La Formula 1 è sempre stata una sfida fatta di velocità, aerodinamica e strategia. Ma dietro tutto questo c’è una dimensione più silenziosa che pesa quanto un decimo sul giro: la qualità dei processi interni.
In questo spazio, spesso invisibile al pubblico, Mercedes-AMG Petronas ha compiuto un salto avanti portando la realtà aumentata nel cuore del reparto test e sviluppo attraverso la collaborazione, oramai consolidata, con TeamViewer.
“Ogni cosa che facciamo deve essere assolutamente precisa. Non possiamo permetterci errori, soprattutto nella fase in cui prendono forma i componenti che andranno in macchina”, racconta Steve Riley, Head of IT Operations and Service Management, figura chiave dell’infrastruttura digitale di Mercedes AMG Petronas.
E per capire quanto la tecnologia sia diventata centrale nelle competizioni sportive, basta guardare la vita quotidiana del team. Riley parla da Doha, a pochi giorni dall’esordio della tripla trasferta Las Vegas–Qatar–Abu Dhabi: “La logistica è estrema. Dobbiamo garantire la stessa qualità di servizio IT che offriamo in fabbrica, ovunque nel mondo. E per farlo ci serve una tecnologia che non ci tradisca mai”.
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Dentro il reparto test e sviluppo
Il reparto test e sviluppo di Brackley è uno degli ambienti più riservati dell’intera fabbrica Mercedes: qui vengono svolti i test di sicurezza e affidabilità della maggior parte dei componenti destinati alla monoposto prima di essere approvati per la pista.
Ed è qui che la realtà aumentata ha trovato terreno fertile con l’adozione delle soluzioni Frontline di TeamViewer, basate su tecnologia cosiddetta spatial.
Riley ne parla in questi termini: “Ora possiamo prendere un tablet e vedere in tempo reale la proiezione in 3D delle attrezzature e dove dobbiamo assemblare i vari elementi”.
Gli ingegneri possono proiettare i modelli CAD direttamente nello spazio fisico, visualizzare in tempo reale l’esatta posizione e orientamento di ogni componente, e seguire le guide digitali per gli assemblaggi.
Prima, questi processi richiedevano continui confronti tra modelli digitali e parti fisiche, un flusso fisico avanti e indietro che poteva generare inefficienze oltre che errori.
Assemblaggi e componenti critici: l’AR elimina l’incertezza
Molti componenti della Mercedes F1 sono costituiti da decine di parti che devono essere montate seguendo una sequenza precisa e tolleranze minime. In questi casi, la realtà aumentata diventa una guida preziosa. Ma il punto su cui il team ha investito più attenzione, fin dall’inizio, è stato verificare la fedeltà assoluta delle indicazioni acquisite.
Riley spiega: “Uno degli aspetti a cui tenevamo molto era verificare quanto accuratamente i componenti potessero combinarsi per formare gli assemblaggi. Come per qualsiasi nuova soluzione, abbiamo calibrato e dedicato tempo per assicurarci che tutto fosse corretto. Una volta fatto, il team è stato molto soddisfatto della fedeltà delle guide e delle animazioni fornite dalla piattaforma”.
Il risultato è un reparto che può procedere più rapidamente. E questo ha conseguenze dirette sulla capacità di innovare: “Considerando che testiamo centinaia di componenti e assemblaggi, ridurre anche solo pochi minuti, libera tempo per altri test”, aggiunge.
Omologazioni FIA: precisione sotto pressione
Tra gli esempi più significativi citati da Riley c’è il processo di omologazione, una fase obbligatoria per i componenti critici che devono rispettare specifiche FIA rigorose.
Riley definisce queste attività “super time-critical e incredibilmente complesse”, perché richiedono precisione assoluta nell’assemblaggio. La realtà aumentata riduce il rischio di imperfezioni e velocizza il processo, un vantaggio fondamentale soprattutto nei periodi in cui il team testa già componenti per la stagione successiva come chiarisce lui stesso: “All’interno della stagione abbiamo una finestra ristretta per rilasciare centinaia di nuovi pezzi. La realtà aumentata ci dà un vantaggio concreto”.
Un team che lavora ovunque tra partnership e cultura organizzativa
Riley ha spiegato uno dei modelli operativi più particolari della Formula 1: la divisione tra il gruppo in pista e quello che resta a Brackley.
Il garage ospita sei ingegneri, sostenuti da trenta colleghi nella Race Support Room, in collegamento costante con la pista. È in questa logica che tecnologie come TeamViewer Tensor sono strategiche per un accesso remoto sicuro a dati, macchinari e sistemi interni. La comunicazione è bidirezionale: quando il reparto test lavora su un banco prova o durante i test pre-stagionali, ingegneri in sedi diverse possono intervenire in tempo reale.
Ma il successo non deriva solo dalla tecnologia, ma dal modello collaborativo e dalla cultura interna. “È facile vederci come un’azienda tecnologica, ma in realtà siamo un’azienda fatta di persone. Valorizziamo la nostra cultura, i nostri valori e la nostra mentalità tanto quanto le competenze tecniche” spiega Riley.
Poi continua sottolineando che chi visita Brackley nota subito questo approccio: “Ogni reparto è connesso e attento alla qualità dei dati. La tecnologia è uno strumento, ma il vero vantaggio competitivo è come la utilizziamo insieme”.
Mentre la stagione si chiude, il lavoro non rallenta: “Questo è un periodo molto intenso. Presto inizieranno i test pre-stagionali, compresi quelli sugli pneumatici” conclude.
Guardando al futuro
Il successo ottenuto con l’uso della realtà aumentata nel reparto test ha acceso l’interesse di altri dipartimenti. Riley lo conferma: “Vedo enorme potenziale nella nostra divisione produttiva. Qualunque attività in cui una persona deve seguire una guida digitale mentre lavora fisicamente potrebbe beneficiarne, dai setup delle macchine all’assemblaggio dei cambi”.
Interrogato, poi, su quale tecnologia potrebbe incidere maggiormente sulle operazioni di garage nella prossima stagione, Riley non ha dubbi: “Analisi e gestione dati. Spostare e analizzare i dati più efficacemente sarà un’area di sviluppo enorme nei prossimi anni per tutti i team di Formula 1”.
E proprio sul tema dell’adozione tecnologica il manager è categorico, Mercedes non introduce strumenti solo perché innovativi o alla moda: “Abbiamo standard altissimi. Se una soluzione non porta un vantaggio misurabile, non la adottiamo. Sono questi standard che fanno vincere i campionati”.












