Oltre che per i 100mila visitatori e i 170 espositori che hanno affollato il World Trade Center di Dubai, il GITEX GLOBAL 2022 verrà ricordato per il primo volo di prova pubblico della “flying car” cinese XPeng X2. Questo velivolo elettrico, a decollo e atterraggio verticali, rientra nella categoria degli eVtol e, per esordire sul palcoscenico internazionale offerto da Dubai nella settimana dell’evento, ha chiesto un permesso di volo speciale dall’Autorità dell’aviazione civile di Dubai (DCAA). L’azienda cinese Xpeng AeroHT che lo ha prodotto e presentato sta già pensando ad una prossima versione ancora più performante, futuristica e autonoma. Una prospettiva perfettamente in linea con la roadmap cinese per la mobilità, in cui i servizi di taxi volanti sono “pianificati” entro il 2025.
Al Gitex Global 2022 prove di volo e anticipazioni sulla flying car di prossima generazione
La struttura in fibra di carbonio, il design minimalista e aerodinamico e un motore completamente elettrico rendono X2 un veicolo adatto alle aree urbane e a percorsi brevi come quelli delle visite turistiche e del trasporto medico. I suoi creatori hanno dichiarato una velocità, in orizzontale, di 80 miglia all’ora e, in verticale, di 2 m/s, raggiunta grazie a otto eliche, senza bisogno di pista. Effettivamente il suo primo volo pubblico, 90 secondi di movimento solo verticale, è partito dai “semplici” prati del suggestivo Skydive di Dubai.
Oltre a non produrre alcuna emissione, essendo full electric, X2 è dotata di automazione AI e prevede anche l’opzione “guida autonoma”. Un aspetto che ha reso la novità presentata al Gitex Global ancora più futuristica, ma che aggiunge complessità a livello di normative. Quelle sulle auto volanti sono ancora lontane, decisamente indietro rispetto alle tecnologie che aziende come XPeng continuano imperterrite a sviluppare.
Tra il 2016 e il 2021, l’azienda ha presentato cinque generazioni dei suoi veicoli, dando delle anticipazioni anche sulla sesta. In questo caso sarà una vera e propria auto, munita delle classiche quattro ruote ma anche di eliche estraibili per poter offrire ciò che la renderà migliore delle versioni precedenti: l’alternanza volo-strada. Potrebbe arrivare entro il 2024 e costare ipoteticamente intorno ai 150 mila dollari.
Advanced Mobility: due progetti italiani in arrivo per Giubileo e Olimpiadi
Lo scenario su cui richiama l’attenzione internazionale l’esordio in pubblico di X2 è quello dell’advanced mobility. Si tratta di un nuovo segmento del settore droni che comprende veicoli volanti per il trasporto di merci e persone ma anche servizi e infrastrutture “a corredo”. Dai sistemi di integrazione dello spazio aereo, ai punti di decollo e atterraggio, fino a progetti di sensibilizzazione verso una innovazione che potrebbe spaventare o creare perplessità.
Nata in ambito militare, l’advanced mobility si è diffusa molto velocemente nel B2C e solo negli ultimi 5 o 6 anni anche nel B2B. Secondo Paola Olivares, Direttore dell’Osservatorio Droni e Mobilità aerea avanzata del Politecnico di Milano, è proprio nel settore professionale e industriale che si vedranno le applicazioni più interessanti.
“Tra il 2019 e giugno 2022 abbiamo mappato circa 250 progetti, di cui il 12% per il trasporto passeggeri. Non è la priorità, né lato produttori, né lato utenti, ma esistono diversi prototipi, alcuni già testati, e piani per svilupparne l’utilizzo e la commercializzazione” spiega. In Italia il più maturo è quello della startup tedesca Volocopter che lo scorso ottobre, all’aeroporto di Fiumicino di Roma, ha effettuato il primo test di volo del suo taxi volante. I primi tragitti “pubblici” aeroporto – centro città A/R sono previsti per il Giubileo del 2024. Milano coglierebbe invece l’occasione delle Olimpiadi invernali del 2026 per inaugurare un servizio simile. offrendolo come opzione per raggiungere Cortina. In entrambi i progetti è previsto un vertiporto per il decollo e l’atterraggio, una terza infrastruttura simile potrebbe sorgere a Venezia, in un’area ancora da individuare.
“L’Italia è ben posizionata in questo nuovo settore e ha un piano strategico per il suo sviluppo. È infatti uno dei Paesi che maggiormente spinge per un adeguamento della normativa europea che dovrà garantire la sicurezza di questi velivoli in ambienti urbani. Una vera sfida perché un qualsiasi anche minimo problema potrebbe rallentare la crescita di un settore promettente. Oggi, però, non è la parte di regulation a fare da freno: l’intero mercato è tutto da costruire, anche dal punto di vista della sostenibilità dei modelli di business” spiega Olivares. Ci si sta muovendo in parallelo sui vari fronti e quello più spinoso è l’aspetto culturale, su cui è necessario lavorare da subito. “C’è ancora diffidenze e, per alleviarla, la roadmap europea prevede prima l’introduzione di veicoli a guida autonoma ma con pilota e un paio di passeggeri. Un servizio riservato a quei pochi che se lo potranno permettere. Solo in un secondo momento si passerebbe alla diffusione su larga scala, passando poi a veicoli autonomi senza pilota, per ora bloccati anche dal punto di vista delle certificazioni”.
Dalla servitizzazione all’interazione con le infrastrutture: l’auto ha un futuro ed è digitale
Se si torna coi piedi per terra, alla mobility senza asse verticale, l’aspetto normativo diventa un fattore decisivo sulla tempistica. Spesso è da considerare come uno dei responsabili dei ritardi nella commercializzazione di nuove tecnologie e servizi. “Anche solo per effettuare dei test, è necessario fare molti passaggi perché non esiste un unico ente nazionale di riferimento. È stato fatto il decreto Smart Road, ma si doveva essere più coraggiosi: serve qualcosa in più” spiega Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano.
Sarebbe un peccato rallentare un settore che riscuote interesse e investimenti e che ha già le idee chiare sul proprio futuro. Costo dell’energia elettrica permettendo. “Già oggi, le auto sono sempre più connesse e in grado di fornire servizi. Entro il 2023 arriveranno i primi modelli dove sarà possibile attivare delle funzionalità aggiuntive anche dopo l’acquisto, con un modello ‘Netflix’. Il trend è quello della servitizzazione e sarà globale. Fra 5 anni potremmo raggiungere un livello 3 o 4 di guida autonoma e un modello di business dominante che vede il veicolo dialogare con le infrastrutture. È quello che permette più controllo e ridondanza, e che comporta meno rischi” osserva Salvadori.
Se il mercato dei veicoli autonomi è prepotentemente dominato da USA e Cina, in quello delle infrastrutture l’Europa riesce a trovare il suo spazio, e anche l’Italia. “Tra i circa 150 progetti che abbiamo mappato, ce ne sono alcuni italiani di rilevanza internazionale. Sensorizzazione di autostrade, sistemi per la ricarica di batterie wireless, da usare durante il tragitto, ma anche test di interazione tra veicolo autonomo e infrastrutture su strade comunali, provinciali e statali. C’è anche un progetto del Politecnico: vogliamo inserire un veicolo a guida autonoma nella Mille Miglia 2023, per sperimentarlo in presenza di altri utenti della strada. È in questa occasione che stiamo toccando con mano quanto l’aspetto burocratico-normativo possa essere frenante” racconta Salvadori.
La tecnologia non è nell’elenco degli ostacoli per questo mercato ma oltre ai regulator, lo sono sia la guerra tra Russia e Ucraina che la resistenza culturale. Il conflitto in corso impatta soprattutto sul costo dell’elettricità: “se un pieno oggi costa quasi come quello di benzina, l’utente diventa perplesso e il business rallenta, come accaduto già nei primi mesi del 2022. Anche la posizione predominante della Cina sulle batterie, di cui gestisce il 70-75% della produzione, è e sarà un fattore da considerare per lo sviluppo di questo mercato”.
Dal punto di vista culturale, gli orizzonti sembrerebbero più sereni. Da un’indagine condotta dall’Osservatorio emerge che già il 50% degli italiani salirebbe a bordo di un veicolo a guida autonoma. Un risultato in linea con il resto d’Europa e che spinge a sperare in un miglioramento man mano che questi mezzi saranno più presenti nel quotidiano, non solo “mitici protagonisti” di annunci, test ed esperimenti. Intanto, gli utenti si stanno abituando a un’auto sempre più comoda e multifunzionale. Salvadori segnala una tendenza alla micro-mobilità, ma non teme un abbandono dell’auto: “la connettività abilita molti servizi B2C attraenti, oggi di nicchia ma che presto saranno presenti su auto anche di gamma non elevata, Diventeranno a portata di tutti e renderanno le auto un luogo dove si sta bene”.