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Cisco: l’intelligenza artificiale è il sale dell’Ict

Enrico Mercadante, Specialists Leader & Innovation della multinazionale, illustra i ritorni dell’AI applicata alle reti e alle comunicazioni, spingendo per un uso consapevole e mirato

Pubblicato il 09 Set 2019

Foto di Enrico Mercadante ai Digital360Awards

All’interno della corretta ricetta digitale, che le aziende dovrebbero seguire per adeguare i sistemi informativi alle necessità di business correnti, l’intelligenza artificiale ha la stessa funzione del sale: estremamente preziosa per potenziare e valorizzare le funzionalità tecnologiche, ma da utilizzare con sapienza e parsimonia, solo dove occorre veramente (come si suol dire, “il troppo stroppia”).

È questa la visione di Cisco sulle opportunità offerte dall’artificial intelligence, come racconta Enrico Mercadante, Specialists Leader & Innovation South Europe della multinazionale, durante i Digital360 Awards 2019.

L’azienda del futuro e le nuove architetture It

“L’impresa del futuro – afferma il manager – sarà semplice, aperta, programmabile, sicura e automatizzata. L’ecosistema organizzativo includerà tipicamente dipendenti, clienti, partner, stakeholder e dispositivi, ma lascerà spazio anche a tutta una cerchia di nuovi attori, ovvero talenti e start up, che contribuiranno all’innovazione aziendale per periodi più o meno lunghi. Si verrà a creare un circolo virtuoso di collaborazione e fiducia supportato alla base da un’infrastruttura digitale intuitiva e programmabile, caratterizzata dall’integrazione sicura dei dati e dall’interoperabilità delle applicazioni”.

Si tratta insomma di reinventare le architetture IT per servire la realtà digitale di prossima generazione, sfruttando le nuove tecnologie (dalla Software-Defined Wan all’Edge Computing fino ai Software-as-a-service), con l’obiettivo di connettere persone e device, gestire i dati in sicurezza ed estrarre informazioni utili al business.

L’intelligenza artificiale applicata alle reti

Il network diventa un bacino informativo importantissimo perché, come sottolinea Mercadante, permette di rilevare insights relativi al funzionamento degli asset IT (utili per garantire l’efficienza e l’uptime dei sistemi), alla sicurezza (garantendo massima visibilità sugli eventi della rete, inclusi eventuali attacchi) e al business (così da ottimizzare l’esperienza utente all’insegna della velocità e della continuità di servizio).

“L’intelligenza artificiale – dichiara Mercadante – permette di condurre le attività analitiche sui dati provenienti dalle reti, altrimenti impossibili da effettuare. Per esempio, consente di impostare un baselining [ovvero un approccio all’analisi delle performance di rete, ndr] dinamico, non basato su soglie predefinite, ma sulla conoscenza effettiva e aggiornata degli utilizzi e del traffico. Inoltre, interviene a supporto delle operazioni di trouble-shooting – individuando problematiche e relative cause, quindi suggerendo eventuali azioni da intraprendere -, e contribuisce in generale all’automazione e all’ottimizzazione del network”.

Gestire il network end-to-end: una questione complessa

L’artificial intelligence insomma permette di governare end-to-end la qualità del network, che è una questione estremamente complessa poiché riguarda diversi livelli tecnologici, dentro e fuori il dominio aziendale: dall’amministrazione delle reti wireless al controllo degli apparati di switching fino alla gestione delle reti Wlan e del data center.

Tutte le componenti dell’ecosistema di rete sono integrate tra loro, cosicché un’inefficienza che coinvolge direttamente un dominio si riversa a cascata sugli altri. Ad esempio, un fenomeno di flapping a livello di switching, all’interno della sede aziendale, può impattare l’esperienza dei lavoratori mobili che utilizzano il wireless network.

La criticità è dunque risalire alle cause primarie dei malfunzionamenti, in un ambiente stratificato e interconnesso che si estende dalle reti alle applicazioni. Mercadante cita il caso di un campus universitario che da un paio di giorni sperimentava anomalie su applicazioni social e cloud; un’analisi dei sistemi Ict attraverso i diversi layer (Link, Internet, Transport, Application) ha permesso di isolare la radice del problema: un attacco DDoS che rallentava la rete.

Esempi di AI per l’efficienza applicativa e la cyber-security

Mercadante sottolinea la necessità di un monitoraggio cross-layer e riporta altri casi a dimostrazione delle potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata al network management.

Grazie all’utilizzo congiunto delle soluzioni di AppDynamics (acquisita da Cisco nel 2017), che permettono il controllo delle performance applicative, e agli strumenti per la gestione del network sviluppati dalla multinazionale di San José, è possibile attuare un intelligent provisioning dei servizi. Ponendo il caso di un sito di shopping online, i software AppDynamics identificano eventuali anomalie delle applicazioni, quindi in sinergia con i tool Cisco permettono di correlare le inefficienze alle cause infrastrutturali e al funzionamento delle reti. Si può così scoprire che, per esempio, un errore nella finalizzazione di un acquisto è imputabile a un’insufficienza di rete. Vengono quindi determinate le possibili soluzioni e gli apparati di Cisco distribuiscono in automatico nuove policy per adattare dinamicamente la larghezza di banda alle richieste. Viene quindi ancora verificata l’efficienza applicativa in un loop teso al miglioramento continuo delle prestazioni.

L’intelligenza artificiale applicata all’analisi delle reti offre vantaggi interessanti anche nel campo della cyber-security. Gli algoritmi di machine learning permettono un baselining personalizzato e dinamico del network cosicché, mappando e aggiornando accuratamente i normali trend di utilizzo delle reti, diventa molto più immediato rilevare eventuali scostamenti e agire tempestivamente in caso di attacchi in corso (soprattutto se si tratta di minacce zero-day che sfuggono ai controlli degli anti-virus).

La Cognitive Collaboration per comunicazioni efficaci

Tra le applicazioni di frontiera, Cisco sta sperimentando l’intelligenza artificiale anche nel campo delle soluzioni Ucc: ha infatti recentemente arricchito la suite di comunicazione Webex con funzionalità di Cognitive Collaboration. Sotto questa sigla rientrano applicazioni per il riconoscimento facciale dei partecipanti alle riunioni, nonché la possibilità di visualizzare un profilo completo delle persone grazie alle informazioni pubbliche raccolte dai social media e dai database aziendali (previa autorizzazione). Come evidenzia Mercadante, i meeting virtuali diventano un’esperienza ancora più efficace rispetto agli incontri di persona proprio grazie alla disponibilità delle informazioni.

“Le opportunità offerte dall’artificial intelligence – conclude Mercadante – sono molteplici e interessanti: si può aggiungere sale all’IT in tantissime applicazioni e contesti. Tuttavia per avere garanzie di ritorno non bisogna prescindere da un utilizzo consapevole e competente, rivolgendosi ad esperti del settore con un profondo know-how di dominio e di settore”.

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