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TEHA: Italia fanalino di coda nell’innovazione, ma con un potenziale ancora inespresso



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Il Bel Paese scivola al 30° posto nel TEHA Global Innosystem Index 2025: pesa il ritardo in istruzione, R&D e capitale umano. Il piano di rilancio in 8 punti

Pubblicato il 16 mag 2025



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Il nuovo TEHA-Global Innosystem Index 2025 fotografa una situazione critica per l’Italia sul fronte dell’innovazione: il Paese si colloca al 30° posto su 47 nazioni avanzate, in discesa di due posizioni rispetto al 2022, e distante sia dalle principali economie europee sia da paesi in forte accelerazione come la Spagna. A guidare la classifica sono Israele, Singapore e Regno Unito.

Il ritardo italiano è attribuibile a una combinazione di fattori strutturali: una spesa insufficiente in istruzione (33°), una bassa percentuale di laureati (34°) e una carenza cronica di sviluppatori software (41°), con 51,8 sviluppatori ogni 1.000 abitanti.

Peggiorano anche i parametri legati al capitale umano (36°) e alla spesa complessiva in R&D (26°), mentre va meglio sul fronte dell’attrattività per talenti e investimenti (20°) e, in particolare, per efficacia dell’ecosistema innovativo, dove l’Italia si posiziona al 7° posto, grazie alla qualità della ricerca scientifica e alla performance dell’export.

“Senza ricerca non c’è innovazione e non c’è futuro. Ormai è provato che le nazioni che investono di più in ricerca e sviluppo sono quelle che crescono di più, rispetto ai loro competitor. Il nostro Paese sconta una storica arretratezza sul fronte degli investimenti in istruzione e ricerca”, ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti and TEHA Group. “Tuttavia, ci sono ambiti di eccellenza su cui possiamo e dobbiamo puntare. La nostra ricerca scientifica è tra le più produttive a livello globale, siamo uno dei mercati che più esporta nel mondo e siamo anche la terza nazione al mondo per capacità computazionale.”

Scenari futuri e proposte operative: un piano in 8 punti

Lo studio TEHA propone uno scenario di rilancio che, se supportato da adeguate politiche industriali e investimenti strutturali, potrebbe proiettare l’Italia fino al 18° posto entro il 2040, generando una crescita complessiva del PIL del +20,6%. In particolare, servirebbero:

  • Un incremento del 36% nella spesa per l’istruzione (fino a 132,2 miliardi di dollari, pari al 5,75% del PIL);
  • Un aumento del 144% nella spesa in R&D, fino a 74,3 miliardi di dollari;
  • Il raddoppio dei programmatori e una crescita di 47 volte nel valore degli unicorni italiani;
  • Un rafforzamento nella capacità di attrarre investimenti diretti esteri e studenti internazionali.

Per raggiungere questi obiettivi, TEHA propone un piano in otto punti. Tra le priorità: introdurre il coding nelle scuole come competenza di base, istituire una strategia nazionale per le STEM, attrarre talenti globali ad alta specializzazione, semplificare le autorizzazioni per la ricerca sperimentale e rafforzare il trasferimento tecnologico. Particolare attenzione è dedicata alla creazione di condizioni stabili e attrattive per gli investimenti in R&D e alla semplificazione burocratica per startup e innovazione d’impresa.

Il Regional Innosystem Index

Il Regional Innosystem Index, che valuta 242 regioni europee, evidenzia una geografia dell’innovazione italiana ancora polarizzata. La Lombardia è la regione più avanzata, al 16° posto, seguita da Lazio (34°), Emilia-Romagna (51°), Veneto (73°), Toscana (75°) e Piemonte (96°). In coda la Calabria, al 228° posto.

Lo scenario che emerge pone interrogativi strategici per i CIO italiani: dalla valorizzazione del capitale umano all’adozione di politiche aziendali per l’attrazione dei talenti, dalla necessità di colmare il gap digitale alla ricerca di sinergie con le università e i centri di ricerca.

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