Sicurezza: come costruire una solida organizzazione

La sicurezza non è solo una scelta tecnologica. È un asset del business che richiede la massima attenzione su strategie, processi, ruoli e responsabilità.
Negli ultimi anni, le organizzazioni dedicate alla sicurezza sono state alle prese con la crescente complessità delle minacce e il loro ruolo nelle aziende ha assunto maggior visibilità. Allo stesso tempo però, sono cresciute anche le aspettative da parte del business, e ciò ha talvolta creato un disallineamento tra quello che le organizzazioni di sicurezza realmente possono compiere e ciò che, invece, il business percepisce; aspettandosi, in genere, che si possa fare di più.

Pubblicato il 09 Lug 2010

secjournhome90

I senior executive e i board aziendali stanno mostrando sempre maggior interesse agli aspetti di sicurezza e al loro impatto sull’organizzazione di business. A confermarlo, i dati di un’indagine condotta da Forrester su 2.199 It security decision makers di aziende, di varie dimensioni, del Nord America e dell’Europa, dai quali emerge che quasi il 50% dei Ciso (Chief Information Security Officer) riporta direttamente al top management (C-Level) e il 27% a un solo livello sotto la direzione aziendale.

Figura 1 – Security's Increasing Visibility
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Questo dimostra quanto il business abbia ben compreso il valore della sicurezza; tale visibilità è un tassello fondamentale per cambiare la cultura della sicurezza in azienda e far comprendere che “ognuno è responsabile” all’interno dell’impresa.
I dipartimenti di sicurezza in azienda stanno assumendo ruoli e responsabilità sempre più elevati in aree come l’application security, la business continuity e il risk management e si vanno sempre più delineando due differenti tipi di organizzazioni (che non significa però avere dipartimenti differenti): da un lato, troviamo quelle che Forrester chiama “strategy-focused security and risk organization”, più orientate all’allineamento con le priorità e le esigenze del business; dall’altro, ci sono le cosiddette “operations-focused security organization”, focalizzate sugli aspetti di sicurezza legati all’efficienza ed efficacia operativa del day-by-day.

Figura 2 – Security's Increasing Set o Responsability
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In ogni caso, le security organization oggi devono essere agili, flessibili e altamente performanti, in grado di indirizzare adeguatamente una moltitudine di necessità simultaneamente. E questo è possibile, secondo Forrester, solo attraverso la “costruzione” di una organizzazione dove siano ben disegnati processi, ruoli, responsabilità, tecnologie e strumenti.

Strategy-focused security and risk organization: azioni proattive nella gestione dei rischi
Le organizzazioni focalizzate sugli aspetti strategici della sicurezza, osserva Forrester, sono quelle che operano a stretto contatto con il business per definire obiettivi e priorità. Questo tipo di organizzazioni, solitamente, si occupa di “education&communication” attraverso una strategia di Grc, Governance, Risk and Compliance, impostazione e gestione di metriche e sistemi di misurazione, reporting e controllo. Ma ciò su cui si devono maggiormente concentrare, sottolineano gli analisti Forrester Khalid Kark e Rachel A. Dines, è la proattività, cercando di anticipare possibili minacce, nonché i bisogni del business.
Il ruolo di simili organizzazioni è certamente “business value” ma Forrester evidenzia come spesso all’interno delle aziende non ci sia una così netta distinzione tra organizzazioni “strategy-focused” e “operations-focused” e come sia difficile governare azioni proattive quando la maggior parte del tempo e delle risorse devono essere “spesi” nelle attività quotidiane. E questo è il motivo principale per cui sono ormai molte le organizzazioni di sicurezza che hanno deciso di spostare le security operations all’interno dei dipartimenti It.

Figura 3 – Something's Gotta Live: Operationalize Security
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Operations-focused security organization: esperienza tattica ed efficienza operativa
Le organizzazioni più concentrate sugli aspetti operativi, solitamente, hanno un rapporto meno diretto con il business e riportano all’It o ne fanno parte. Il loro focus primario è il deployment, la gestione e il monitoraggio di tool e tecnologie di sicurezza negli ambienti It con conseguente attenzione all’efficienza dei costi e all’integrazione con i sistemi It esistenti. I team che si occupano di questi aspetti, dunque, sono quelli che coprono le aree della gestione delle minacce e delle vulnerabilità, della sicurezza delle applicazioni, oltre ad aspetti di security configuration e compliance.
I Ciso, in questo tipo di organizzazioni, possiedono un forte background tecnologico e le persone che risiedono all’interno del team sono generalmente molto esperte in campi specifici (esperienza su alcune problematiche o conoscenza approfondita di determinate tecnologie, ecc.).

Sempre più verso la strategia, senza dimenticare le operations
Dato che la sicurezza va assumendo un ruolo sempre più strategico e di valore per il business, laddove non si riesce a impostare un dipartimento IT secondo un modello organizzativo realmente “business oriented” perché fagocitati dalle attività operative, si ricorre spesso all’outsourcing per liberare risorse e iniziare a impostare la cosiddetta “strategy-focused security and risk organization”.
Attenzione però, avverte Forrester, perché questa potrebbe essere la giusta ricetta per creare un disastro laddove l’ambiente di sicurezza non fosse ben strutturato e i processi ben definiti. L’outsourcer, evidenziano gli analisti di Forrester, non può essere colui che “mette in ordine” l’organizzazione e soprattutto rappresenta una sorta di “intervallo” all’interno dei processi (aggiungendo ulteriore complessità, e rischio, se questi non risultano essere ben strutturati e gestiti).
Per poter fare scelte di questo tipo è fondamentale che si conosca a fondo l’ambiente operativo e che vi sia un’adeguata maturità a livello di processo e controllo. E, ad ogni modo, trasferire le responsabilità del day-by-day non esula dal tenere in considerazione questi aspetti fondamentali:
“chiudere” in una torre d’avorio le security operations è sbagliato: anche in una organizzazione strategy-focused è importante non togliere l’attenzione sulle operations, anche se queste non devono sovrastare le azioni più business oriented. È bene seguire una metodologia all’interno della quale individuare le aree dove aspetti strategici e operativi si incontrano, tenendo presente che, di solito, le organizzazioni di sicurezza più strategiche non spendono oltre il 25% di tempo e risorse in ambiti operativi;
misurare e analizzare: anche in una organizzazione dove le security operations vengano trasferite al dipartimento It o ad un outsourcer, si dovrà continuare a misurare e analizzare tutte le informazioni derivanti da infrastrutture e architetture. Questo è fondamentale per essere sicuri che i processi siano ben aderenti e allineati (ogni cambiamento a livello strategico si ripercuote sulle operations, e viceversa). Fare attenzione quindi agli aspetti di misurazione e analisi delle operations è importante ai fini di poter godere di quella visibilità necessaria, a livello più strategico, per poter prendere decisioni e gestire azioni proattive;
ricalibrare se necessario: le turbolenze economiche degli ultimi anni hanno costretto a diversi tagli di budget con conseguenti spostamenti di ruoli e persone. In alcune organizzazioni di sicurezza, non è raro vedere cambi repentini con passaggi da organizzazioni operations-focused a strategy-focused a seconda delle necessità e delle risorse (persone e denaro) disponibili. L’importante, sottolinea Forrester, è riuscire a mantenere una visione d’insieme che permetta di “ricalibrare” la strategia. E per aiutare le security organization ad avere una certa visibilità sullo stato in cui si trovano, Forrester ha ideato un grafico all’interno del quale viene identificato il progresso dei ruoli e delle responsabilità della sicurezza in relazione alle aspettative del business per valutare quindi come ricalibrarle.

Figura 4 – The Security and Risk Continuum
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Il modello di Forrester
Costruire una organizzazione di sicurezza con mission più strategica che operativa non è comunque cosa semplice. Forrester ha ipotizzato un modello di riferimento che include quattro differenti livelli di responsabilità:
1) security oversight: con competenze in ambito Enterprise Grc (Governance, Risk and Compliance); tale livello include responsabilità di program management; relazioni dirette con il business; sviluppo e governo di metriche, misurazioni e controlli; marketing dell’information security (per l’educazione e la comunicazione di policy e strategie).
2) It risk: team e persone con ruoli e responsabilità in ambiti come policy e compliance; controllo e gestione della sicurezza nei rapporti con le terze parti; gestione delle minacce e delle vulnerabilità; assessment di rischi e processi.
3) security engineering: area con competenze specifiche in ambito architetturale e sistemistico (soprattutto per il controllo delle policy e delle regole, affinché anche i sistemi siano aderenti alle linee guida strategiche); sicurezza delle applicazioni; implementazione e integrazione di sistemi e soluzioni.
4) security operations: persone con ruoli e responsabilità di gestione della sicurezza delle infrastrutture, controllo e management dei device, security event and information management, security incident management.

Figura 5 – The Scope of Responsabilities in Security Organization
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Per una organizzazione strategica servono nuove figure
Da sottolineare, in particolare, nel modello prospettato da Forrester, il ruolo chiave di alcune figure emergenti: business liaison; third-party security coordinator; security engineer.
1) Business liaison: è una figura che sta a metà tra la business unit e il team di sicurezza ed è colui che deve controllare e garantire che le aspettative del business trovino corrispondenza nella azioni strategiche delle organizzazioni di sicurezza.
2) Third-party security coordinator: è una figura che sta assumendo sempre più importanza perché è colei che indirizza assessment piuttosto che scelte di provisioning che possono andare dall’outsourcing al cloud computing. È dunque una persona che conosce bene il mercato dell’offerta, oltre ad avere una chiara visione della propria azienda e delle sue necessità e priorità. All’interno delle organizzazioni di sicurezza, è la figura che permette di adottare determinate scelte (anche in termini di apertura dei sistemi aziendali a terze parti o collaboratori esterni e di accesso alle informazioni) in totale sicurezza per l’azienda.
3) Security engineer: è colui che ha le maggiori competenze tecniche perché sviluppa, implementa ed integra soluzioni tecnologiche. Assume un ruolo chiave perché le sue responsabilità sono indirizzate e focalizzate sulle soluzioni di sicurezza che, in una visione strategica, devono aderire alle linee guida del business ed essere funzionali ad esse.

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