Utenze private o aziendali che impiegano i prompt delle intelligenze artificiali, spesso digitano costrutti sintattici che possono contenere informazioni sensibili di varia natura. Anche richieste fatte a cuor leggero, magari solo per avere assistenza nello scrivere una e-mail per un cliente, potrebbero contenere dettagli di proprietà intellettuali che non si desiderano rendere pubblici. Per non parlare di richieste più complesse in campo medico, legale o scientifico. In mano a un modello di apprendimento, qualsiasi informazione potrebbe causare conseguenze ben più profonde della semplice profilazione operata dai motori di ricerca a fini di marketing. Perciò, è importante che l’acquisizione, la persistenza e la diffusione di queste informazioni siano disciplinate in modo da salvaguardare la privacy dell’utilizzatore.
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Intelligenza artificiale e privacy: ci pensa la blockchain
Gli utenti dei servizi di intelligenza artificiale immettono informazioni relative alla propria persona o al proprio business, che in certi casi possono essere anche sensibili. Il problema del rispetto della privacy di queste informazioni è sempre più pressante, e ci sono diversi approcci per la tutela del nostro anonimato.
Giornalista

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