Il “low cost computing” di Microsoft

Sarà pure esploso partendo dal mondo consumer (per Microsoft dai giochi e dell’entertainment), ma il modello cloud con servizi accessibili a basso costo sta coinvolgendo sempre più aziende, e non solo quelle piccole. Fabio Fregi (nella foto), direttore della Divisione Enterprise & Partner Group di Microsoft, spiega perché l’azienda crede nel modello e come si è organizzata per offrire risposte al mondo enterprise

Pubblicato il 02 Gen 2012

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“Sul cloud abbiamo scommesso il futuro della nostra azienda”. Non usa mezzi termini Fabio Fregi, direttore della Divisione Enterprise & Partner Group di Microsoft, per descrivere il passo con cui la multinazionale si sta spingendo verso il cloud. “E lo abbiamo fatto con l’approccio tipico di Microsoft che è creare e guidare l’innovazione e non subirla”, precisa Fregi. E non vuole certo essere il tipico messaggio marketing il suo, dato che entra subito nel dettaglio parlando di desktop cloud: “Una scelta che per la nostra società ha significato mettere totalmente in discussione il business tradizionale sul quale si è costruito il nome e la credibilità di Microsoft stessa”.
“Abbiamo deciso di scommettere sul passaggio dal desktop gestito localmente al modello di servizio offerto dal cloud – spiega Fregi – perché, per primi, crediamo nella portata dell’attuale trasformazione tecnologica; avendo scelto di indirizzare ingenti investimenti in questa direzione (primo fra tutti la costruzione di tre data center di nuova generazione dislocati nelle tre principali aree geografiche: America, Europa, Asia), il messaggio che vogliamo trasmettere è di un’azienda che ha saputo rinnovarsi e prepararsi adeguatamente per dare al mercato un’offerta in linea con le richieste”.
Richieste che, sia dal mondo privato sia da quello enterprise, vanno in una direzione comune: flessibilità dei servizi e accesso a costi contenuti. “Partendo da questa consapevolezza, i data center che abbiamo sviluppato sono stati progettati nell’ottica della standardizzazione per una rapida scalabilità e l’uso efficiente delle risorse; questo per consentirci di sviluppare quelle economie di scala che ci consentono di raggiungere il mercato con servizi a prezzi concorrenziali”, descrive Fregi.
E parla di “low cost computing” il manager per identificare, a grandi linee, il trend attuale: “Sicuramente una esigenza partita dal mondo consumer, ma oggi diventata sempre più sentita anche a livello aziendale”.
Il servizio cloud pubblico di Microsoft è cresciuto enormemente in quest’ultimo anno e, pur non potendo specificare il dettaglio numerico, Fregi parla di oltre 100 mila utenti paganti, solo in Italia.
“Microsoft attualmente ha due tipi di offerte per il cloud: quella di Office Automation (con il portale aziendale, il Crm, la real-time collaboration, la suite di produttività aziendale, ossia Office, e i servizi di desktop management) e la piattaforma applicativa Azure (che consente di avere sistema operativo e piattaforma applicativa in un ambiente virtualizzato) – sottolinea Fregi -. La risposta dal mercato viene un po’ da tutte le industry e da aziende di classe dimensionale differente, anche se a muoversi più velocemente sono state le aziende medio piccole, soprattutto con la richiesta di Office”.
Non mancano però le richieste da parte anche di realtà più grandi e, soprattutto, da parte della Pubblica Amministrazione. Fregi ha un passato, sempre in Microsoft, di direttore della Divisione Pa, “area nella quale il problema costi è sentito fortemente e che potrebbe trarre significativi risparmi facendo oculate scelte cloud”, dice il manager che nella parola “oculate” fa rientrare tutta la serie di servizi consulenziali che Microsoft propone per supportare le aziende nel passaggio al nuovo modello di fruizione dell’It, “soprattutto per la costruzione di cloud private”, evidenzia Fregi. A testimonianza del fatto che il cloud funziona, è stabile e sicuro, Fregi chiude sottolineando: “La nostra nuova sede di Milano è tutta gestita in modalità cloud; in sede sono rimasti solo pochissimi server e tutti i servizi sono erogati dal data center di Dublino (ridondato ad Amsterdam). Se non fossimo certi della qualità del servizio, non avremmo certo compiuto questo passaggio”.

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