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La digitalizzazione a confronto nelle regioni gemelle d’Europa

L’Osservatorio Agenda digitale del Politecnico di Milano anche quest’anno ha integrato la fotografia della digitalizzazione, presentata dall’indicatore europeo DESI, con una serie di strumenti utili per fornire indicazioni articolate, in una fase di grande trasformazione anche a seguito delle ingenti risorse messe a disposizione dal PNRR. Fra le novità, il confronto fra le performance digitali delle regioni italiane e le regioni europee simili, che presenta risultati sorprendenti ma utili per rendere più incisivo il ruolo dell’Europa e delle amministrazioni locali

Pubblicato il 23 Mar 2023

digitalizzazione

L’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano ha reso disponibili una serie di strumenti utili per favorire le decisioni e l’operatività nella trasformazione digitale del paese, superando alcuni limiti dell’indicatore europeo DESI (link a 6490). Di seguito ci soffermeremo su:

  • Digital Maturity Index (DMI) basato su un sistema di 109 indicatori raggruppati nelle 4 dimensioni del DESI;
  • DESI articolato a livello di Regioni e provincie autonome;
  • confronto del grado di digitalizzazione fra le regioni e provincie autonome italiane e regioni europee gemelle.

DMI, cambiano gli indici, peggiora il posizionamento

Il DMI punta a superare i limiti di completezza degli indicatori del DESI e il loro scarso orientamento al policy making, introducendo anche la scomposizione di ciascuna dimensione in base ai fattori abilitanti, utili a misurare gli sforzi e gli investimenti fatti per rendere più digitale l’area, e i risultati ottenuti, per monitorare l’esito di tali iniziative di digitalizzazione.

Il risultato è l’appiattimento del posizionamento dell’Italia, sotto la media europea in tutte le dimensioni:

In particolare, l’Italia si colloca al 22esimo posto su 27, in termini attuazione agenda digitale (fattori abilitanti) e al 20-esimo, per le performance sul terreno della connettività. Il risultato migliore assegnato dal DESI, in termini di connettività e integrazione delle tecnologie digitali, deriva da una valutazione legata soprattutto a un set ristretto di indicatori (copertura 5G, diffusione del cloud, fatturazione elettronica). Da DMI emerge inoltre che, mentre sta gradualmente migliorando la diffusione di internet, è invece stabile la posizione della PA rispetto agli altri paesi.

Da questo approfondimento emerge dunque che l’Italia ha risposto in qualche modo alla chiamata del digitale ma non con sufficiente prontezza.

Il confronto fra regioni italiane e le loro gemelle europee

Un’altra dimensione di analisi è il livello di articolazione regionale in cui, anche quest’anno, l’Osservatorio ha calato il DESI.

La classifica, ancora non definitiva per la mancata disponibilità di alcuni indicatori, evidenzia, al di là della graduatoria delle singole regioni, la presenza di alcuni cluster che vedono un divario endemico fra le regioni del Mezzogiorno, al di sotto della media nazionale, e le regioni del centro-nord, guidato da dinamiche ormai note. Gli indicatori critici a livello nazionale, come risorse umane e servizi pubblici digitali, sono gli stessi che manifestano i divari maggiori fra regioni.

Quest’anno l’Osservatorio, con l’intento di offrire una visione alternativa che non si limiti a replicare constatazioni ovvie che derivano da limiti strutturali difficili da superare nel breve, ha introdotto una novità, realizzando il confronto fra le regioni italiane e regioni europee simili per dimensioni come:

  • benessere economico, in base al reddito pro-capite;
  • dimensione, in particolare la popolazione residente;
  • caratteristiche del territorio, in base al suo utilizzo, alla densità abitativa, alla quota di territorio abitabile, alla presenza della capitale;
  • caratteristiche istituzionali.

Anche se non sempre il match è perfetto, si trovano comunque gemelle accettabili in tutto il territorio europeo, con risultati apparentemente sorprendenti. Dal confronto risulta infatti che tutte le regioni gemelle fanno meglio di quelle italiane, almeno per 8 dei 9 indicatori considerati, tranne l’accesso alla banda larga dove 11 regioni italiane presentano performance migliori delle corrispondenti europee.

Il panorama italiano cambia nel confronto con le gemelle: alcune regioni del centro-nord, generalmente meglio posizionate nel DESI regionale, sono in difficoltà rispetto alle gemelle europee, mentre le regioni del sud e delle isole risultano più digitali delle corrispondenti europee. Sembrerebbe manifestarsi in questo modo un effetto paese che gioca un ruolo positivo nel trainare le regioni più arretrate, mentre frena le regioni più performanti. Queste ultime perdono dunque terreno rispetto alle regioni europee più avanzate, precludendosi la possibilità di diventare digital champion.

Il ruolo dell’Europa e delle istituzioni

In questo panorama, risulta strategico il ruolo dell’Europa che, come ha ricordato Franco Accordino, Head of Investment in High-Capacity Networks, DG CONNECT Commissione Europea, prevede interventi specifici per realizzare gli obiettivi al 2030 contenuti nel Digital Compass. Fra questi si collocano target nelle aree più critiche l’Italia, come una popolazione digitalmente qualificata (80% con competenze base) la creazione di 20 milioni di professionisti qualificati in campo digitale con un occhio al gender balance, la digitalizzazione dei servizi pubblici (on line al 100%).

L’identificazione di regioni fra loro molto simili può consentire di replicare un programma realizzato con successo in una regione europea gemella. Un esempio è la creazione di migliori pratiche per la digitalizzazione delle comunità locali combinando il deployment 5G e della banda larga, con lo sviluppo di applicazioni verticale in diversi settori (salute, agricoltura, industria).

In questo modo è possibile risparmiare nel lavoro di progettazione, ridurre gli errori, aumentare la condivisione e, soprattutto, creare un meccanismo virtuoso di aggregazione della domanda che consentirà all’offerta di scalare a livello europeo e ampliare il mercato di riferimento. “Questa pratica presenta un’opportunità e, al tempo stesso, un sfida per gli operatori mobili e per il settore IT europeo in direzione di un business model che superi la logica consumer centric e sappia generare valore oltre la connettività”, sottolinea Accordino.

Un ruolo centrale, per effettuare un salto significativo nella digitalizzazione, è assegnato alle istituzioni locali come emerge dalla correlazione, rilevata dall’Osservatorio, fra alcuni indicatori di trasformazione digitale e la qualità del governo regionale percepita. Anche in questo caso, le regioni italiane si collocano in posizione inferiore a quella delle gemelle digitali, con le regioni del sud che tuttavia performano relativamente meglio.

La correlazione non individua ovviamente cause ed effetti, ma indica la necessità che le istituzioni intervengano sui vincoli strutturali per favorire la digitalizzazione e al tempo stesso, che la digitalizzazione possa favorire la qualità e la trasparenza delle amministrazioni.

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