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Cloud e AI: come l’IT diventa partner strategico per navigare l’incertezza



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Tra instabilità e trasformazioni continue, l’IT è chiamata a un nuovo ruolo per gestire la “permacrisi”. E i CIO si trovano a dover conciliare innovazione con normative sempre più stringenti. Corso (Polimi): «Più c’è incertezza, più occorre investire in innovazione»

Aggiornato il 7 ott 2025



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La trasformazione digitale delle imprese non è più soltanto un processo di innovazione tecnologica, ma una questione di sopravvivenza e adattabilità in un contesto economico sempre più instabile. È questa la prospettiva delineata da Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, durante il convegno Il Cloud tra AI e sovranità: strategie e politiche industriali per un nuovo ecosistema digitale.
Secondo Corso, le imprese devono imparare a muoversi in uno scenario dominato da quella che definisce una «permacrisi», un susseguirsi continuo di eventi economici, geopolitici e tecnologici che rendono difficile qualsiasi pianificazione di lungo periodo. In questo contesto, cloud e AI emergono come strumenti essenziali per costruire organizzazioni più resilienti e capaci di reagire al cambiamento.

L’incertezza come nuova costante del business

L’idea di un mercato stabile e prevedibile appartiene ormai al passato. Le imprese, spiega Corso, non affrontano più solo la tradizionale competizione accelerata dalla trasformazione digitale, ma si trovano immerse in un ciclo ininterrotto di crisi che «frantuma le certezze» e costringe a rivedere modelli organizzativi e infrastrutturali.
L’intervento richiama anche il tema della deglobalizzazione, o più precisamente della “riglobalizzazione”: un processo in cui il mondo non si chiude, ma si riconfigura. «Non è più il Cloud il mare calmo in cui si ottimizzano le filiere», osserva Corso, «ma un mare agitato in cui servono adattabilità e resilienza».
È in questa turbolenza che l’IT è chiamato a evolversi da funzione tecnica a partner strategico, in grado di guidare l’innovazione e non soltanto di seguirla.

Dal supporto tecnico al ruolo di partner strategico

Nel nuovo equilibrio tra tecnologia e business, i CIO si trovano a dover conciliare due esigenze spesso divergenti: da una parte spingere sull’innovazione, dall’altra rispondere a richieste di sicurezza e conformità normativa sempre più stringenti. Corso evidenzia come questo doppio vincolo rischi di generare una spirale difensiva, in cui le priorità di compliance soffocano la capacità di pensare strategicamente.
Eppure, sottolinea, l’incertezza non deve frenare l’innovazione, ma accelerarla. È proprio nei momenti di instabilità che investire in nuove tecnologie diventa essenziale per mantenere competitività. Il cloud e AI, in particolare, si confermano leve fondamentali per garantire continuità operativa, flessibilità e rapidità di reazione. «Più c’è incertezza, più occorre investire in innovazione», afferma Corso, ricordando che anche settori tradizionalmente lontani dal digitale stanno aumentando i propri investimenti in soluzioni di intelligenza artificiale.

Cloud e AI come strumenti di resilienza

A livello internazionale, i dati confermano questa tendenza. Secondo un’analisi citata da Corso, IBM ha osservato che le imprese sue clienti, di fronte alle turbolenze economiche, hanno raddoppiato gli sforzi sull’Intelligenza Artificiale. Anche Volkswagen, per reagire alla crisi industriale del settore automotive, ha lanciato un piano da 1,2 miliardi di dollari in AI, puntando su automazione e analisi predittiva.
Questi esempi mostrano come cloud e AI siano sempre più considerati strumenti per fronteggiare l’incertezza, ridurre i costi e costruire modelli di business più sostenibili. L’innovazione, in questo scenario, non è più un esercizio di sperimentazione ma una risposta concreta alla complessità.

Le imprese italiane tra visione e reattività

Quando si osservano le imprese italiane, però, emerge un quadro meno dinamico. Dall’analisi dell’Osservatorio, riferisce Corso, oltre otto aziende su dieci adottano un approccio reattivo alla pianificazione IT: la strategia tecnologica segue, o addirittura insegue, le richieste del business, invece di anticiparle.
Questo approccio produce ritardi nell’implementazione delle tecnologie emergenti e una costante percezione di inadeguatezza. «L’IT è sempre troppo lento, sempre incapace di rispondere per tempo alle esigenze che il business porta», afferma Corso, descrivendo una situazione di frustrazione reciproca tra i due mondi.
Le aziende più evolute, le cosiddette trend setter, stanno tentando di superare questo divario. Creano comitati congiunti, pianificano strategie integrate e promuovono percorsi formativi per far crescere nei manager digitali competenze di comunicazione e visione strategica. Solo così il dialogo tra tecnologia e business può diventare paritario e costruttivo.

La frenata degli investimenti AI nel 2024

Un altro elemento chiave emerso dalla ricerca riguarda l’andamento degli investimenti in intelligenza artificiale. Corso osserva che nel 2024 si è registrato «un arretramento» dovuto alla priorità assegnata a sicurezza informatica e conformità normativa.
Molte aziende hanno infatti dovuto «farsi dettare l’agenda dalla compliance», concentrando risorse su temi come la cybersecurity e l’adeguamento ai nuovi standard europei. Tuttavia, il quadro potrebbe cambiare nel 2025: «Nei prossimi 12 mesi – affermano le imprese intervistate – contiamo di rimettere la testa sull’integrazione dell’AI nei processi di business».
Corso accoglie questa dichiarazione con cautela, sottolineando che l’entrata in vigore dell’AI Act e l’esigenza di garantire tracciabilità dei dati e trasparenza dei modelli rischiano di assorbire ancora molta dell’attenzione dei dipartimenti IT, rallentando i progetti più ambiziosi di trasformazione digitale.

Le scelte Cloud nell’era dell’AI aziendale

Il tema della compliance si riflette anche nelle decisioni infrastrutturali. I dati presentati da Corso mostrano che solo il 30% delle aziende sviluppa la propria strategia AI sul Public Cloud, mentre il 28% adotta modelli ibridi, mantenendo dati e applicazioni in Private Cloud con accessi selettivi al pubblico. Un ulteriore 22% preferisce soluzioni completamente private, affidandosi a operatori gestiti o a infrastrutture interne.
Questa prudenza, motivata dal bisogno di sicurezza e dal desiderio di preservare il vantaggio competitivo, contrasta però con l’assenza di regole chiare sull’utilizzo dell’AI generativa. Corso segnala che il 44% delle imprese non dispone ancora di policy specifiche per regolare l’uso di strumenti come ChatGPT o Copilot, mentre solo una piccola minoranza ne vieta l’adozione. «È una soluzione pilatesca – commenta – che non risolve il problema di fondo, ovvero la mancanza di una governance coerente del fenomeno».

Verso una nuova agenda digitale

Guardando ai prossimi mesi, Corso individua una sfida prioritaria: evitare che la pressione normativa e la gestione del rischio diventino un ostacolo alla capacità dell’IT di guardare avanti. Il 2025, spiega, sarà un anno in cui le aziende dovranno «rialzare la testa» e tornare a sviluppare strategie fondate su visione e adattabilità.
Il compito dell’IT non è solo quello di adeguarsi, ma di proporre direzioni di sviluppo capaci di generare valore per il business. Come sottolinea Corso, «serve una strategia che non sia puramente reattiva, che non aspetti il problema o si faccia dettare l’agenda dalla cloud compliance, ma che riesca a prevenire e ispirare opportunità strategiche».
Oltre ad essere tecnologie abilitanti, quindi, Cloud e AI possono rivelarsi anche strumenti per costruire imprese in grado di navigare la complessità e trasformare l’incertezza in un’occasione di evoluzione organizzativa.

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