Efficienza, innovazione e cybersecurity: sono le tre priorità sulle quali si focalizza oggi buona parte dell’attenzione delle imprese e in tutte queste l’applicazione della blockchain può “fare la differenza”.
Per introdurre la blockchain, possiamo dire che di fatto è un registro pubblico in cui sono conservate in sicurezza e sempre verificabili le transazioni appartenenti a utenti della medesima rete.
Le transazioni a cui si fa riferimento riguardano le criptovalute come Bitcoin. Con il tempo la catena dei blocchi ha iniziato a interessare sempre più attività: con la blockchain si possono certificare transazioni di azioni, titoli e anche voti che con questo sistema non possono essere alterati.
Inoltre la catena dei blocchi è caratterizzata dal puntatore, ossia un collegamento con il blocco che lo precede e dal timestamp, il timbro che certifica l’orario e la data in cui è avvenuta una transazione.
I blocchi, sono concatenati l’uno all’altro e per modificarne uno, occorre che i proprietari degli altri blocchi, pari al 50%+1 siano consenzienti. Un’impresa quasi impossibile.
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La storia della blockchain
Accenniamo anche brevemente alla storia della Blockchain che nasce da un misterioso autore o autrice: Satoshi Nakamoto che nel 2008 pubblicò le specifiche tecniche e nel 2009 invece diede vita alla prima moneta Bitcoin. Ma di lui o di lei si sono perse le tracce nel 2010.
Di seguito diamo una una sintetica spiegazione di che cos’è la blockchain, come funziona e quali sono i principali ambiti applicativi.
Come anticipato, la catena e i blocchi a cui si fa riferimento sono i dati (raggruppati in blocchi crittografati) che si riferiscono alle transazioni.
Che cos’è la blockchain, una spiegazione semplice
La definizione di blockchain è ormai ben nota. Si tratta di un data base distribuito. Una sorta di registro (un vero e proprio database) delle transazioni dove i dati non sono memorizzati su un solo computer, ma su più macchine collegate tra loro via Internet.
Più nello specifico, si tratta di un database strutturato in blocchi (che contengono varie transazioni) collegati tra loro.
Il collegamento avviene attraverso un’applicazione dedicata che permette di interfacciarsi con la “catena”, fatto di blocchi di dati che memorizzano transazioni.
Tutte le transazioni sono affidate ai nodi che controllano e approvano. A questo punto, le transazioni si considerano immodificabili (a meno che le modifiche siano approvate da tutta la rete). Da qui il concetto di immutabilità.
Ma, per essere consolidato all’interno di un blocco, ogni dato, e successivamente ogni blocco prima di essere inserito nella “catena”, viene sottoposto a un processo di validazione.
Come funziona la blockchain
Prima di procedere dobbiamo prendere dimestichezza con due termini: nodi della blockchain e miner:
- Nodi della blockchain: sono i computer della rete che hanno scaricato la blockchain nella loro memoria. Chiunque può diventare un nodo, tramite l’apposito programma (Bitcoin Core per esempio per Blockchain Bitcoin).
- I miner sono coloro che effettuano il controllo delle transazioni. Usano computer molto potenti e un protocollo di validazione piuttosto complesso (spiegato più avanti). Il lavoro viene ripagato con un premio. Il termine ormai condiviso per questa operazione è “minare”, italianizzando il termine inglese to mine ossia estrarre.
Il protocollo di validazione (che definisce gli algoritmi validanti e chi può essere un miner) rappresenta dunque l’elemento vitale principale della blockchain.
È proprio da questo che dipendono sostanzialmente la velocità della catena e la sua sicurezza. Gli algoritmi che governano questo processo non solo validano che ogni nuova immissione risponda a determinati criteri, ma impediscono anche che possano essere manomessi i dati già presenti nella catena.
È dunque in questo ambito che si vedono le principali evoluzioni e che si differenziano, dal punto di vista tecnologico, le blockchain. È comunque importante sottolineare che non necessariamente un protocollo è migliore di un altro. L’utilizzo dell’uno o dell’altro dipende anche dal tipo di applicazione per la quale viene utilizzata la blockchain.
I protocolli di validazione della Blockchain
I principali protocolli di validazione sono:
- Proof of Work – È il protocollo di validazione primigenio, sul quale si è basata la prima blockchain, Bitcoin, e a tutt’oggi ancora il più diffuso. Ogni 10 minuti un nuovo blocco, contenente migliaia di transazioni, viene immesso nella blockchain. La criticità di questo meccanismo risiede nella velocità per minare un blocco perché è un protocollo che, al crescere della blockchain, richiede sempre maggiore potenza elaborativa nei computer dei miner. Il tempo di validazione di una transazione (10 minuti) è uno dei motivi dal quale derivano le maggiori criticità in termini di scalabilità della tecnologia.
- Proof of Stake – Nasce per far fronte al problema della scalabilità del precedente protocollo, semplificando il processo di mining. Il protocollo prevede inoltre che, aggiunto un nuovo blocco, si scelga automaticamente il creatore del blocco successivo. Per effettuare questa operazione di selezione vengono oggi utilizzati metodi diversi.
- Federated Byzantine Agreement (FBA) – Se quelli descritti sono i due protocolli principali, ne sono stati poi creati altri, in parte derivazione di questi, in parte con elementi totalmente nuovi. Tra i più interessanti segnaliamo Federated Byzantine Agreement (FBA), sviluppato da Stellar Development Foundation (e utilizzato dalla seconda metà del 2015 dalla blockchain Stellar) basato su unità di fiducia (quorum slices) decise dai singoli server che insieme stabiliscono il livello di consenso del sistema
La differenza tra blockchain pubbliche: unpermissioned o permissionless e private o permissioned
Infine ricordiamo che se la blockchain è nata come modalità pubblica per effettuare transazioni (si tratta delle cosiddette blockchain unpermissioned o permissionless alle quali chiunque può accedere), Blockchain 2.0 vede il diffondersi di questa tecnologia in ambiti diversi dalle criptovalute sempre più all’interno di ecosistemi più o meno chiusi, con la conseguente nascita di blockchain private (denominate permissioned perché richiedono, appunto, una specifica autorizzazione per accedervi). Le seconde sono spesso frutto della nascita di consorzi per specifiche filiere. Possiamo quindi dire che abbiamo:
- blockchain pubbliche: tutti vi possono accedere e operare transazioni al suo interno o partecipare al processo di validazione. Bitcoin ed Ethereum sono i più famosi esempi di blockchain pubbliche
- blockchain private: controllate da un’unica organizzazione che stabilisce chi può aderirvi, chi può operare transazioni al suo interno e partecipare al processo di consenso/validazione
- consorzi blockchain: si delega il processo di autorizzazione a un gruppo preselezionato (tra i principali consorzi c’è per esempio R3 che raggruppa le più grandi banche del mondo). La possibilità di aderire alla blockchain e di operare transazioni al suo interno può essere pubblica o limitata ai soli partecipanti. Questa tipologia di blockchain permissioned è particolarmente indicata per l’utilizzo nel mondo business.
3 tipologie di applicazioni blockchain, dai wallet bitcoin in poi
Oggi le applicazioni di questa tecnologia possono essere suddivise in tre macrocategorie in base allo stadio di sviluppo delle tecnologie utilizzate.
Blockchain 1.0
La categoria Blockchain 1.0 riguarda tutte le applicazioni di carattere finanziario per la gestione di criptovalute (indipendentemente dal protocollo di validazione utilizzato) a partire dalla storica (e che attualmente detiene ancora la leadership delle criptovalute) Bitcoin.
In pratica, i bitcoin sono file che possono essere salvati nel wallet digitale di ogni utente. Ogni indirizzo bitcoin presente nel wallet può essere associato a un numero variabile di bitcoin. E a ogni indirizzo (chiave pubblica), viene associata una firma digitale (chiave privata), per assicurarsi che solo il proprietario possa avviare una transazione a esso legata.
Blockchain 2.0
La categoria Blockchain 2.0 estende la blockchain a settori diversi dal finanziario grazie all’implementazione degli smart contract.
Blockchain 3.0
Il passo successivo sarà quello della Blockchain 3.0 con la diffusione delle Dapp (decentralized applications): un futuro in cui tutti noi utilizzeremo le tecnologie blockchain, probabilmente senza neanche rendercene conto, perché incapsulate nelle “cose” connesse tra loro, senza intervento umano, con applicazioni che si autocompileranno.
Ma per il momento questo futuro non sembra alle porte anche proprio per l’immaturità di protocolli e standard.
Blockchain verso il Web3
In occasione della presentazione dei risultati dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger 2022 è stato evidenziato che la blockchain sarà protagonista della next web revolution.
Con Web3 si intende, in sintesi, un Internet decentralizzato che abilita soluzioni di business indipendenti. Esse per lo più saranno basate su applicazioni decentralizzate o NFT. Con questi ultimi ci si riferisce a token unici per una proprietà privata digitale.
Nel 2021 l’Osservatorio ha censito 71 progetti Decentralized web.