Come non farsi travolgere e trarre vantaggi dalla rivoluzione Mobile

Cosa sta succedendo fuori e dentro le aziende in tema di nuovi dispositivi e applicazioni mobili? Qual è il ruolo che si trovano ora a giocare gli It manager per permettere una trasformazione del business mobile-driven? Perché, per potersi concentrare sulle strategie e non sulle complessità delle piattaforme in continua evoluzione e della sicurezza, il modello Managed mobility service può essere la scelta vincente? Ne abbiamo discusso nel corso di un recente Breakfast con l’Analista organizzato da ZeroUno, in collaborazione con MobileIron e S2E.

Pubblicato il 14 Gen 2015

Aprendo il proprio intervento al Breakfast con l’Analista sul tema “Tablet e Smartphone. Per nuovi processi e opportunità di business” che ZeroUno ha organizzato lo scorso novembre a Milano in collaborazione con MobileIron (soluzioni di Enterprise Mobility Management) e S2E (società di consulenza e system integration italiana attiva nel settore dell’Enterprise Mobility Management e dei Managed Mobility Services), Riccardo Zanchi, Partner NetConsulting, riferendosi alla rivoluzione mobile in atto nella società e nelle aziende, ha parlato di una vera e propria “nuova ondata tecnologica che, come tutte le precedenti, porta qualcosa di nuovo e costringe a ripensare a quello che si è fatto finora”.

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Nelle aziende è in corso l’introduzione di variegate tecnologie mobile – sia corporate (di proprietà dell’impresa) sia Byod (Bring your own device) – e questo ha causato un aumento della complessità con cui i dipartimenti It aziendali si devono confrontare. Una sfida, però, alla quale ormai quasi più nessuno può sottrarsi: “La trasformazione mobile – ha sottolineato Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno – permette alle aziende di fornire quelle informazioni e quei servizi che il mercato oggi richiede, e allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per rendere le strutture organizzative più flessibili ed efficaci nel modo di andare sul mercato”. Un’altra conseguenza della rivoluzione mobile a livello enterprise, è che sempre meno dipartimenti It sono in grado di gestire le problematiche di application lifecycle management, sicurezza di applicazioni, documenti e dispositivi, supporto di molteplici piattaforme, gestione dei contratti con i provider e dei costi, senza farsi aiutare da specialisti esterni.

Gli speaker del Breakfast, da sinistra: Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno, Riccardo Zanchi, Partner NetConsulting e Daniele Cardesi, Mobile Business Development Manager di S2E

Dal mondo consumer alla gestione del business

Qual è l’impatto della consumerizzazione? Quali sono le best practice verso la mobile enterprise? Qual è il supporto atteso da parte dei fornitori? Mettere a confronto diverse posizioni e identificare alcune risposte a queste domande è stato uno degli obiettivi del Breakfast, partendo da alcuni dati presentati dall’analista di NetConsulting: “Su 60 milioni circa di italiani di oltre otto anni – ha inquadrato Zanchi – oggi 48 milioni hanno in tasca almeno un telefonino. 40 milioni sono smartphone. 34 milioni sono effettivamente utilizzati in modalità smart, cioè non solo per le loro funzioni primarie. Il parco di tablet ammonta invece a 8 milioni. Anche se, per via di un target più selezionato e di costi più elevati il tasso di aumento è inferiore a quello degli smartphone, ci sono ampi margini di crescita. La tecnologia – ha continuato Zanchi – è cambiata in modo radicale. Negli ultimi sei o sette anni si è vista una forte spinta alla creatività sia in fatto di nuovi device, sia, soprattutto, di nuove applicazioni. Questi cambiamenti iniziano quasi sempre nel mondo consumer e poi filtrano in quello professionale, introducendo nuovi paradigmi”.

“Le aziende – ha proseguito quindi l’analista – possono ottenere svariati benefici dalla rivoluzione mobile”. Uno di questi, per fare un esempio, è l’ottimizzazione degli spazi. È quello che sta accadendo in Bosch: “Nelle nostre aziende – ha testimoniato Lucio Gallina, Regional It Manager di Bosch – da 150mila scrivanie si è passati a 80-90mila”. Parallelamente aumenta la produttività dei dipendenti grazie alla possibilità di lavorare in luoghi diversi dalla sola sede aziendale. Obiettivo che però è possibile raggiungere a fronte di un’adeguata modernizzazione applicativa, come spiega Gallina: “Abbiamo fatto molto per estendere le applicazioni che in precedenza erano disponibili solo attraverso il portale web, anche sui device mobili. Sono state tutte riscritte. Si tratta, quindi, di applicazioni nuove, in molti casi più funzionali delle originali. Riteniamo che anche un’applicazione accattivante, non ‘storpiata’ per essere adattata a un nuovo device, ricordi la qualità dei nostri prodotti e diventi a sua volta un argomento di vendita”.

Riccardo Canetta, Regional Sales Director Italia, Turchia e Grecia di MobileIron

L’esperienza di Bosch sottolinea una tendenza ormai irreversibile: che sia la necessità di fruire al meglio dell’It in un contesto mobile a dettare le nuove linee dell’innovazione tecnologica, che diventa in questo modo “mobile-driven”. Che questo sia vero lo ha confermato anche Riccardo Canetta, Regional Sales Director Italia, Turchia e Grecia di MobileIron: “Guardate la direzione che ha preso Microsoft con il nuovo Windows 10. Questo sistema operativo di tipo sandbox ha più aspetti in comune con iOs che con Windows Xp. A tendere, anche client con sistemi operativi come questo, comprese le nuove workstation mobile, saranno gestiti con soluzioni di Enterprise Mobility Management come la nostra. Piattaforme che consentono agli It manager di dedicarsi allo sviluppo di nuove applicazioni e servizi per il business, senza doversi preoccupare della gestione di piattaforme e device sempre in cambiamento”.

Fare ordine e poi innovare

L’esplosione della rivoluzione mobile sta coinvolgendo tutti gli stakeholder aziendali. E quando si tratta di declinarla nei processi di business, se già non è stato fatto “bypassando” l’It, tutti in azienda vorrebbero dire la propria. Come ha testimoniato Daniele Cardesi, Mobile Business Development Manager di S2E: “Quando iniziamo a discutere di un progetto con alcuni responsabili It, nel giro di poco tempo alle riunioni ci ritroviamo anche in più di venti persone. Questo perché ogni Lob vuole esporre e vedere affrontate le proprie esigenze, o ogni funzione chiede di prendere in considerazione gli impatti che la crescita della mobility enterprise può avere nel suo ambito di competenza. Il nostro compito è quello di raccogliere queste esigenze e tradurle in soluzioni tecniche; soluzioni che possono essere on premise o, come è ormai sempre più la scelta preferita, on cloud”.

Daniele Cardesi, Mobile Business Development Manager di S2E

L’ideale, per prevenire l’instaurarsi di una improvvisa complessità e la necessità per l’It di rincorrere continuamente problemi di sicurezza e integrazione, sarebbe, come propone Zanchi, “definire una strategia di base prima dell’inizio di ogni progetto. Quindi bisogna essere bravi a scegliere e calare in modo opportuno le tecnologie nei processi aziendali”. Cosa fare se però l’It manager si trova di fronte a una realtà già sufficientemente cresciuta in parte sotto e in parte al di fuori del proprio controllo? “Quello che desidero in questo momento – ha raccontato Nadia Sacco, It Manager di Saint Gobain Vetri – è mettere un po’ d’ordine tra le molte applicazioni che negli ultimi anni sono spuntate come funghi, comprese quelle che ci vengono quotidianamente proposte da migliaia di agenzie, consulenti e così via. Senza un po’ di pulizia, il rischio è che si diffondano applicazioni che in parte si sovrappongono fra loro, con il rischio che gli utenti non capiscono dove inizia una e finisce l’altra per lo svolgimento di un determinato processo”. Sacco pone all’attenzione anche il problema dei “costi del traffico dati, per non parlare dei roaming”.

Se molte problematiche sono comuni, come evidenzia Graziella Dilli, Cio di Arpa Lombardia, dichiarandosi “molto soddisfatta di come i sistemi mobile sono stati introdotti e integrati nei nostri processi, grazie anche al fatto che gli utenti sono chimici, biologi e ingegneri, quindi tecnologicamente alfabetizzati”, per la Pubblica Amministrazione vi sono sicuramente alcune specificità: “Una maggiore semplificazione sia delle procedure attraverso le quali gli enti pubblici possono approvvigionarsi di queste tecnologie, sia delle normative che devono essere rispettate nel loro uso”.

Un momento di confronto con spunti di riflessione

Negli interventi durante l’incontro, non sono mancate anche segnalazioni di buone prassi. “Noi – ha raccontato Luca Magnoni, It Pm & FrontEnd Apps di Aviva Italia – abbiamo pensato di organizzare micro-workshop periodici con i nostri utenti, nel corso dei quali affrontiamo temi specifici legati alla mobile It, a partire dalla sicurezza”. “Ma anche l’It non ha bisogno di imparare?” ha chiesto Uberti Foppa. “In effetti, ha risposto Magnani – anche noi stessi è come se ci sottoponessimo a micro-workshop nel momento in cui usciamo dalle nostre stanze e andiamo a parlare con gli utenti, i clienti o partecipiamo a eventi”.

Demetrio Migliorati, Head of Enterprise di Banca Mediolanum, risponde alla domanda di Uberti Foppa sottolineando “l’importanza di fare scouting di nuove idee, nel nostro territorio, all’estero e anche in settori diversi dai nostri. Se studiamo il mercato consumer, scopriamo nuove soluzioni che eliminano gli intermediari; guardiamo, per esempio, ai casi di Airbnb, che sta rivoluzionando il settore della ricerca di alloggi, o il car sharing. Tutti contesti dai quali l’It può trarre parecchi insegnamenti”. Sempre a proposito di possibili best practice, è intervenuto Tarcisio Zacchetti, Cio di Salumificio F.lli Beretta, tipica media azienda a matrice familiare del made in Italy: “Da quanto ho sentito le best practice sarebbero soprattutto due: partire da una revisione dei processi, il che significa aver chiaro dove si vuole arrivare e definire una strategia di base, oppure permettere che le nuove tecnologie si diffondano e poi mettere ordine. Quest’ultimo approccio è secondo me quello più controindicato e pericoloso perché comporta forti rischi per la sicurezza. Nel mio caso ho identificato un terzo approccio: dialogo con un responsabile di business aperto all’innovazione ed elaboriamo un business case da sottoporre alla proprietà”. Alla fine, le tecnologie non vengono scelte – come dimostrano del resto gli utenti consumer – in sé e per sé, ma perché apportano vantaggi, possibilmente senza essere costose e difficili da usare.


Soluzioni e servizi per la mobility sicura e gestita

Con sedi a Milano e Roma, S2E è una società nazionale di consulenza e system integration che ha, fra le proprie aree operative, una dedicata all’Enterprise mobility management. Nell’ambito di questa proposition, spiccano i Managed mobility services, che consentono alle aziende di non doversi preoccupare della gestione quotidiana dei problemi legati all’application and content management, alla security e al cost control dei device mobili.

La tecnologia sfruttata da S2E è quella di MobileIron, che propone soluzioni di Enterprise mobility management. Un’offerta che ormai va ben oltre i tradizionali Mobile device Management e Mobile application management.

L’architettura della piattaforma omonima del vendor californiano è composta da tre componenti principali: il primo è rappresentato dai servizi end-user, accessibili direttamente dagli utenti con loro device, oltre che dal dipartimento It, per mettere in sicurezza e gestire email, app, documenti e navigazione web; il secondo, chiamato Mobility Sentry, è un gateway per il controllo degli accessi ai sistemi aziendali che crea tunnel di traffico sicuri dall’end user alle risorse di back end; il terzo, MobileIron Vsp nella versione on premise e MobilIron Connected Cloud in quella cloud, è un motore di policy e configuration che permette di proteggere in maniera gestita su scala globale applicazioni, documenti e device.

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