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AI nelle Operations, oltre la corsa alla tecnologia: il valore nasce dal bisogno reale



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«La necessità di rallentare per comprendere». Bisogna riportare l’intelligenza artificiale nella sua dimensione più concreta: quella dei bisogni reali, dei processi e delle persone. Senza dimenticare la cybersecurity. L’analisi di Bonfiglioli Consulting

Pubblicato il 24 dic 2025



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La trasformazione delle Operations attraverso l’Intelligenza Artificiale non è un processo che si misura in trimestri o in budget, ma in comprensione e maturazione. È il messaggio centrale che emerge dall’intervento di Michele Bonfiglioli, Amministratore Delegato di Bonfiglioli Consulting, durante l’AI Operations Forum 2025 tenuto agli IBM Studios di Milano. Il suo approccio è pragmatico e fondato sull’esperienza: evitare la corsa all’adozione dell’AI per moda o pressione di mercato e ripartire invece da un principio semplice ma fondamentale: ogni progetto deve nascere da un bisogno reale.

Dalla frenesia tecnologica alla concretezza del bisogno

Bonfiglioli ha descritto il clima attuale come un momento di entusiasmo diffuso e spesso confuso verso l’Intelligenza Artificiale. Le aziende si trovano, secondo il manager, «bombardate dalla necessità di capire, di fare, di vedere», come se non aderire all’onda tecnologica significasse restare indietro. Ma il rischio è che la spinta a “dover fare” prevalga sulla capacità di domandarsi perché e dove l’AI possa realmente creare valore.

«La scelta di adottare l’AI deve partire da un’esigenza concreta. Solo così l’implementazione può reggere alla prova del tempo e superare le prime difficoltà operative» spiega Bonfiglioli.

Il CEO di Bonfiglioli Consulting ha evidenziato come il ruolo della consulenza – e in particolare di quella legata alle Operations – debba essere quello di creare percorsi tra necessità aziendali e potenzialità tecnologiche, non di assecondare mode o pressioni di mercato. È in questo equilibrio che si misura la vera leadership nella trasformazione digitale.

Tre fattori di ecosistema fertile per l’AI nelle Operations

Nel suo intervento, Bonfiglioli ha analizzato le condizioni che hanno reso oggi particolarmente favorevole l’adozione dell’AI. Tre fattori convergenti – capacità computazionale, archiviazione dei dati e connessione continua – hanno creato quello che il manager ha definito «un humus fertile» per l’innovazione.

La capacità di calcolo quasi illimitata, resa accessibile anche a livello industriale, consente oggi alle aziende di affrontare modelli predittivi e simulazioni complesse prima impensabili. A questo si aggiunge la possibilità di immagazzinare dati in maniera pressoché infinita, grazie a infrastrutture cloud e data center sempre più efficienti, e infine la connessione continua, che lega macchinari, persone e sistemi in un flusso di informazioni costante.

Questi tre elementi, secondo Bonfiglioli, hanno fatto emergere «tecnologie che erano dormienti» e oggi permettono di colmare la distanza tra ciò che è tecnicamente possibile e ciò che serve davvero alle imprese manifatturiere per evolvere. Tuttavia, la disponibilità tecnologica non basta: è necessario un tempo di maturazione culturale e organizzativa che consenta di tradurre la potenza dei dati in valore reale.

L’elogio di rallentare

Nel corso del suo intervento, Bonfiglioli ha sottolineato un aspetto spesso trascurato nella corsa all’AI: la necessità di rallentare per comprendere. «Ci vuole del tempo per capire, e non c’è tutta questa ansia e fretta di fare le cose», ha dichiarato, ricordando un aneddoto personale del 2008, quando negli Stati Uniti partecipò a un workshop sulle potenzialità di Facebook nel mondo del business.

All’epoca, racconta, «non avevamo capito nulla». Quell’esperienza, maturata ben diciassette anni fa, dimostra quanto le tecnologie richiedano tempo per essere comprese e integrate in modo consapevole nei processi aziendali. L’AI non fa eccezione: la fretta di implementare può compromettere la qualità dell’adozione, mentre il tempo dedicato alla comprensione diventa un investimento strategico.

In questa prospettiva, l’AI nelle Operations non è solo un tema tecnico ma un percorso di apprendimento collettivo che coinvolge manager, tecnici e consulenti nella costruzione di una nuova cultura industriale.

Processi, persone e sicurezza: oltre il software

Uno dei punti più forti del discorso di Bonfiglioli riguarda la natura multidimensionale dei progetti di AI. «Non sono progetti tecnologici solamente», ha precisato, «ma devono avere una vista ampia». L’AI, nelle sue parole, non può essere ridotta a una questione di software o di automazione: deve inserirsi in un sistema di processi e competenze che funzioni in modo coerente.

Il manager ha richiamato l’attenzione su un tema spesso trascurato nei progetti di trasformazione digitale: la cybersecurity. «Quando facciamo dei progetti, non si parla mai di cybersecurity. In realtà è un tema molto rilevante», ha osservato, evidenziando la necessità di integrare la sicurezza informatica fin dalle prime fasi dei progetti di AI.

Oltre alla tecnologia, è necessario aggiornare i processi e formare le persone. «Processi deboli danno risultati deboli», ha ribadito, sottolineando come il successo di un’iniziativa di AI nelle Operations dipenda dalla capacità di motivare i team e sviluppare nuove competenze. Il cambiamento tecnologico, se non accompagnato da una crescita umana e organizzativa, rischia di generare resistenze e inefficienze.

Innovare per restare competitivi

Nel finale del suo intervento, Bonfiglioli ha richiamato un principio che riguarda da vicino la manifattura italiana: l’innovazione come necessità vitale. «Noi italiani, che facciamo manifattura, siamo condannati a innovare», ha detto, spiegando che la complessità dei prodotti e la personalizzazione richiesta dai clienti rendono indispensabile una spinta continua al miglioramento.

Per il CEO di Bonfiglioli Consulting, la competitività del sistema industriale italiano si fonda non solo sulla tecnologia ma sulla capacità di interpretarla in modo creativo e pragmatico. L’innovazione, in questo senso, non è soltanto quella dei brevetti, ma anche quella “de facto sul campo”, fatta di adattamenti, sperimentazioni e risposte concrete alle richieste del mercato.

L’AI nelle Operations rappresenta quindi una straordinaria occasione per amplificare questa attitudine, ma – ha sottolineato – ogni innovazione richiede di essere gestita, supportata e spiegata. Il cambiamento tecnologico va accompagnato da politiche di formazione e comunicazione che ne favoriscano l’accettazione e riducano le paure legate all’impatto sul lavoro.

La semplicità come metodo di trasformazione

L’intervento di Bonfiglioli si è concluso con una riflessione che sintetizza la filosofia alla base della trasformazione aziendale guidata dall’AI: nella semplicità c’è sostanza. Un approccio chiaro e orientato al bisogno concreto permette alle imprese di mantenere coerenza tra obiettivi, tecnologie e persone.

«Se farete quello che avete sempre fatto, bene che vada otterrete quello che avete sempre ottenuto», ha affermato, invitando le imprese a non temere il cambiamento ma a gestirlo con lucidità. È una prospettiva che si discosta dai toni enfatici con cui spesso si parla di intelligenza artificiale, riportandola invece nella sua dimensione più concreta: quella della trasformazione continua e consapevole delle Operations, dove l’innovazione tecnologica diventa leva di evoluzione solo se radicata in bisogni reali, processi solidi e cultura condivisa.

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