HP lascia i Pc e punta tutto sul cloud, anche con l’acquisizione di Autonomy

Pubblicato il 09 Set 2011

Le indiscrezioni trapelavano già da qualche mese, ma in questo caldo agosto il mercato Ict è stato teatro di notizie “roventi”. A partire dalla decisione di Hp di abbandonare il mondo dei Pc, dopo una lunga serie di successi ottenuti dagli anni ’60 ad oggi. Hp impiegherà dai 12 ai 18 mesi per valutare le opzioni strategiche per l’unità Pc ma la decisione è presa. Già ci sono i primi tentativi di analisi da parte di società come Ovum e Idc, secondo le quali a contendersi la divisione Pc, una divisone che vale circa 12 miliardi di dollari, di Hp potrebbero essere Samsung e Lenovo. L’abbandono del settore Pc rispecchia, di fatto, la strategia dell’amministratore delegato Leo Apotheker, che aveva annunciato già da diverso tempo di voler portare la società verso la specializzazione nel mercato del software e dei servizi, in particolare, quelli in remoto basati sul cloud computing.
Ed è proprio in questa direzione che va l’acquisizione di Autonomy, una software house specializzata in soluzioni software e infrastrutturali per utenza enterprise, che conta circa 25.000 clienti, 2.700 dipendenti in tutto il mondo, e soprattutto ha sviluppato la piattaforma Idol (Intelligent Data Operating Layer), per l’analisti statistica, applicazioni mission critical di classe enterprise e la gestione dei processi aziendali. Basato su Idol è Autonomy Records Manager disponibile sia on premise sia nel cloud. Le aziende possono mantenere un deployment ibrido che include una combinazione di informazioni cloud e on-premise, assegnando i dati a ciascun ambiente in base alle policy e alle strategie aziendali. Questo offre grandi benefici alle organizzazioni che vogliono passare al cloud a piccole passi come, per esempio, nel caso in cui un’azienda preferisca gestire la posta elettronica di oltre sei mesi nel cloud mantenendo nuove tipologie di applicazioni, come SharePoint on-premise.
L’acquisizione costerà ad Hp ben 10 miliardi di dollari ma è la mossa che sta portando la multinazionale a concorrere con Oracle ma, soprattutto, con Ibm nell’ambito dei servizi cloud.

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