Conoscersi per decidere

Consapevoli, percependo il sistema intorno e dentro di noi e operando di conseguenza; oppure inconsapevoli, agendo sulla base dell’istinto e delle abitudini?

Pubblicato il 12 Nov 2012

La consapevolezza è la capacità di trarre esperienza dalla realtà, di essere coscienti del nostro sistema interno e di quello esterno. Permette di adattarci all’ambiente in cui ci troviamo e di viverci. Gli umani, al contrario delle piante e degli animali, pensano ed agiscono al di là dell’istinto e dei condizionamenti. Abbiamo la fortuna di essere autonomi e indipendenti; il che è un’opportunità, non un diritto acquisito, da sviluppare attraverso scelte consapevoli.

Essere consapevoli significa quindi essere svegli e coscienti. Cioè, essere aperti a percepire il sistema intorno e dentro di noi, comprendere le circostanze, decidere come rispondere in modo da incontrare i nostri bisogni, i valori, gli obiettivi.

Essere inconsapevoli vuol dire agire inconsciamente, senza pensare; cioè, essere guidati dall’istinto e dalle abitudini. Interessante, no?

Mai provato a guidare in autostrada parlando al telefono o sognando a occhi aperti, per scoprire a un certo punto di aver sorpassato l’uscita giusta? In quel frangente, abbiamo perso il contatto consapevole con la realtà. I dettagli importanti, come il luogo e le azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo del momento, sono stati spostati dal primo piano mentale; gli occhi erano aperti, ma non vedevano. Un modo sbadato di guidare… e anche di vivere.

Quando siamo consapevoli, percepiamo meglio il circondario, comprendiamo le situazioni, ricordiamo ciò che è importante, vediamo più possibilità di azioni utili. La consapevolezza ci permette di affrontare le circostanze e raggiungere i risultati allineati ai nostri valori. Quando perdiamo il contatto, i nostri propositi vengono spazzati via dall’istinto e dalle abitudini, spesso inutili ai nostri scopi. Ci troviamo senza volerlo proiettati verso risultati ben diversi da ciò che avremmo voluto, talvolta lesivi per noi e per gli altri; da qui nascono i rimpianti.

Noi e gli altri

Nel collaudare l’auto consapevolezza, riconosciamo quella degli altri non soltanto tramite la percezione esterna, ma comprendendo che le loro azioni possono essere guidate da ragionamenti non evidenti. Perciò, è utile chiedere:

  • Cosa ti spinge a pensare in questo modo?
  • Quali evidenze ti hanno portato a questa conclusione?
  • Come mai questo argomento è così importante per te?
  • Cosa vuoi veramente?
  • Quali desideri e speranze hai?
  • Quali valori accompagnano i tuoi comportamenti?
  • Cosa ti rende soddisfatto?

Il business consapevole, parte essenziale della nostra vita professionale, porta a considerare le stesse questioni calandole nel contesto lavorativo e applicandole ai suoi protagonisti. Agire nel mondo del business consapevole, consente di coinvolgere dipendenti, capi, colleghi, collaboratori diretti, clienti, fornitori e chiunque abbia a che fare con lo specifico contesto e rapportarsi con loro con la consapevolezza ottenuta dalla riflessione su quelle che sono le loro aspirazioni e i loro valori. Partendo dalla propria esistenza personale, agganciandola al sistema professionale, coinvolgendo le persone intorno come tali, piuttosto che come “mezzi” per ottenere qualcosa.

Siamo tutti d’accordo che le aziende abbiano necessità di collaboratori con un elevato livello di competenze tecniche, ognuno per il proprio settore o mercato. E’ altrettanto importante, eppure poco riconosciuto, che le persone posseggano un elevato livello di consapevolezza. Senza impiegati e dirigenti consapevoli, le aziende non possono raggiungere i livelli di eccellenza a cui mirano, talvolta non riescono neppure a sopravvivere. Quante società sono fallite a causa dell’arroganza dei propri dirigenti? Quante aziende sono franate per via della mancanza di motivazione dei dipendenti? Quanto valore finanziario è stato sprecato da manager in contrasto tra di loro o con il vertice? Quanti leader hanno scelto l’immediata gratificazione del risultato trimestrale rinunciando alla profittabilità di lungo periodo? Dipendenti consapevoli sono la più importante risorsa di un’azienda; dipendenti inconsapevoli sono la variabile più pericolosa.

Dipendenti consapevoli

Uno studio di Fred Kofman, descritto nel libro “Conscious Business”, identifica sette qualità per distinguere i collaboratori consapevoli da quelli inconsapevoli.

Le prime tre fanno parte del carattere della persona:

  • assunzione di responsabilità incondizionata;
  • integrità;
  • umiltà ontologica.

Le altre tre sono abilità personali, acquisibili:

  • comunicazione autentica;
  • negoziazione costruttiva;
  • coordinamento impeccabile.

La settima qualità innesca le sei precedenti:

  • la padronanza emotiva

Sono tutte capacità facili da comprendere, difficili da acquisire ed applicare. Sembrano naturali, genuine, eppure sfidano i nostri pregiudizi nel profondo, quelli che con il tempo coltiviamo su noi stessi, sugli altri, sul mondo intero. Questa è la ragione per cui la maggior parte di noi le conosce, ma non sappiamo bene come attivarle e mantenerle in costante esercizio. Si tratta di evidente buon senso, e di altrettanto evidente mancanza di pratica.

Le persone consapevoli assumono la responsabilità della propria vita, non scendono a compromessi per ottenere il successo materiale, esprimono la loro verità ed ascoltano gli altri con onestà e rispetto. Cercano soluzioni creative nelle fasi di disaccordo, mantengono le loro promesse in modo impeccabile. Sono in contatto con le proprie emozioni e le esprimono in modo produttivo.

Le persone inconsapevoli agiscono al contrario. Danno la colpa agli altri per ogni problema, ricercano gratificazioni immediate tralasciando l’etica, hanno sempre ragione. Nascondono informazioni importanti, gestiscono conflitti sotterranei, negoziano per vincere. Vogliono ottenere ciò di cui decidono aver bisogno senza chiedere, fanno promesse impossibili, non mantengono i loro impegni. Reprimono le loro emozioni o esplodono in modo irrazionale.

Naturalmente, dipendenti consapevoli hanno bisogno di manager altrettanto consapevoli, altrimenti la piramide crolla.

Vantaggio competitivo

Al di là del genere di business che si vuole generare, è ormai condiviso il concetto che vantaggio competitivo e profittabilità durevole provengono (anche) da dipendenti talentuosi. E’ quindi necessario attirarli, svilupparli e trattenerli. Il vertice aziendale può individuare la visione più ispirata e la strategia più solida, ma non è abbastanza. I manager di ogni livello determinano la motivazione e l’impegno quotidiano dei dipendenti. Alcune ricerche sottolineano che soltanto 1 dipendente su 4 lavora a pieno potenziale: gli altri fanno appena il necessario per arrivare a sera, e dichiarano pure che potrebbero essere più efficaci, ma non ne sono più di tanto intrigati. Se il management non considera i lavoratori un valore aziendale fatto di individui unici, ma li ritiene uno strumento da eliminare quando non è più utile, allora i dipendenti vedranno l’azienda come niente di più di una macchina che emette uno stipendio, e sarà difficile per loro fare un buon lavoro, tanto meno apprezzarlo.

Per fortuna, possiamo migliorare.

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* = Marina Fabiano è Executive Coach e Giornalista – www.coachmag.it

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