Sas: la Bi non è più quella di una volta

Per poter guidare il processo di innovazione anche la "intelligence" deve rinnovarsi, acquisendo una dimensione trasversale a tutte le attività aziendali e compenetrando i processi e le applicazioni che le governano. Da Sas e dal suo Cfo una visione sulle soluzioni analitiche per l’impresa che anticipa i cambiamenti

Pubblicato il 19 Feb 2009

p16-lanzani

MILANO – “Il futuro non è più quello di una volta”. Lo ha detto Arthur C. Clarke, il grande scrittore di fantascienza scomparso lo scorso maggio. La battuta sintetizza felicemente l’incertezza che coglie chi deve in qualche modo pianificare il domani in una situazione dove, in ogni campo, avvengono cambiamenti della cui portata si ha la percezione ma dei quali è difficile prevedere l’esito.
Non a caso è stata scelta da Walter Lanzani, direttore marketing di Sas per aprire il Sas Forum Italia 2008, dato che le soluzioni della società servono proprio ad analizzare lo stato delle cose e a prevederne gli sviluppi.
E in un mondo dove, come recitava lo slogan dell’evento, occorre “innovare per anticipare il cambiamento”, qualsiasi strumento che aiuti a capire dove e come intervenire per innovare processi e attività acquista una grande importanza. Lo dimostra lo sviluppo del mercato delle soluzioni di business intelligence/performance management, superiore alla media del settore software, e il fatto che in poco più di un anno ci sia stata una corsa all’acquisto delle software house specializzate in BI/Bpm da parte dei grandi nomi dell’It (tanto che Sas, che era e rimane il primo vendor del settore, è oggi anche praticamente il solo rimasto indipendente).
Anche uno studio di Tom Davenport, noto esperto in tema di gestione e comprensione delle informazioni, le cui conclusioni sono state citate da Sas, parla di una crescente attenzione da parte dei manager di tutto il mondo nei confronti dell’analytical performance management, che in molti casi diventa parte del processo decisionale e operativo dell’impresa, in modo da conoscere i fattori che fanno la differenza in termini di profitto e sfruttarli a proprio favore.

Una soluzione per lo sviluppo sostenibile
Tra i fattori di cambiamento ai quali oggi è soggetta l’impresa e la sua attività e che vanno, come si è detto, anticipati, Sas si è focalizzata su uno che investe problematiche diverse e i cui effetti sono quindi particolarmente complessi da valutare: la responsabilità sociale dell’impresa. Per capire i termini del discorso vorremmo chiarire che essere, come si dice, ‘green’ non è né una moda né un lusso: è una necessità. Primo: perché le leggi e norme internazionali in tema di salvaguardia ambientale saranno sempre più strette e sempre meno eludibili. Secondo: perché è provato che un’immagine d’impresa ‘green’ piuttosto che ‘black’ si riflette prima o poi anche sul business e sui profitti, e il peso dell’opinione pubblica e organizzata, anche se priva di potere coercitivo è qualcosa di cui si deve cominciare a tener conto. Ma soprattutto, terzo punto, essere ‘verdi’ può costare qualcosa ma poi ci si guadagna. Si risparmia energia (una voce pesante anche nell’It) e il riordino dei processi interni in funzione della trasparenza delle operazioni porta ad una maggiore efficienza. Bisogna però sapere dove e come intervenire, e non è facile.
Su queste considerazioni è stata realizzata Sas Sustainability Management, una soluzione specifica che indirizza le varie problematiche della sostenibilità e che segue le linee guida della Global Reporting Initiative (Gri), lo standard di fatto per redarre i bilanci di sostenibilità. Tramite opportuni indicatori lo strumento traccia una ‘mappa’ della situazione e identifica le situazioni di rischio per l’impresa nei confronti dell’ambiente fisico e sociale in cui opera. Tecniche analitiche e predittive permettono di valutare l’impatto degli interventi correttivi sui processi aziendali e quindi di scegliere quelli che consentono di ottenere gli obiettivi prefissati al minor costo. Operativamente Sas Sustainability Management si presenta come un portale Web che raccoglie e organizza secondo le direttive Gri le analisi e le proiezioni di sostenibilità e mostra al Cfo, al Risk manager e ai responsabili di Marketing, Comunicazione e Risorse Umane lo stato delle iniziative in atto.

Analytics, opportunità per il Cio e per l’impresa

Sul fronte dello sviluppo tecnologico delle soluzioni Sas, il Forum 2008 ha potuto vantare l’intervento di Keith Collins (nella foto) , Chief Tecnology Officer e senior Vp of Development della società. Tracciati gli stadi di sviluppo che dalla Bi ‘classica’ hanno portato (attraverso i passi del controllo della qualità dei dati, degli strumenti di feedback e dell’analisi Real Time) all’analisi integrata al Business activity monitoring, Collins è passato alle tendenze di sviluppo in atto, ribadendo che l’obiettivo generale è “trasformare i dati analitici in dati operativi” attraverso l’integrazione con le applicazioni di Erp, Crm, Pdm, Scm e quant’altro riguarda i processi di business.
Stante il ruolo dell’e-mail e delle applicazioni di collaborazione e comunicazione nei processi di business, nasce quindi il problema dell’analisi dei dati non strutturati. Su questo fronte Sas sta sviluppando, anche attraverso l’acquisizione di Teragram, un motore di analisi del linguaggio dotato di elaborazione semantica, in grado cioè di individuare ed estrarre i significati dei testi. Sul fronte invece delle prestazioni e delle analisi in ambienti distribuiti, l’esperienza di Teradata nel Massive parallel processing permette, oltre a quanto ottenibile dalle analisi incorporate nel Data warehouse, di elaborare soluzioni per ambienti di grid computing e di “guardare al cloud computing come prossima frontiera delle analisi distribuite”.
Al termine dell’intervento abbiamo intervistato Keith Collins chiedendogli la sua visione sulle prospettive offerte dall’inserimento delle soluzioni analitiche nelle applicazioni e nei processi aziendali in modo da intervenire sulle attività di business. In altre parole, come vede il passaggio della Bi da un ruolo di supporto alle decisioni ad uno di supporto alle attività. “Una delle grandi opportunità che oggi si presentano ai Cio – risponde Collins – sta nel dover cominciare a focalizzare i problemi del business. Si tratta di fare un passo avanti dalla gestione delle transazioni per chiedersi come prevedere meglio la domanda, come limitare la perdita di clienti, ottimizzare la supply chain, e così via. A tal fine, quello che è importante per il ‘nuovo’ Cio non è tanto conoscere esattamente come il business funziona, quanto capire come rispondere alle sue istanze”.
Ma, chiediamo, in che modo possono i sistemi analitici aiutare ad identificare questi bisogni? “Si tratta d’imparare a concepire ed usare le analisi come uno strumento di competitività. Gli uomini dell’It sono diventati esperti su Java, Sql e tante altre tecnologie; ora devono acquisire competenze sulle analisi. Finora, questo tipo di educazione è partito da gente del business. Sono loro che, per dire, hanno in genere portato le soluzioni Sas in azienda. Occorre che l’It acquisti la stessa cultura e comportamento. Non a caso, in molte realtà avanzate i Cio provengono dalle linee del business. E alcuni di questi Cio diventano poi Ceo anche grazie ad essere stati in una posizione dove si ha la più ampia visione possibile dei flussi e dei processi di business. Per fare un esempio, le società finanziarie devono da una parte far diminuire il rischio e dall’altra far crescere il credito ai clienti. Il Cio gestisce sia i processi del risk management sia quelli del credit management; è quindi nella posizione migliore per cogliere, attraverso l’analisi di entrambi i processi, i due aspetti del problema e quindi gestire rischi e crediti nel modo migliore”.
Questo impiego delle analisi ci porta sul terreno del Business process management. Chiediamo quindi se Sas intenda espandere la propria offerta verso il Bpm. “Per il momento – è la risposta – non intendiamo sviluppare un motore Bpm ‘stand alone’. Crediamo sia meglio offrire soluzioni d’analisi ‘best-in-class’ e la capacità di integrarle negli strumenti di process management di cui sia dotata l’impresa. Ma può darsi che in futuro si cambi idea”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati