La fusione tecnologico-organizzativa

Pubblicato il 16 Giu 2009

Portiamo al dibattito un punto di osservazione interessante di Forrester: riguarda la progressiva fusione totale dell’It al business. Si tratta di quelle tecnologie e servizi It che rappresentano l’elemento principale attraverso il quale un’azienda opera e che ormai diventano indispensabili per una differenziazione competitiva.Che ci siano interessanti sommovimenti attorno alla galassia Ict, cioè alle dinamiche che determinano l’evoluzione del ruolo di questa tecnologia e delle persone che la governano e la utilizzano, nonché del suo compito in rapporto allo sviluppo competitivo dell’impresa è ormai chiaro. Il dibattito, acuito dalla crisi e dalle sue pressioni sui budget e sui risultati economici, vede all’orizzonte il profilarsi di nuovi modelli di fruibilità tecnologica sulla falsa riga dell’erogazione di servizio (as a service) tipico della corrente elettrica, dell’acqua, del gas, ecc. Ecco allora profilarsi all’orizzonte l’utility computing, che vede non solo fervere un dibattito ma già da qualche tempo investimenti, prodotti e sperimentazioni di tipo cloud, una “nuvola di erogazione elaborativa” dalla quale si utilizzeranno servizi applicativi e It di ogni genere. Naturalmente questa potente rivoluzione dovrà passare da una profonda ridefinizione del ruolo e del business model dei vendor Ict che, guarda caso, sono proprio quelli che guidano, con le loro tecnologie, il “passo evolutivo” del fenomeno cloud, per cui è probabile che assisteremo a interessanti percorsi di sviluppo nei quali molta attenzione, da parte dei fornitori, verrà posta nel non perdere quote di mercato e business. Un percorso, quindi, che potrebbe accompagnarci ancora per parecchi anni e che comincerà a interessare tipologie di applicazioni certamente importanti ma non ancora “core”, sulle quali oggi si basa buona parte del business delle imprese utenti.
Altro fronte: dopo anni di discussione sull’evoluzione del Cio ecco che stiamo entrando nella fase “alla prova dei fatti”, e cioè quel periodo in cui il Cio e tutta la sua struttura It devono, soprattutto in questi momenti di recessione, dare prova di efficienza e di capacità interpretativa delle esigenze dell’organizzazione aziendale e delle sue richieste di sviluppo di business. Insomma: è indubitabile che siamo entrati in una fase di ripensamento generale delle tecnologie e delle organizzazioni It.
Portiamo al dibattito un punto di osservazione e di evoluzione interessante, a nostro avviso importante, evidenziato da Andrew Parker, vice President e Research director di Forrester, che ZeroUno ha intervistato prima dell’IT Forum Emea 2009, l’evento europeo principale di Forrester che si tiene questo mese di giugno a Berlino. Prendiamo dall’intervista, che sarà pubblicata integralmente sul prossimo numero di Luglio-Agosto di ZeroUno, uno dei punti centrali all’analisi che vi stiamo proponendo. Riguarda il fenomeno della progressiva “incarnazione”, non integrazione, ma proprio simbiosi, fusione totale dell’IT al business. Si tratta di quelle tecnologie e servizi It che rappresentano l’elemento principale attraverso il quale un’azienda opera e che ormai, sempre più, diventano indispensabili per le imprese che non soltanto vivono in modo primario di informazioni e dati (banche, assicurazioni, società di tlc, ecc) ma anche per le classiche aziende manifatturiere che, ad esempio, nella gestione e ridisegno dinamico delle supply chain trovano uno strumento efficacissimo di risparmio e di differenziazione competitiva. Le tecnologie, dal Blackberry fino ai software di business intelligence, di Crm o, appunto, di Scm, passeranno sempre più sotto la gestione diretta del business. Sarà sempre meno, quindi, una questione di “allineamento dell’It al business” e sempre più, in prospettiva, la gestione di questa “fusione” con il business e le nuove forme di governo e gestione della tecnologia. Approfondiamo ancora meglio.
Questo valore strategico dell’Ict, vitale per le operazioni di business quotidiane, sta spostando sempre di più verso le aree business (manager delle Lob aziendali) il controllo e le decisioni di sviluppo e investimento. Le ripercussioni sul fronte organizzativo e dei ruoli non saranno di poco conto e guidano, spingono, verso una trasformazione, lenta ma quasi inesorabile, del modello operativo dell’IT. Un esempio su tutti la funzione di demand management: in alcune aziende, questa funzione di comprensione delle esigenze del business che devono essere poi tradotte in soluzioni Ict efficaci, è già passata sotto il controllo del business. Ci sono alcune funzioni oggi, tipicamente di cerniera tra l’area It e le aree business, sostiene Parker/Forrester, che riporteranno sempre più direttamente all’area business: business analyst, project manager, information manager, Governance, Risk & Compliance manager, vendor manager; queste figure rappresentano certo l’espressione organizzativa dell’avvicinamento dell’It al business ma anche, dal punto di vista decisionale e di controllo di budget, il suo spostamento verso il versante più gestionale dell’impresa.
Il vendor manager, sostiene Forrester esemplificando questa fusione tra tecnologie ed esigenze di business, diventerà una figura di Chief Business Technology Officer, cioè quella figura che i diversi executive delle Lob interpelleranno e con cui lavoreranno sempre più a stretto contatto per trovare (sviluppare sempre meno, acquistare sempre più) quelle tecnologie davvero efficaci per lo sviluppo di progetti business oriented. E’ sempre questa figura, che Forrester identifica nell’evoluzione del Chief Technology Officer ma che, sosteniamo noi, in molte aziende italiane viene comunque assolta dallo stesso Cio, che “guiderà le danze” dei fornitori. Sì, perché dopo tante parole di “partnership” da parte dei vendor Ict nei confronti degli utenti, la scelta da parte delle imprese, attraverso queste figure di raccordo con il business (che siano Cbto o Cio), delle tecnologie più idonee allo scopo, verrà sempre più effettuata sulla base del valore reale. Anche qui l’evoluzione prospettata da Parker è molto interessante, con un’integrazione tecnologica sempre minore da parte del dipartimento It (che oggi deve invece accollarsi spesso i costi e gli sforzi di un’integrazione sbandierata dai vendor ma talvolta  non così vera) che sarà invece sempre più garantita all’esterno dell’impresa utente dai fornitori Ict, i quali pre-assembleranno la soluzione, erogandola e gestendola, laddove sarà possibile, anche in una logica “as a service”. E non si potrà più facilmente “scappare”: il vendor partner verrà scelto dal vendor manager (Cbto e/o Cio) in capo all’area business e in funzione diretta dei risultati di business identificati.
Grandi sommovimenti, quindi, anche sul versante dei fornitori per i quali sarà fondamentale ripensare il proprio portafoglio di offerta e il modello di go-to market. Non più fondato tanto sulle caratteristiche tecniche (magari di integrazione e di apertura, come avviene oggi) della propria tecnologia, quanto in funzione di una capacità di erogazione di soluzioni di valore per il business di cui si è a conoscenza grazie a uno sviluppo di relazioni con le business unit e le persone più vicine a queste. Sicuramente ci sarà ancora il Cio (magari non si chiamerà più così) in un ruolo radicalmente diverso da quello che ancora oggi siamo abituati ad attribuirgli.
Non tutti i vendor saranno in grado di fare questo percorso. Sarà necessario capire, all’interno di questa catena del valore, come posizionarsi al meglio per far valere i propri punti di forza. Non è escluso, dice sempre Parker, che per alcuni vendor sia più semplice e onesto proporsi come vendor la cui offerta  (“the best technology” e basta) sia integrabile all’interno dell’azione di altri fornitori Ict, non necessariamente più grandi ma comunque in grado di essere davvero partner di valore per il business aziendale.
Interessante notare come queste prospettive siano guidate ormai soprattutto dalle esigenze degli utenti che, nella loro ricerca di efficienza e di competitività, dopo tanti anni di posizione subalterna ai vendor Ict, stanno oggi ridefinendo organizzativamente ruoli e obiettivi che incidono anche sulla struttura di offerta. Certamente ci saranno sempre, lo ripeteremo all’infinito, situazioni in cui gli utenti sono veramente così “legati” ad alcuni player da avere spazi di manovra e di agibilità limitati. Così come ci sono ancora oggi  Cio con una breve prospettiva e una scarsa autonomia decisionale. Ma questi ci saranno sempre. L’importante è capire quali sono gli attori sulla scacchiera e come si stanno muovendo. Il punto essenziale, crediamo, non sta tanto nella ridefinizione dei rapporti di forza tra utenti e vendor Ict quanto nella consapevolezza di una ricerca di efficacia delle tecnologie Ict per le attività delle imprese che non può più proporsi secondo i classici modelli di fornitura fino ad oggi utilizzati. In questo percorso chi saprà ridefinire sul piano organizzativo e delle competenze le proprie aziende, siano esse utenti siano fornitori, riuscirà a dare quelle risposte che il mercato oggi richiede.

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