I tagli di Hp? Necessari per ripartire

Una parte del programma di ristrutturazione Hp, che continuerà fino al 2014, prevede tagli importanti di costo e di personale dipendente. Mentre procede la rifocalizzazione, i competitor vanno all’attacco della base utenti. Una sfida, quella del top vendor, non facile da vincere. Abbiamo chiesto a John Madden, principal analyst di Ovum un parere sulla questione

Pubblicato il 07 Giu 2012

Il momento che molti attendevano (e altrettanti temevano) è arrivato. Il Ceo di Hp, Meg Whitman, ha annunciato che nel ‘doloroso’ (come la stessa Whitman lo ha definito) programma di ristrutturazione saranno previsti dei tagli verticali, tra cui anche del personale. La società pianifica un taglio di circa l’8% della sua forza lavoro complessiva (mossa che interesserà circa 27.000 persone a livello mondiale). Ma quali saranno le conseguenze di tali scelte sul mercato Ict e per i clienti Hp, non è ancora del tutto chiaro.

John Madden, principal analyst di Ovum

Abbiamo chiesto così a John Madden, principal analyst di Ovum un suo parere in merito per cercare di capire quali potrebbero essere gli impatti. “Iniziamo subito col dire che la ristrutturazione di Hp è un passo necessario per ripristinare la fiducia del mercato e della clientela dopo gli accadimenti dello scorso anno (l’annuncio dell’abbandono della divisione dedicata ai Pc, poi sconfessato, con conseguente rinuncia a giocare un ruolo nel modo degli smartphone e dei tablet aveva portato ad un cambio di management: il Ceo Apotheker dopo solo 11 mesi di carica veniva sostituito dalla Whitman a settembre 2011; gli analisti avevano sollevato qualche dubbio anche per l’acquisizione di Autonomy, non tanto per l’operazione strategica quanto per il valore economico dell’operazione ritenuto troppo elevato – ndr) – esordisce Madden -. Hp deve ritrovare la stabilità del proprio business e questo richiede anche scelte dolorose come quelle che sta portando avanti il Ceo”.

“Tuttavia, le aziende clienti potrebbero essere direttamente coinvolte in queste scelte per via dei possibili impatti sulla capacità della multinazionale di poter seguire adeguatamente i processi di trasformazione tecnologica degli utenti attraverso l'erogazione di adeguati servizi. Questo potrebbe portare le imprese ad avere meno fiducia nel piano di lungo termine di Hp e a rivalutare le loro strategie It aprendosi a fornitori diversi”, osserva Madden. “Sia sul piano del business consumer sia su quello di classe enterprise, Hp deve trovare velocemente il modo per riconquistare un profilo di azienda innovatrice capace di proporre in continuazione servizi e prodotti ‘exciting’ per il mercato”.

“Il dato incoraggiante – sottolinea Madden – è che, come ha da subito dichiarato il Ceo Whitman, i savings annunciati garantiranno nuova linfa all’area della ricerca e sviluppo, parte della storia di Hp su cui la società si è costruita la propria eccellenza e dovrebbe quindi rappresentare un asset importante nel ‘recovery’ dell’azienda per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Di fatto, attraverso questa ristrutturazione, ciò che si chiede il mercato è: che tipo di azienda vuole diventare Hp nei prossimi anni?”

L’obiettivo dichiarato dalla stessa Whitman, è generare risparmi di spesa per riuscire ad aumentare le fonti necessarie a creare nuova innovazione, puntando proprio su R&d. I tagli previsti dovrebbero generare, da qui al 2014, un risparmio complessivo di circa 3-3,5 miliardi di dollari non solo attraverso la riduzione del personale ma anche con operazioni che dovrebbero portare a una maggiore efficienza dei modelli di business (di tali operazioni, però, non è stata data alcuna indicazione) per alzare la soglia degli investimenti destinati all'innovazione (“attualmente l’azienda investe in R&d in media più del 3% del fatturato complessivo; il piano di ristrutturazione punta ad alzare la percentuale al 5% – sempre che il fatturato riesca a rimanere invariato”, precisa l’analista di Ovum).

“Il problema, purtroppo, è che una visione di lungo termine oggi genera ansia nei mercati – puntualizza l’analista di Ovum -. Hp, comunque, ha chiaramente sottolineato la volontà di rimanere focalizzata sui mercati che già oggi presidia (enterprise, consumer, Pmi) e di voler mantenere la presenza in tutte le regioni attuali. A mio avviso, il futuro profittevole di Hp potrebbe anche continuare sulle direttrici già impostate ma sarebbe necessaria una strategia più efficace di ‘marketing and execution’ sui mercati verticali al fine di stabilire una più stretta relazione con le aziende clienti in grado di alimentare quella fiducia necessaria alla visione e al business di lungo termine”.

“Per Hp questa è una vera e propria scommessa – conclude Madden. “Servirebbe tempo anche per recuperare quella fiducia nelle mosse dell’azienda che il management precedente ha contribuito a minare; certo la sfida è complessa e a ciò si aggiunge il naturale attacco dei competitor che stanno aggredendo la base utenti Hp alla ricerca di stabilità e certezza di partnership per affrontare l’attuale percorso di complessa trasformazione tecnologica e organizzativa che la competizione globale oggi richiede”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2