WORKSHOP 5 – L’impatto dell’evoluzione esponenziale della tecnologia sull’occupazione, sugli skill, sullo Smart Working e più in generale sul modello socio-economico nazionale

La definizione di Smart Working, emersa nel contesto del workshop cui hanno partecipato i rappresentanti di aziende del calibro di Telecom Italia, Eni e Aci informatica, riguarda una nuova filosofia manageriale che non ha nulla a che fare con altri concetti quali telelavoro, contratti atipici o welfare aziendale

Pubblicato il 06 Set 2016

9982 Moderatori

Temi più rilevanti affrontati durante il dibattito

Uno dei primissimi sforzi di questo gruppo di lavoro si è concentrato sulla comprensione di cosa realmente debba intendersi per Smart Working. Queste le conclusioni raggiunte:

I moderatori, da sinistra:

Giuseppe Civale, Responsabile Operations Support, Telecom Italia,
Elvira Fabrizio, SVP Ict Strategy and Governance, Eni
e Mauro Minenna, Direttore Generale, ACI Informatica

1) Cosa NON È Smart Working:

  • una serie di nuovi lavori atipici per i giovani;
  • una nuova parola per indicare il telelavoro;
  • una forma di welfare aziendale;
  • far lavorare da casa le persone una volta alla settimana.

2) Cosa È Smart Working:

  • una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti di utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.


Punti di forza e di debolezza

Compreso quale debba essere il dominio entro il quale si può concretamente snodare un reale modello di Smart Working, il gruppo di lavoro ha identificato punti di forza e opportunità nonché i possibili vincoli ad una diffusione di questo nuovo modello organizzativo:

1) Opportunità:

  • disponibilità e maturità degli strumenti digitali e tecnologici;
  • potenza di un modello win-win in grado di conciliare le esigenze aziendali con quelle personali dei lavoratori;
  • sostenibilità (è uno dei modelli della nuova sharing economy);

2) Vincoli:

  • necessità di digitalizzazione dei processi;
  • adeguamento delle regole (policy);
  • necessità di un cambiamento culturale;
  • mancanza di abilità specifiche;
  • perdita di alcune dinamiche relazionali.

Le proposte concrete di attuazione

L’opportunità concreta di vedere nel futuro più vicino nuovi scenari organizzativi anche in un mercato apparentemente ‘rigido’ come quello del lavoro, fortemente regolamentato nel nostro paese, ha spinto i Cio e i vendor Ict riuniti in questo gruppo ad analizzare anche alcuni degli ‘aspetti collaterali’ fondamentali per l’attuazione di questi nuovi modelli di lavoro. Se il supporto economico per il lavoro a casa (postazione di lavoro), la flessibilità (orario, spazio…) e, più in generale, la definizione di un sistema di incentivi rappresentano alcune delle primarie spinte realizzative dello Smart Working, la necessità di sviluppare competenze digitali, l’abilità nel time management, il senso di responsabilità e la definizione di obiettivi misurabili rappresentano senz’altro alcuni dei primari interventi necessari, oltre al vincolo, in Italia, di modellare nuove partnership con Sindacati e Legislazione. Partendo quindi da queste considerazioni, questi gli interventi che dovrebbero trovare spazio nel breve-medio periodo:

  • sperimentare cantieri di innovazione per specifiche tecnologie/processi;
  • valutare con l’occhio dell’IT Corporate strumenti e processi da adottare (sicurezza, architettura, ecc.)
  • formazione specifica per gli smart workers (gestione degli strumenti, del lavoro in remoto…).

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