Aziende Ict, difficile aggiornare gli skill e intanto le retribuzioni sono in stallo

Nel Rapporto Assintel sulle competenze 2012, le aziende Ict evidenziano una carenza di disponibilità di risorse capaci di far fronte ai nuovi trend tecnologici (mobile, big data, cloud…). I profili più strategici: software developer, Cio e account manager

Pubblicato il 06 Feb 2013

Le aziende italiane dell’Ict sono consapevoli del forte impatto dei principali trend tecnologici in atto sulla struttura stessa del loro settore, ma trovano molto difficile adeguarsi a tali trend in termini di competenze, per problemi soprattutto di disponibilità di risorse. Intanto l’occupazione nel settore è in stallo, e così le retribuzioni per gli addetti Ict, mentre le tariffe professionali sono in ulteriore leggero calo. Questo in sintesi il responso dell’Osservatorio delle Competenze dell’Ict 2012 recentemente presentato da Assintel, che in realtà si basa su diverse analisi e indagini, e presenta molti spunti di riflessione per gli addetti ai lavori del settore e non solo.

Occupazione ferma, aumenta il lavoro autonomo

Un primo punto di vista è quello generale sull’occupazione nel settore Ict in Italia: secondo Idc, che ha rielaborato dati di Movimprese (l’analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere, per conto di Unioncamere) alla fine del primo semestre 2012 in Italia c’erano 131.800 imprese con 612.000 addetti. Il numero di occupati rimane agli stessi livelli di fine 2011, dopo i cali (0,5% e 0,7% rispettivamente) dei due anni precedenti (figura 1), ma mentre i lavoratori dipendenti scendono dello 0,2%, quelli autonomi salgono dello 0,8%, e sono ormai il 25% del totale. Anzi, nei segmenti dei servizi e del canale Ict sfiorano ormai il 40%, mentre resta bassa la loro incidenza nell’hardware (6%) e nelle tlc (5%). “Si è un po’ attutita l’ondata di ristrutturazioni del 2009 e 2010 ma la crisi non è ancora finita, e la trasformazione del settore continua”, ha spiegato Fabio Rizzotto, Research & Consulting Director It di Idc Italia.

Figura 1: Settore Ict in Italia: dinamiche imprese e occupazione, 2010-1H2012 Fonte: Elaborazioni IDC su dati Movimprese, 2012

Sempre Idc ha curato un’indagine per capire come le imprese dell’Ict in Italia si stanno muovendo per adeguarsi ai grandi trend tecnologici – web, mobile, cloud, big data, social, collaboration -, che la società di ricerca definisce ‘terza piattaforma’, dopo la prima, caratterizzata da mainframe e terminali, e la seconda (pc e client/server). Le aziende del campione sono 259, di tutte le dimensioni e i segmenti, e le loro risposte disegnano uno scenario di luci e ombre. Da una parte ben il 51% ritiene che le priorità massime d’investimento siano ricerca e sviluppo e capitale umano, e quasi tutte investiranno nelle tecnologie della terza piattaforma entro il 2014 (quasi il 90% nel cloud computing, l’85% circa in big data e mobile, il 75% nell’ambito social network). Dall’altra, oltre il 40% ritiene di non avere le risorse finanziarie (e il 30% le competenze) per i progetti R&D necessari per riposizionarsi nel modo più adeguato, e molte soffrono per l’eccesso di concorrenza locale, e per la difficoltà di trovare la giusta proposizione di valore senza ‘cannibalizzare’ l’offerta esistente.

Aziende consapevoli, mancano gli elementi di base

Fabio Rizzotto, Research & Consulting Director It di Idc Italia

La visione degli impatti sul modello di business è abbastanza realistica (il 43% pensa che le tecnologie della terza piattaforma cambieranno il core business e la produzione della propria azienda, il 27% le funzioni di supporto e governance, il 15% le strategie di marketing e vendite, e solo il 12% non pensa che ci saranno impatti), un po’ meno forse quella sulle competenze: il 52% ritiene gli skill già in casa sufficienti per le nuove sfide, mentre il 21% pensa di ricorrere a collaborazioni per almeno uno dei trend innovativi, il 14% ad assunzioni e il 13% di definire percorsi di formazione ad hoc. “Il senso generale è che le aziende dell’offerta vogliono giocare un ruolo in questi ambiti innovativi, ma mancano gli elementi di base: soldi per R&D, competenze avanzate, infrastrutture”, osserva Rizzotto. “Le difficoltà nascono da carenze storiche dell’Ict in Italia, ma anche dal fatto che le trasformazioni in atto sono davvero epocali e incidono sulla struttura stessa di questo settore”.

L’indagine ha poi approfondito i profili e gli skill più strategici, facendo riferimento all’e-Cf (European e-Competence Framework), alla cui diffusione in Italia Assintel sta lavorando attivamente. E-Cf classifica le competenze necessarie a gestire progetti e processi Ict in cinque aree di competenza: plan (pianificazione), build (realizzazione), run (implementazione), enable (supporto) e manage (gestione). Dalla ricerca Idc emerge che secondo le aziende Ict italiane l’area build oggi è la più strategica (32%), seguita a breve distanza da enable (29%) e manage (28%). Scendendo nel dettaglio delle singole figure (figura 2), per le aziende Ict italiane quella più strategica oggi è il software developer (12%), seguito da Cio, account manager, Ict consultant e digital media specialist.

Figura 2: I profili considerati strategici Fonte: Indagine Idc-Assintel, 2012

Aumenti solo per sistemisti ed engineer

Infine il rapporto Assintel sulle competenze Ict contiene un’indagine sulle retribuzioni curata da Od&m, che risulta pienamente in linea con la situazione economica: la Rta (retribuzione totale annua lorda) media nel settore Ict tra 2007 e 2011 risulta stagnante, con poche eccezioni per figure come Analista Sistemista (+8,2%), Security Engineer (+7,5%), Analista Programmatore (+5,7%), System Engineer (+5,6%) e Responsabile Sviluppo Software (+5,4%). Le tendenze per il 2012 (figura 3) mostrano timidi segnali di ripresa per le Rta nell’Ict solo per i dirigenti (+2,7%): restano in stallo i quadri (+0,2%) e calano ancora gli impiegati (-0,6%).

Simonetta Cavasin, General Manager di OD&M

“Il potere d’acquisto rispetto all’inflazione è comunque in calo, ma questo vale non solo per il settore Ict: il problema ulteriore di chi lavora nell’Ict è che incassa meno dei pari-qualifica in altre aree aziendali. Rispetto a figure di pari livello nell’area marketing/commerciale, per esempio i dirigenti, i quadri e gli impiegati Ict guadagnano rispettivamente il 24%, il 12% e il 7% in meno”, spiega Simonetta Cavasin, General Manager OD&M. “In generale, data la difficoltà di aumentare le retribuzioni, si stanno sempre più diffondendo approcci di ‘total reward’, con premi variabili e benefit mirati alle singole esigenze, in funzione di età, ruolo, strategicità delle competenze e raggiungimento degli obiettivi”. Cavasin ha infine accennato a un’altra recente indagine di OD&M sui giovani e il lavoro, da cui emerge tra l’altro che un neolaureato assunto in area Ict prende oltre il 5% in meno di uno assunto in altre aree, mentre l’esatto contrario (+1,6%) avviene per i non laureati.

Figura 3: I profili ICT: trend 2007-2011 e tendenza 2012 Fonte: Elaborazioni dati OD&M


Tariffe professionali ancora in calo

Una parte del rapporto Assintel sulle competenze riguarda le tariffe professionali, seguite da Idc con un apposito Osservatorio: “Il trend di calo dura ormai da vari anni, e purtroppo non si profilano all’orizzonte inversioni di tendenza; il segnale positivo è che la contrazione del 2012 è solo dell’1,5% (consulenza -1,3%, sviluppo applicativo -1,5%, system integration -1,7%) contro il -2,6% del 2011”, spiega Fabio Rizzotto di Idc. Inoltre nel mercato Pa, dove i minimi tariffari sono più bassi di circa il 15% rispetto al mercato delle aziende private, si assiste a una lenta inversione di tendenza, anche grazie a un accordo di Assintel con Assinter (associazione delle imprese Ict in-house della Pa) per una moratoria dei contratti con tariffe sottocosto. (D.L.)

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