Digital twin e virtual twin, o gemelli digitali e gemelli virtuali, sono entrambi concetti ascrivibili all’ambito disciplinare del software di simulazione. Soprattutto i gemelli virtuali sono oggi in grado di beneficiare dell’arricchimento dell’esperienza utente reso possibile dallo spatial computing.
Questa tecnologia fonde in tempo reale la visione del mondo fisico circostante con informazioni digitali e rappresentazioni virtuali, creando ambienti di realtà mista (MR – mixed reality) particolarmente immersivi e interattivi, che combinano i migliori benefici della realtà virtuale (VR) e della realtà aumentata (AR).
L’unico equipaggiamento richiesto, nemmeno tanto scomodo, è la necessità d’indossare uno spatial computer come Vision Pro, il dispositivo di Apple. Ed è ciò che Dassault Systèmes, società fornitrice di software di progettazione 3D, PLM (product lifecycle management), DMU (digital mock-up) e gemelli virtuali, ha voluto far sperimentare ai partecipanti di un incontro stampa a Milano, per dimostrare concretamente le nuove potenzialità tecnologiche sfruttabili nelle moderne attività di ideazione e realizzazione di prodotti e servizi innovativi.
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Gemelli virtuali, in cosa sono diversi dai digital twin
Dassault Systèmes introduce il concetto di gemello virtuale, e lo pone al centro della propria strategia tecnologica, come evoluzione del gemello digitale, rispetto al quale, spiega, è molto più potente. Mentre infatti il gemello digitale è un modello software che rispecchia fedelmente e in tempo reale lo stato, il comportamento, le condizioni operative di un oggetto fisico, di un prodotto, di un processo, o di un sistema esistente, il gemello virtuale va oltre, includendo la simulazione di tutti gli aspetti del mondo reale che contribuiscono al ciclo di vita completo di quel prodotto. Quindi l’ideazione, la produzione, l’utilizzo, il suo impatto sull’ambiente. Il virtual twin consente di simulare e collaudare virtualmente i materiali, i processi produttivi, le interazioni umane coinvolti nella realizzazione del prodotto, prima ancora che questo esista fisicamente.
Universi 3D potenziati dalla AI generativa
L’esempio più evoluto di virtual twin, l’ultima frontiera nel software di simulazione, si ritrova in quelli che Dassault chiama gli “universi 3D” (3D UNIV+RSES), già annunciati a febbraio 2025, e ampiamente illustrati al recente 3DExperience World di Houston. Si tratta della settima generazione di rappresentazioni del mondo create dall’azienda, in un lungo percorso d’innovazione, partito nel 1981 con la progettazione 3D.
Per dare un’idea di cosa siano gli universi 3D e cosa permettano di fare, Chiara Bogo, EuroMed strategy & marketing senior director di Dassault Systèmes, fa un esempio nell’industria automobilistica. «Immaginate il virtual twin dell’auto, che aiuta i progettisti a ideare un nuovo veicolo, valutando come le differenti soluzioni implementabili andranno a impattare le sue performance. Ma pensate anche ai virtual twin delle infrastrutture, come una strada o un ponte percorsi dall’auto, che simulano le relative sollecitazioni. Ci sono poi i virtual twin di coloro che dovranno manutenere le infrastrutture, i virtual twin della fabbrica e delle linee di produzione e assemblaggio dell’auto; e il virtual twin della catena logistica, fino al gemello virtuale che, presso il concessionario dell’auto, permette all’acquirente di scegliere la configurazione del veicolo che andrà ad acquistare, con gli allestimenti preferiti in base ai personali gusti ed esigenze».

Il “virtual companion” per fornire suggerimenti e facilitare il training
La simulazione però prosegue in altri ambiti, chiarisce Bogo. «Esiste anche il “virtual companion”, il virtual twin pensato per agire come assistente con cui il tecnico umano potrà dialogare, quando dovrà fare la manutenzione dell’auto o intervenire in caso di guasti. Ma anche un virtual companion che darà suggerimenti e servirà per organizzare l’addestramento dei giovani tecnici, dando la possibilità alle figure più esperte, magari nella fase finale della loro carriera, di trasferire conoscenze e competenze alle nuove leve, e di svolgere attività di training e pratica nel mondo virtuale».
Questi molteplici virtual twin interconnessi tra loro possono formare, nei diversi domini industriali (manifatturiero, sanità, infrastrutture urbane, ecc.), universi 3D che fondono funzionalità di simulazione, modellazione e dati del mondo reale con un’altra fondamentale dimensione, costituita dai contenuti generati dall’intelligenza artificiale e dalla AI generativa. La conoscenza, il know-how, l’esperienza, sono l’elemento chiave, che pone i virtual twin al centro della cosiddetta economia generativa, conclude Bogo.
Gli universi 3D sono basati sulla piattaforma 3DExperience di Dassault, e ora possono beneficiare della potenza di rappresentazione fornita dallo spatial computing, dopo l’accordo di collaborazione siglato dalla società con Apple, e l’annuncio da parte di Dassault dell’applicazione “3DLive” per Apple Vision Pro.
Dal PLM alla gestione del ciclo di vita della proprietà intellettuale
La generative economy, precisa Umberto Arcangeli, amministratore delegato di Dassault Systèmes Italia, rappresenta il culmine di evoluzione di un’economia inizialmente basata sulla produzione ottimizzata di prodotti e servizi minimizzando l’uso delle risorse, e successivamente improntata su un modello di “experience economy”, che al centro di tutto ha messo l’esperienza di utilizzo.
«L’economia generativa è invece un nuovo paradigma che nasce dalla convergenza tra economia dell’esperienza ed economia circolare, e dalla necessità di creare modalità di produzione più sostenibili. Pensiamo ad esempio all’uso di materiali di origine biologica al posto di materiali di derivazione industriale. Come si ottengono questi risultati? Creando un “virtual universe” che consenta di eseguire simulazioni di scenari alternativi in un’ottica what-if, in modo da prendere decisioni consapevoli e informate prima di agire» spiega Arcangeli. E aggiunge: «Nell’ambito dell’economia generativa vogliamo collegare materiali, progettazione, industrializzazione, produzione, catena di fornitura, catena di distribuzione, e simulare anche l’operatività e il fine vita del prodotto».

L’AD di Dassault si sofferma poi su due dei problemi cruciali delle aziende, anche in Italia, cioè garantire il ricambio generazionale della forza lavoro ed evitare la dispersione del patrimonio di anni di conoscenze su diversi sistemi, o la perdita della proprietà intellettuale (IP) ogni volta che dipendenti esperti lasciano l’organizzazione, per dimissioni o pensionamento. Questi problemi vengono affrontati attraverso la “generative virtual twin experience”, la tecnologia in grado di memorizzare, codificare e centralizzare, ad esempio, non solo dati di produzione, ma anche, modifiche progettuali, problemi risolti, decisioni prese, parametri di simulazione usati dai più esperti. Tutta questa IP può poi essere messa a disposizione delle attività di training del personale, in maniera sicura attraverso i virtual companion.
Dassault compie quindi la transizione, dalla gestione del ciclo di vita del prodotto (PLM), alla gestione del ciclo di vita dell’IP (IPLM). All’inizio degli anni 2000 l’azienda ha introdotto sul mercato il concetto di product lifecycle management, ricorda l’AD, «ma oggi cambiamo paradigma e parliamo di intellectual property lifecycle management. E ci poniamo l’obiettivo di diventare l’azienda leader sul mercato per la generazione e la gestione della proprietà intellettuale. Siamo convinti che questo sia, da un lato, il modo per rendere le aziende più competitive e, dall’altro, la via per elevare la competenza e la professionalità delle persone che lavorano per le aziende».













