniti ci saranno continue tensioni: la società tenderà a divenire sempre più polarizzata e ci saranno richieste di protezionismo nei confronti della concorrenza dall’estero.
La globalizzazione dell’economia può portare enormi benefici in termini di efficienza, incrementi di produttività e standard di vita, ma la globalizzazione economica provoca una globalizzazione politica che fa nascere tensioni economiche e sociali in vari paesi. Nasceranno molte sfide. Il modo in cui sapremo affrontare queste sfide determinerà la stabilità e la prosperità di tutti noi nei prossimi anni.

ZeroUno: Si parla molto dell’offshoring come di un problema economico. Cosa ne pensa di questo trend?
Stiglitz: Paesi come l’India, protagonisti di molte attività offshore, avranno effetti positivi immediati, mentre in Europa e negli Usa qualcuno perderà il posto di lavoro. Ma se l’economia funziona, costoro troveranno altri posti di lavoro. Quando un paese si specializza, incrementa il suo livello di benessere. Se le software house in India dovessero essere più efficienti di quelle della California, ovviamente avranno il sopravvento.

ZeroUno: La questione medio-orientale e la paura di possibili atti terroristici causano problemi all’economia. Come vede il problema della sicurezza oggi?
Stiglitz: L’attenzione è molto alta. Soprattutto per il problema del terrorismo, la gente è più sensibile al problema della sicurezza, le notizie di guerra, lo spam e i virus che arrivano in continuazione ci ricordano tutti i giorni che non siamo soli.
È comunque importante che ci siano la consapevolezza dei rischi e l’attenzione per la sicurezza, perché il problema è serio e bisogna prendere provvedimenti organici.

ZeroUno: La sicurezza IT assorbirà una cifra significativa dei budget delle aziende e delle famiglie?
Stiglitz: Sicuramente le società anche piccole e gli utenti Soho e residenziali spendono cifre non trascurabili per la sicurezza IT: basta considerare la crescita di società come Symantec che si occupano prevalentemente di sicurezza per piccole aziende e utenti privati. Le grandi aziende spendono ancora di più per proteggere i loro dati. La domanda di sicurezza è in aumento e quindi è certo che aumenterà anche la spesa relativa.

ZeroUno: Pensa che nel futuro la tendenza nel mercato IT sarà quella di implementare la sicurezza al di fuori dei prodotti o al loro interno?
Stiglitz: Confermando una tendenza già in atto, penso che la sicurezza sarà sempre più una parte integrante dei prodotti stessi. La richiesta di prodotti sicuri è ormai generalizzata per ogni tipo di prodotto, sia hardware sia software: la sicurezza IT è solo un caso particolare di una tendenza generale, da parte delle normative e degli acquirenti, a richiedere ai vendor prodotti sempre più sicuri e affidabili. Anche Microsoft sta cercando di incorporare la sicurezza nei propri prodotti, tutti gli altri principali fornitori di software e di hardware saranno costretti dal mercato a fare lo stesso.

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